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Retrospettive

POTREBBE ANDARE PEGGIO: POTREMMO DIMENTICARE GLI ANAL CUNT

Nel 1985 Tipper Gore e il suo Parents Music Resource Center andarono a rompere i coglioni a tutta una serie di artisti ritenuti pornografici, violenti, drogati, insomma, pericolosi per le fragili menti dei figlioletti d’America. O forse il problema erano i genitori e i parenti tutti? Sì, di certo le menti traviate dal perbenismo che spingeva sottoterra le proprie vere pulsioni, a specchiare il proprio schifo negli occhi dei figli erano proprio quelle degli azzimati american parents. Non che i figlioletti avessero qualcosa in contrario nel trasgredire le regole ferree costituite tra le pareti famigliari andando a comprarsi gli album di Prince, dei Twisted Sisters e della crescente ondata hip hop, tra gangsta e sogni di gloria. Ad ogni buon conto Frank Zappa li fece a pezzi di fronte al Senato, con la sua calma serafica e proverbiale intelligenza, qualità proprie solo a certi signori che oggi non esistono più. Intanto i famigerati adesivi recanti l’altrettanto famigerato “Parental Advisory” facevano la loro comparsa. Quello che doveva essere uno stigma è invece ben presto diventato non solo una medaglia al valore, ma anche una questione di stile. 

Tre anni dopo nascevano gli Anal Cunt. Punto, fine dei giochi, addio Tipper, addio buonsenso, addio barattoli delle parolacce ma, soprattutto, fanculo la censura. Li colpì, questo è ovvio, per tutti erano gli AxCx, ma come per l’adesivo di cui sopra, essi ne fecero tesoro. Voi ci tagliate le parole? Noi inseriamo un ano ed una vagina nel logo, e te ne puoi accorgere solo se osservi da vicino. Per farlo devi comprare l’album. Chissà se le “brave madri americane” erano consce dell’esistenza dell’alter-ego di quel gran schifoso di Seth Putnam. GG Allin era ancora vivo (per poco) ma già il suo spirito si stava reincarnando, uscito dal suo sfintere molti anni prima, forse durante un concerto dei suoi. Gli anni ’80 e ’90 furono, tra le altre cose, quelli che consacrarono l’arte degli stand-up comedian più feroci, uno su tutti Bill Hicks, che non avevano nessun timore che dall’alto calasse la scure dei censori, perché il pubblico, quello obliquo al mainstream e a cui non fregava assolutamente nulla che uno dei suoi beniamini prendesse di mira chiunque e in malo modo, che parlasse di sesso e droga come se nulla fosse, con il piglio del dissacratore. 

La paura era la benzina gettata sul fuoco che si alzava dai colletti bianchi, perché erano loro a mettersi di traverso, non la controcultura. Oggi, invece, è proprio tutto l’opposto. Per questo motivo ho scelto un determinato titolo per questo articolo, perché oggi gli Anal Cunt non potrebbero esistere, e non a causa della moglie di Al Gore, no, o di qualche genitore spaventato (anche se qualcuno di loro ha tentato di far cancellare una serie innocua come “Lucifer”, rea di aver reso simpatico il demonio in persona, pff). A causa di tutto quel pubblico che fino a dieci anni sbraitava contro la censura. Oggi è censore. Delatore. Fastidioso. Falso.

Ma torniamo al protagonista di questa storia: Putnam era uno stand-up comedian grind, e a lui non fregava di niente e nessuno. Era intelligente, il suo umore più nero del pozzo delle acque reflue più lercio del mondo e la sua condotta di vita era molto vicina a quella di Hicks e Allin. Se però i Napalm Death scelsero di protestare con fermezza e attitudine, quella che smosse l’animo di un’intera schiera di hardcorer, mentre altre band (che so, i Carcass, i Cannibal Corpse) prendevano la via della truculenza “seriosa” per sollazzo di potenziale-serial killer frustrati, beh, Seth no. Seth voleva solo far rigurgitare la cena ai genitori che per caso avessero scoperto il figlioletto un po’ troppo capellone ad ascoltare questo schizoide nativo del Massachussets, mezzo inglese e mezzo irlandese, cattivo come nessuno mai, intento ad insultare qualsiasi categoria esistente sul pianeta Terra. Oppure no? Vai a capire. Il gioco di Seth era esattamente questo: portare tutti a domandarsi se fosse serio con le sue sparate sessiste, razziste, antisemite, feroci e insensatamente veementi, in una parola: gratuite. Ma, d’altro canto, a chi cazzo frega? Ai perbenisti, certo, ma raramente essi capiscono quando si può scherzare su qualcosa senza crederlo veramente, senza prendersi sul serio. 

Erano seri gli Slayer quando scrissero Angel Of Death? Ma nemmeno un po’, e anche lo fossero stati, il risultato sarebbe stato quello di essersi resi ridicoli. Era per far cacare sotto i genitori e far arrapare i giovani brufolosi. In fin dei conti gli AxCx andarono anche in tour proprio coi Napalm Death. Li avrebbero voluti se fossero stati seri fino in fondo (anche se non vi nascondo che avrei voluto vedere le facce dei fan di Greenway e soci sorbirsi mezz’ora di insulti a chiunque fosse invece difeso dai loro beniamini)? Se ci pensate è lo stesso meccanismo che scattava con Allin, e ancora oggi non sapremo mai da che parte stesse. O meglio, lo sappiamo: da nessuna. Determinate figure erano nell’oltremondo, iperuranio del disgusto, nel genio delle deiezioni trovarono la propria (s)fortuna. Non senza una certa ritrosia ci ritroviamo ad amarle.

Così fu Putnam, la chiave di lettura che lo rese celebre nelle catacombe della “musica”. Erano uno scherzo i suoi testi, erano uno scherzo le grafiche, erano uno scherzo i titoli delle canzoni e persino la musica era un cazzo di scherzo, tutto era uno scherzo. Tranne per itl fatto che non lo era. Seth era seriamente fuori dagli schemi ed era un uomo difficile da trattare e in difficoltà e per capirlo basta vedere le interviste a chi lo conobbe, ad esempio Scott Hull e Tim Morse

La droga fu solo un riflesso poiché l’elemento tossico era lui. Aggressivo e folle, intelligente e affilato, mostruoso. Insensibile. L’insensibilità è un disturbo, e lui era chiaro ne soffrisse, in molti dissero che era un vero “pezzo di merda”, e forse lo era davvero. Altri si vergognavano di lui, data la sua propensione allo schifo e alla Tourette ad libitum, senza alcun tipo di freno inibitorio. E così la maschera – mai veramente indossata – è andata a fondersi con il suo vero Io. Seth è lo stesso che in un’intervista si schermisce dalla “accusa” di essere ebreo, in maniera tanto ridicola quanto fastidiosa da sembrare costruita a tavolino (“Hey intervistatore, come facciamo girare il cazzo ai tuoi lettori? Ho un’idea!”), e in un’altra (avvenuta dopo l’overdose) che invece lo vede discernere con sensatezza il lavoro della sua band, sull’eccessivo utilizzo della parola “anarchia”, sul do it yourself sulle etichette discografiche e l’importanza di promuovere in autonomia i propri prodotti, che incalzato sull’abuso della parola “gay” spiega che nello Stato da cui proviene non ha nessuna accezione sessuale, semplicemente i bifolchi del posto con “gay” intendono uno stupido, non un omosessuale. E lo stesso Seth non usa lo sproloquio, parole con la F o altre amenità di sorta, dice proprio così: omosessuale. Come se usare quella parola per quello scopo fosse una scusante e non un’aggravante. 

In un’intervista ad Hellbound raccontò di un suo amico realmente omosessuale (e di fede ebraica) con cui partecipò ad un Gay Pride, chiudendo con la frase “…In tanti leggono i miei testi e pensano di sapere tutto di me”. Cortocircuito totale. Certo, per uno con la sua nomea (con all’attivo una foto di sesso orale + pera di eroina) non è scontato e dice molto sulla persona scevra dalle sovrastrutture mostruose autocostruite e dalla leggenda degli Anal Cunt.

Sì, perché gli Anal Cunt sono una vera e propria leggenda. Fanno schifo, ma solo come fanno schifo i geni. Quelli incompresi, o capiti fin troppo bene, e quel che sappiamo e abbiamo scoperto di loro fa spavento, ed è giusto che sia la paura a spingere chiunque ad allontanarsi in piena luce da Seth e dalla sua emanazione mortificante, fatta di titoli più che di testi, di anti-contenuti più che di musica, ma anche quella c’è e spesso è la cosa migliore che si possa trovare. Liberi da ogni vincolo, liberi di far cagare e di essere geniali, di trattare tutti da schifo, in primis la propria fanbase, con un Putnam conscio di quanto facesse ribrezzo, di aver tirato su il peggio della melma, tra nazi e scarti della società (spesso le due cose vanno di pari passo), che si ritrova ad insultare senza mezzi termini. Un pifferaio di Hamelin che raccoglie una schiera di fetidi ratti e li manda al macero della Storia. Missione compiuta, Seth. Uno come te, in un mondo di pulizia ipocrita manca, perché solo uno stronzo di disumana misura come eri tu potrebbe smascherare una società a cui importa solo di cos’è sui social. Troppo seri ed austeri – ma solo in digitale. 

Ecco perché c’è il rischio che gli Anal Cunt vengano dimenticati. Ma io non voglio che questo accada e, nel mio piccolo, mi lancio come un kamikaze nel bel mezzo di una discografia che puzza di feci lontano un miglio. Una delicatezza per pochi eletti. Meglio così, altrimenti non avrebbe lo stesso, magnifico gusto.

TUTTI MORTI 

Una manciata di EP e poi il boato. Come ti presenti al pubblico se non dicendo “Tutti dovrebbero essere uccisi”? “Everyone Should Be Killed” esce su Earache, che lo stesso anno (1994, meno di una settimana più tardi) avrebbe pubblicato “Fear, Emptiness, Despair” dei Napalm Death. Ci sono testi sul primo album degli AxCx? No. Solo grida animalesche e titoli pazzeschi che fotografavano il pubblico becero del duropurismo (I’m Not Allowed To Like A.C. Any More Since They Signed To Earache manco fosse la Sony), pensieri estemporanei sui alcuni generi musicali impallinati su follie crust/punk/doom/core (When I Think Of True Punk Rock Bands, I Think Of Nirvana And Melvins), hardcore assalti muscolari (Radio Hit è davvero una hit radio), spiazzanti stortaggini coreggianti (Loser), sensate stramberie black e sludge ben prima dei Neurosis (Song #8 e Song #5), cover di hit reggae pop (Eddy Grant) e dediche a simpatici frontman (Morrissey). E quello scatarro jazz-grind su G.M.O.T.R.? Che sia colpa dei Naked City? Nah. 

HIT MANIACI DANCING ON YOUR GRAVE

Ve le ricordate le orride copertine tipo “Hit Mania Dance” et similia? Ecco, quella “Top 40 Hits” sta proprio da quelle parti ed è magnifica. L’album, oltre a contenere il mio titolo preferito di tutti i tempi (Living Colour Is My Favorite Black Metal Band) è anche l’album delle cover. E che cover: Stayin Alive dei Bee Gees, qui è un calzino puzzolente pieno di rancido OI! (e a proposito di copertina, quella del singolo è pura poesia); lo smooth funk da copertina di Playboy di Escape (The Pina Colada Song) annientato e reso riconoscibile solo per titolo e sparute frasi prese dal testo originale, come quando nei telefilm la Forensic riconosce dei tizi solo dal calco dentale; I’m Still Standing è davvero una cover? Elton John lo saprà? Spero di sì; American Woman di Putnam e soci se la gioca con i Butthole Surfers per il premio miglior cover, qui metal marcito al sole là noise di fogna. Infine il tema dell’A-Team. Il. Tema. Dell’A-Team. 

E SE TI DESSIMO ALTRI 40 MOTIVI PER ODIARCI?

Non ci giriamo tanto intorno: se c’è un album che ha reso gli AxCx tanto invisi quanto iconici è proprio “40 More Reasons To Hate Us”. A partire dalla copertina, minimale con il logo a tutto campo, e, non ultimo, per le liriche (sì, ci sono) ormai andate oltre. Mentirei se vi dicessi che questo album non è estremo e offensivo. Per il tal motivo è il loro capolavoro. Le strumentali evolvono, affinandosi, tra sterzate hc e grind “ragionato” (e l’assolone di Trapped scippato ai Death? Scott Hull vero mago). Il mirino di Putnam inquadra tutti, da chi compra gli album dei Pearl Jam (ed eventuali proto-hipster), produttori televisivi, attori, scontri tra musicisti non proprio simpatici a Seth e il cantante degli Smiths (Johnny Violent viene qui preso a calci in culo da Moz), rapper bianchi che saccheggiano la cultura afroamericana credendosi fighi ma, soprattutto se stessi (Everyone In Anal Cunt Is Dumb).

Bonus 1. In Dead, Gay And Dropped c’è un elenco spaventoso di artisti suddivisi nelle varie categorie del titolo: Freddie Mercury, Kurt Cobain, Elton John, Suffocation, Bolt Thrower, Napalm Death, Michael Stipe, Immolation, Cathedral, Sharon Tate. Vi invito a indovinare chi sta dove. Bonus 2. Gloves Of Metal è un pezzone, è una presa per il culo ai metallari (cosa che lo rende ancora più pezzone) e si avvale della presenza di Phil Anselmo (negli altri brani solo ai cori), un altro che ha più o meno gli stessi problemi di Putnam, ma che al suo contrario, non ha mai fatto ridere nessuno. Quantomeno non volontariamente.

TANTO GENTILE E TANTO ONESTA PARE LA DONNA MIA QUAND’ELLA ALTRUI SALUTA

Facciamo un balzo in avanti. Dopo aver sparato a zero su chiunque e aggiunto ulteriore carico da 100 con “I Like It When You Die” nel 1998 gli AxCx, ormai flatulenza del solo Putnam, decidono di raggiungere il climax dello sfottò. Dopo aver dileggiato chiunque e insultato pure il Padreterno, qual è la cosa più estrema che si possa fare, a parte costituirsi alle forze dell’ordine? Un album acustico e totalmente privo di turpiloqui e contumelie. Nasce “Picnic Of Love” e non ci sono parole per descriverlo. Sappiate che fa vomitare, e ripensando a certi brani pubblicati meno di due anni prima è lo schiaffo definitivo. Seth parla solo d’amore e di rispetto (“I respect your feelings/I respect your gender/I respect your existence/I’ll always be tender/’Cause I respect your feelings as a woman and a human”), su come conservarsi per il matrimonio, che prima di venir contratto passa da tutto l’iter necessario, come chiedere la mano della futura sposa al padre della stessa. Tutti i brani hanno la stessa identica linea vocale in falso-falsetto, come se l’autore si rompesse il cazzo a cantarli all’amata (e la cosa più grottesca è che c’è pure una voce femminile) accompagnate da giri del potere in acustico, così brutti che in confronto certe ballad AOR risultano persin gradevoli. Pura merda al 100% talmente merda che nemmeno la Earache volle pubblicarlo (e contate che ha pubblicato “Numb” dei Linea 77, perciò…).

GIÙ LA ZIP DEI PANTALONI E SU IL VOLUME

It Just Gets Worst” è uno dei miei album preferiti e “Defenders Of The Hate” sarebbe troppo per chiunque, finirei col ripetermi. Arriviamo dunque a “Fuckin’ A”, l’ultima grande sterzata analcuntiana. Premessa: odio il glam rock e non ho mai potuto soffrire Mötley Crüe, Guns’n Roses e compagnia cantante. A quanto pare Putnam non la pensava allo stesso modo. Vide la band di Tommy Lee nell’84 in apertura ad Ozzy Osbourne e ne rimase affascinato, oltre ad amare “Time Bomb” dei Buckcherry. Da qui a far uscire un album “cock rock” con tanto di copertina tributo a “Too Fast To Love” ce ne passa. E invece no. Mentre tutte le band sleazy nascondevano le proprie pulsioni mostruose dietro testi sì spinti, ma poi nemmeno così tanto, Seth, Tim Morse e Josh Martin decisero di tradurli in un linguaggio più consono a quanto probabilmente accadeva nel backstage delle band di questo tipo, ripulendoli dall’ipocrisia originaria del genere. Il risultato? Un album dal ritmo contagioso, orecchiabile, malandrino e sporco di sperma e feci con le liriche più oneste mai conosciute in ambito glam: “I’ve got sluts ridin’ on my cock/I love metal, I love pussy, I fucking love to rock”, “I’m kicking your ass and I’m fucking your bitch”, “YAY! It’s pink!/When she saw my cock”, e l’apice del nulla raggiunto con Fuck Yeah! Il tutto sotto una pioggia di groove metal e schiaffi a chitarroni aperti superpunk. 

E DIO DISSE A SETH: “CREPA”

Prima di morire, Seth fece su tutte le registrazioni dei primi album della band per un album doppio, pronto e impacchettato proprio prima che un attacco di cuore se lo portasse via: “The Old Testament 1988-1991” licenziato da Relapse. Gli EP numerati, l’unplugged (oh sì), una canzone che trae ispirazione dai Gang Green (capito il ragazzo?) e il brano intitolato Boy George con tanto di aneddoto divertente. Il cantante inglese suona a Boston e Seth ha in testa solo questo pezzo, con lui che growla il nome BOY GEORGE per tutta la durata della canzone. Quindi si piazza in prima fila e ripete l’esperimento proprio in faccia al diretto interessato che viene definito “leggermente spaventato”. Poi il leader degli AxCx si fa un giro, si scopa la ragazza con cui è andato al concerto e conclude la serata al banchetto del merchandise comprandosi pure una maglietta. Questo era Putnam. Quell’anno un colpo al cuore se lo porterà via (ed è il minimo che potesse capitargli, data la condotta di vita). Tim Morse chiude le linear notes del libretto dell’ultimo lascito di quell’incubo americano che furono gli Anal Cunt con una bella frase: “Ultimately, everything we created together was great in some ways because of the connection we had…because of our friendship”. Se solo Seth l’avesse letta avrebbe commentato: “Tim is gay”. Oppure no? Cazzo, certo che l’avrebbe detto.

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