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Yellow Kings – Songs For The Young

2020 - Autoproduzione
grunge

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Tracklist

1. Fucked Up
2. Junkfunk
3. Billy Morgan
4. Jugoslavia
5. Wrong Side Of The River


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Songs For The Young”, mica tanto. O meglio, sembriamo noi vecchi (o non-giovani) coloro che possono godersi al meglio le sonorità del primo EP di Yellow Kings, che altro non è che il nuovo progetto di Morgan Bellini

O chissà, magari l’ex-Vanessa Van Basten e attuale(?) alter ego di Angela Martyr, in un afflato di intento di slancio di volontà pedagogica vede nelle nuove generazioni – spesso imboccate a musica insapore se non proprio inane e volta al dimenticatoio – come i veri destinatari di cotanta bellezza grunge (la terza possibilità è che non ve ne sia nessuno, mica “Songs For The Deaf” i QOTSA l’han scritto davvero per i sordi).

Già nell’album di Angela (quel “The November Harvest” che tre anni fa gettò i piani alti della redazione in uno scompiglio orgasmico) le influenze Novantiane di Morgan si facevano sentire, ma erano condite con quel tocco di musica estrema che non può che far bene, mentre qui sono tutte a nudo, pure come concepite dai padri fondatori del genere ormai diverse decadi fa, con tutta quella voglia di farle spesso infestare da altro, per assorbirlo a dovere.

Inizialmente il progetto prevedeva la presenza di Franz Valente (dell’ormai sciolto Teatro degli Orrori, ma anche Bunuel e One Dimensional Man), e portava il pesante nome di Droga, ma un trasloco ha fatto scegliere al padrone di casa una drum machine al suo posto e una nuova ragione sociale. Quindi ecco che la line-up è quella dei Godflesh (Bellini a voce, chitarra e programming e Zappeo al basso), ma lo spirito brucia oltre le più fervide aspettative e dopo un demo datato 2017, eccoci qua a farci incendiare.

Il senso di orrore strisciante che pervadeva la compagine seattleana vive qui sotto forma di bordate di chitarra che si trascinano nell’implosione di rumori e disperazione (Fucked Up) con la voce di Morgan ora a prendere un sole grigio (quanto Cantrell da queste parti) ora a sbattere dolcemente acida su sferraglianti muri shoegaze (Billy Morgan, chissà se è lo snowboarder o un mix letale tra il leader degli Smashing Pumpkins e il Nostro?). Il tutto è roboante melodia che si fa maligna (Junkfuck) ora imbevuta di perlaceo post-punk (Jugoslavia, Wrong Side Of The River) in un vortice di mura che vanno in mille pezzi in un tempo e luogo lontani ma il cui boato si sente oltre le ere e le generazioni. 

Ai giovani l’ardua sentenza (noi intanto godiamo come pochi). 

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