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Deerhoof – Future Teenage Cave Artists

2020 - Joyful Noise Recordings
indie rock

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Tracklist

1. Future Teenage Cave Artists
2. Sympathy For The Baby Boo
3. The Loved One
4. O Ye Saddle Babes
5. New Orphan Asylum For Spirited Deerchildren
6. Zazeet
7. Fraction Anthem
8. “Farewell” Symphony
9. Reduced Guilt
10. Damaged Eyes Squinting Into The Beautiful Overhot Sun
11. I Call On Thee


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A tre anni di distanza da “Mountain Moves” i Deerhoof tornano e piazzano il loro quindicesimo album in studio. “Future Teenage Cave Artists” è l’ennesimo capitolo di una lunga sequenza di dischi sfornata dalla band di San Francisco, definita per larghi tratti spassosa, divertente e altri ameni aggettivi. A noi invece preme sottolineare quanto Satomi Matsuzaki e soci – soprattutto nel nostro paese – siano ingiustamente sottovalutati.

Come accaduto puntualmente in tutti i precedenti lavori, i Deerhoof cercano in modo sorprendente e gioiosamente caotico di precorrere i tempi, avendo come obiettivo quello di intuire i suoni del prossimo futuro. Alle opposte latitudini, chi si mette per la prima volta all’ascolto di un disco della band californiana deve solo rilassarsi e godersi tutto ciò che i quattro riescono a tirare fuori in pochi minuti.

In passato le tematiche toccate dalla band hanno riguardato diversi argomenti: dall’attualità alla politica, passando per messaggi subliminali senza apparente significato. Come molti loro colleghi che si trovano ad incidere e pubblicare un disco in questo momento storico, l’attenzione non può che andare alla realtà circostante. Tutti ricordiamo un modo di vivere perduto, che rappresentava la normalità fino a pochi mesi fa, e che forse non tornerà mai più. Le persone sopravvivono in un modo diverso, dal punto di vista dei Deerhoof è un eroe chi riesce a farlo in modo fiducioso. Nondimeno, sospeso tra un passato archiviato per sempre e un futuro incerto, il presente si muove all’insegna del terrore.

La situazione che il mondo sta vivendo in questi mesi si è riflessa in modo palese in “Future Teenage Cave Artists”: rispetto ai dischi precedenti – su tutti il superbo “The Magic” – c’è maggiore ricerca di suoni intimi, a scapito dei consueti cori imbastiti dalla frontwoman di origine giapponese. Anche l’apparato produttivo ne ha risentito – causa quarantena – avendo la band ridotto all’osso le presenze in fase di registrazione.

Il mondo di oggi è descritto come un afterparty, una sorta di sbronza da cui un alienato protagonista cerca di riprendersi, trovandosi nel frattempo a fare i conti con una realtà alterata negli stessi suoi punti di riferimento del recente passato. Davanti a lui si contrappongono l’euforia per il cambiamento e gli effetti che il lungo autoisolamento ha prodotto nella sua mente. Il mescolamento di questi due elementi genera il solito caos alla Deerhoof, ripreso per i capelli e sapientemente governato proprio nel momento in cui sembra definitivamente sfuggito al controllo.

Le tracce presentano il mix al quale la band ci ha abituati da tempo. A partire dall’iniziale title track, una sorta di dispari-mid-tempo dolcemente disordinato, è tutto un frenetico susseguirsi di funk (O Ye Saddle Babes, New Orphan Asylum For Spirited Deerchildren e Farewell Symphony), rock’n’roll in stile Devo (Zazeet), psych (Sympathy For The Baby Boo, Damaged Eyes Squinting Into The Beautiful Overshot Sun) e lounge (Fraction Anthem e Reduced Guilt). Non manca una ballad “normale” (The Loved One), mentre il finale di I Call On Thee è una scioglievole sonata al piano. 

Anche in “Future Teenage Cave Artists” i Deerhoof appaiono quindi in forma smagliante. I testi sono articolati e mai banali. Le chitarre di Dieterich e Rodriguez quanto mai affiatate – calano sempre al momento giusto, talvolta spaccando il pezzo in due, in altre occasioni offrendo sottolineature di grande qualità. Le bassline di Satomi a tratti rasentano l’assurdo, mentre la batteria di Saunier – storicamente anche seconda voce – è contaminata da una miriade di effetti.

L’aspetto più intrigante della musica del quartetto di San Francisco è che non si ha il tempo di capire in quale direzione stia viaggiando il singolo pezzo, che lo stesso ne prende immediatamente un’altra. Non ci sono punti di riferimento, generi e stili che tengano. Forse è per questo motivo che, pur avendo acquisito uno stile personale e ben definito, dopo oltre vent’anni la musica dei Deerhoof non stanca mai. 

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