Impatto Sonoro
Menu

Back In Time

“The Marshall Mathers LP”, quando Eminem salì al trono delle rockstar

Amazon button

È la prima volta che mi capita di recensire un album che ha accompagnato in modo assiduo la mia adolescenza, anche se ora le mie preferenze musicali sono completamente differenti, non posso negare che riascoltandolo ho rivissuto quegli anni, anche con un pizzico di nostalgia.

Era l’inizio del nuovo millennio, avevamo appena abbandonato i lettori Cd portatili ed eravamo pronti a inaugurare l’era dell’mp3. Si entrava e si usciva da scuola con le cuffie nell’orecchio e il lettore mp3 in tasca se volevi essere considerato un tipo ‘tosto’ e volevi essere lasciato in pace. Nella playlist non poteva di certo mancare Eminem, dalle più audaci My name is.. e The Real Slim Shady alle più malinconiche Stan o Mockingbird da ascoltare solo, in dolce compagnia o nelle giornate no.

Potrei parlare per ore di “The Marshall Mather LP”, uno dei migliori lavori hip hop prodotti da Dr. Dre: non stanca mai, non hai mai voglia di cambiare traccia, tutto è perfetto.

Photo: Ron Wolfson

L’annuncio che apre l’album ci aiuta ad entrare nel mood giusto per iniziare l’ascolto: ‘Little did you know upon purchasing this album you have just kissed his ass!’. Il primo brano è Kill you, canzone che parla del suo difficile rapporto con la madre: ricordiamo che lo ha denunciato per diffamazione perché nei testi dell’album precedente l’aveva accusata di essere una cocainomane. Lo stesso tema viene affrontato in Marshall Mathers: ‘My fuckin’ bitch mom’s suin’ for 10 milion, she must want a dollar for every pill I’ve been stealin’, brano che presenta una base con un loop di chitarra acustica e un finale con un piccolo assolo di chitarra elettrica, veramente ben studiato e piacevolissimo.

A seguire Stan, che non ha certamente bisogno di presentazioni, il testo parla di un fan ossessionato che scrive lettere disperate ad Eminem, ma prima di ricevere una risposta impazzisce del tutto e si uccide buttandosi con la sua auto da un ponte con la moglie incinta nel bagagliaio. A dare più incisività al brano è la base, dolce e leggera che mette in risalto le parole e l’aggiunta del rumore della matita sul foglio aiuta ad immedesimarci nella scena e a rendere il tutto più realistico.

Di certo non mancano brani più leggeri e scanzonati come I’m back e The real slim shady di cui consiglio di vedere l’esilarante videoclip in cui Eminem prende in giro alcuni colleghi dello starbusiness, tra cui Britney Spears, Christina Aguilera e gli N’sync – ricordiamoci che in quel periodo l’alternativa al rap per i giovani adolescenti era il pop da teenager (che Dio ce ne salvi!). Ma c’è di più: in una fabbrica vengono creati in serie dei suoi cloni, questo perché in America (e non solo) era scoppiata una vera e propria Eminem-mania. Tutti volevano essere lui: capelli biondi ossigenati, pantaloni larghi e maglietta bianca (io non ero da meno, per fortuna mi sono fermato a maglietta e pantaloni).

Non mancano testi che parlano dell’oppressione dell’essere improvvisamente diventato una star e del suo complesso di ‘bianco del ghetto’, come nella famosissima The way I am. Nel testo viene citato anche Marilyn Manson che farà un cameo nel videoclip e un’esibizione live con Eminem. Si arriva poi a Kim, parole agghiaccianti e quasi urlate. Il brano è un prologo di 97 Bonnie & Clide contenuta nel precedente album, in cui Eminem parlava di seppellire la moglie, ora invece la uccide brutalmente.

I temi affrontati sono diversi, ma tutti autobiografici e molto molto espliciti (l’etichetta Parental Advisory è più che appropriata), non a caso questo lavoro gli è costato pesanti accuse di istigazione alla violenza e omofobia. I nostri rapper/trapper italiani avrebbero tanto da imparare da questi album e da questi artisti (ma questa è un’altra storia…).

The Marshall Mather LP” è un album sconvolgente che consiglio a tutti di ascoltare e lo consiglio anche a tutti gli amici rockettari, con le orecchie sgombre da pregiudizi, perché in un certo senso Eminem è rock. Il rock nasce come spirito di ribellione, anticonformismo, a volte diventa addirittura moda, ma è soprattutto arte popolare per dare voce alle minoranze sociali, proprio come il rap.

Ovviamente bisogna liberare la nostra mente dagli stereotipi attribuiti convenzionalmente a questo genere, dobbiamo liberarci della chitarra elettrica e degli assoli che tanto amiamo, ma fatto questo potremmo iniziare a vedere la questione sotto un altro punto di vista e magari considerare Eminem come una delle più grandi rockstar del nuovo millennio che è riuscita a far conoscere un genere, fino ad allora di nicchia, a tutto il mondo e soprattutto è riuscito a farlo amare in tutto il mondo.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Articoli correlati