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Insect Ark – The Vanishing

2020 - Profound Lore Records
psych / doom

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Tracklist

1. Tectonic
2. Three Gates
3. Philae
4. Danube
5. Swollen Sun
6. The Vanishing


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È molto difficile catalogare la musica di un’artista poliedrica e a 360° come Dana Schechter. Credo che tutte le sue infinite collaborazioni con band importanti, o sicuramente molto originali, in questi anni continui a far crescere le sue doti di musicista davvero eccellente, capace di prendere e far suo il meglio da ogni esperienza. Negli anni infatti ha collaborato con band interessanti, originali o addirittura sperimentali come Zeal & Ardor, Arabrot, Gnaw e soprattutto Swans, tutte realtà accomunate da un unico comune vero denominatore, che è quello di fare musica non proprio convenzionale.

Insect Ark è uno dei suoi progetti personali, nato originariamente come solista, e nel quale la polistrumentista suona basso, chitarra lap steel e sintetizzatori, accompagnata poi negli anni inizialmente da Ashley Spungin alla batteria, che questa volta viene sostituita da Andy Patterson (ex Subrosa). 

La sua musica è strumentale, cinematica, visionaria, psichedelica, cerebrale ma soprattutto onirica. L’accostamento più vicino che mi viene in mente sono gli Earth degli ultimi quindici anni, quelli della svolta Hex per intenderci, soprattutto nel modo di suonare la lap steel che accentua la caratteristica sognante della sua musica, oltre che nell’incedere ossessivo. Se infatti la sezione ritmica segue tutti gli stilemi tipici del doom, con basso e batteria cadenzati, ripetitivi ed assolutamente in linea, sono proprio i sintetizzatori ma soprattutto la lap steel a dare quel tocco di trascendentale e a fare realmente differenza, allargando ulteriormente gli orizzonti della musica degli Insect Ark, che è tutto meno che statica.

Credo che l’obiettivo dell’artista di New York fosse quello di creare una musica intimista che riesca a farti scomparire, a trascendere come si potrebbe evincere anche dal bellissimo artwork di “The Vanishing“: scopo pienamente raggiunto, perché la sensazione di serenità e pace interiore, nonostante le tinte del lavoro siano scure, è molto forte, accentuata dalla particolare perizia nell’arrangiare ed utilizzare benissimo i vari strumenti.

Tectonic, il brano che apre il disco, è un ottimo biglietto da visita che fa intuire bene quali saranno gli ingredienti presenti su disco, con il suo incedere doom cosmico in crescendo fino ad arrivare a Three Gates, che inizia come una marcia ma poi vira su territori vicini al post-rock, soprattutto nel bellissimo finale che mi porta alla mente i Jesu.

Con Philae le atmosfere si fanno decisamente più dark ed eteree, ci si avvicina molto a quelle create dalla band di Dylan Carlson ed il risultato finale è davvero notevole. L’intro ambient di synth e lap steel di Danube è solo il preludio per un brano in odore di post-rock. Le sonorità dark, drone, ambient sono risprese in Swollen Sun, mentre con la lunga e conclusiva The Vanishing si hanno tutti i colori precedentemente descritti negli altri pezzi in un solo brano.

La qualità presente in “The Vanishing” è indiscutibile e la capacità di riuscire a mixare differenti generi in maniera convincente, più o meno con lo stesso modus operandi un’altra ottima band come i canadesi Big|Brave, è il punto di forza di un lavoro che risulta essere uno dei migliori di questa sfortunata e triste, ma non musicalmente per fortuna, prima metà di 2020.

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