Impatto Sonoro
Menu

Back In Time

“Tales From The Punchbowl”: un viaggio nella notte con i Primus

Amazon button

Stavo davvero di merda quella sera. Sono passati venticinque anni quindi non mi ricordo i dettagli ma ero davvero a pezzi, vuoi l’influenza, vuoi l’interrogazione di tedesco che incombeva, non ricordo. Ma i biglietti per i Primus li avevamo presi giorni prima e così, io e due amici, ci dirigemmo all’ ex City Square di Milano che all’epoca era diventato il Propaganda e ospitava i Primus nel loro tour di “Tales From The Punchbowl”.

Era il 17 ottobre 1995 ed ero stipato davanti al palco insieme ad altre mille, duemila persone mentre il mio amico Dario corrompeva un buttafuori riuscendo a passare le transenne e a vedere l’intero concerto dalla scala antincendio sul lato del palco a sei metri da Claypool, il quale balzava fuori dal retro sfoggiando una zazzera biondo platino e occhialini ovali viola, partendo da Professor Nutbutter’s House Of Treats ha alternato quattro corde, cinque, sei corde, contrabbasso in Mr. Krinkle (che mi son perso perché sono andato nello scivolosissimo bagno del Propaganda ad assumere alcune sostanze che mi avrebbero permesso di godermi lo spettacolo senza essere oppresso dalla mia cagionevole condizione).

La serata fu memorabile anche perché le sostanze medicamentose che assunsi mi aiutarono a sciogliermi e a entrare completamente nella musica, per un paio d’ore non pensai più a niente, non che avessi molto da cui pensare a diciott’anni. Sta i fatto che non credevamo di trovare il Propaganda di Milano così stipato di gente perché noi, ragazzi di provincia, credevamo che i Primus li conoscessero in tre gatti e invece eravamo in migliaia in un live club a saltare di su Mrs. Blaileen e a farci coinvolgere da quell’oscuro personaggio strampalato, pazzoide, geniale di Les Claypool.

Ho iniziato a scrivere del concerto perché ho paura di essermi bruciato l’inizio parlando di “Tales From The Punchbowl” nell’articolo su Pork Soda e quindi devo riprendere da lì, dalla domanda “Com’è il nuovo dei Primus?” la risposta era inevitabilmente “Pauroso”

Il termine “Pauroso” stava chiaramente ad indicare qualcosa di completamente eccelso, ma “Tales From The Punchbowl” è “Pauroso” anche perché in certi momenti Les riesce a trasportarti in una dimensione drammatica degna di un film noir, in un luogo imprecisato e grottesco, Mrs. Blaileen, già il titolo è qualcosa di lontano, di sepolto nella memoria, di ricordi rimossi e insabbiati dal tempo e dalla vita che è cambiata, non è più quella della prima media eppure, prima o poi i fantasmi tornano a prenderti e quel “Oh, what a lonely boy” era lo specchio della solitudine che ogni adolescente che si rispetti, ineluttabilmente, prova. Perciò eccoci tutti appassionati ad una nuova band tutta da adorare e scoprire, viva e fuori quanto bastava da qualsiasi canone stilistico. Un viaggio nella notte della sbronza di un Dumbo in carne e ossa, un’ allucinazione stregata, un volo silenzioso al di là della schizofrenia per raggiungere un luogo di pace o almeno di cura dal dolore. Questo è il volo in cui ci porta Southbound Pachiderm.

Perché “Tales From The Punchbowl” è un alternarsi di storie irresistibili come quella di Wynona e del suo grosso castoro marrone, quindi una visione adulta, di ironia, e allegria che contrasta con un punto di vista più innocente, più giovane, quello del ragazzino, dei suoi amici Don, Ronald e Steve che attraversano cambiamenti enormi, perché tutto fa parte della vita, perché le cose belle e brutte accadono e si succedono e i personaggi che popolano “Tales From The Punchbowl” esistono veramente, sono ovunque, siamo anche noi, sono maschere in cui tutti in qualche modo ci riconosciamo, a tratti, sono sfumature, pezzi di storie che coincidono con qualche parte nascosta in noi e Larry, Les e Tim hanno trovato l’elettricità per farcelo arrivare attraverso paranoie e distorsioni mescolate e inzuppate in mescaliniche ballate country/folk.

Non dico che sia per forza un bene, e non è detto che ci sia da parte dell’ascoltatore quella volontà di apertura necessaria per sentire certe cose, ho visto anche reazioni indifferenti a “Tales From The Punchbowl” che mi davano anche molto fastidio però ora capisco che potevano essere semplicemente un’arma di difesa. Torniamo infine al Propaganda in quella umida serata.

A diciott’anni non riesci ad essere all’altezza di cotanta creatività ed esplosione sonora derivante da tre soli musicisti quindi mi sento giustificato e felice di essermi dato un piccolo aiuto recandomi in bagno e pazienza per Mr. Krinkle, ripensando a come sono tornato a casa avevo capito di essermi perso solo un dettaglio in mezzo alla Foresta Nera di genialità della scaletta del tour di “Tales From The Punchbowl”, perché rischiavo di vivere una situazione paradossale: esserci ma non esserci, c’è mancato poco. Non entro nei dettagli ma, qualunque cosa vi stiate immaginati, non fatelo, mi raccomando. Fate come il mio amico Dario: corrompete un buttafuori e statevene tranquilli.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Articoli correlati