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Radar Men From The Moon – The Bestial Light

2020 - Fuzz Club
post-punk / industrial

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Tracklist

1. Breeding
2. Piss Christ
3. Sacred Cunt of the Universe
4. Eden In Reverse
5. The Bestial Light
6. Self
7. Pleasure
8. Levelling Dust


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I Radar Men From The Moon (RMFTM) sono un collettivo sperimentale formatosi oramai una decade fa a Eindhoven, in Olanda. Come suggerisce il nome stesso della band, preso in prestito da una pellicola fantascientifica del 1952 (il titolo italiano è “I conquistatori della Luna”), Glenn Peeters (chitarra), Tony Lathouwers (batteria) e Titus Verkuijlen (basso) hanno cominciato il loro percorso musicale avventurandosi in una personale declinazione di space-rock e lasciando il segno nella comunità psichedelica con gli album “Echo Forever” (2012) e “Strange Wave Galore” (2014). La successiva “Subversive Trilogy”, tuttavia, ha visto i Nostri muoversi prima nelle acque dell’avant-garde drone, poi in quelle dell’industrial-techno (forse influenzati dai portoghesi 10000 Russos, con cui hanno pubblicato anche un Ep collaborativo nel 2018), per approdare infine ad interessanti lidi elettronici. Ci troviamo dunque di fronte una band in continua mutazione, che da 5 anni a questa parte sta spiazzando fan e critica con i suoi cambi di lineup e direzione artistica.

Marchiato Fuzz Club e registrato con l’aiuto del produttore Bob de Wit (Gnod, A Place To Bury Strangers, Mudhoney), “The Bestial Light” è il sesto capitolo nella discografia degli olandesi e promette di essere uno degli album più destabilizzanti di questo già destabilizzante 2020. Rispetto ai lavori precedenti, ci troviamo in territori decisamente più macabri e violenti, tra implacabili ritmiche industrial e pesantissimi riffs al limite dell’acid-metal, una formula che ci ricorda i leggendari Einsturzende Neubauten, così come i Faust e i primi Swans.

Dal 2017, anno di uscita dell’Ep collaborativo “Temple Ov BBV”, i RMFTM stanno spendendo diversi pomeriggi in compagnia degli inglesi Gnod, e si sente. Il tesissimo climax della traccia d’apertura Breeding ci lascia subito senza parole, portando a saturazione disaccordi e spoken-words e trasformandole in brutali esplosioni noise e paranoiche urla infernali. Non è certo da meno il singolo Eden In Reverse, che cavalca un riff sporchissimo punteggiato da pugnalate noise-rock, mentre Sacred Cunt of the Universe, love-song dedicata alla dea Venere ed unica parentesi di respiro del disco, ci induce in trance con un crescendo onirico a colpi di sax (Harm Neidig) che fa decisamente molto Pink Floyd.

Ma a saltare all’occhio sono sicuramente gli episodi più vicini al post-punk, come gli stridi della folle Piss Christ o le malate iterazioni a sfondo sessuale di Self, trainate da un irresistibile basso metallico ed ispirate dalla psicanalisi di Carl Jung e dalle occulte investigazioni di Austin Osman Spare. Il dialogo tra fredde chitarre e doppia batteria (Joep Schmitz) della fulminante Pleasure ci porta infine a Levelling Dust, i cui pesanti sintetizzatori (Bram van Zuijlen) ci trascinano in un bad trip esistenzialista sul declino di Roma per mano di religione e bigottismo.

I RMFTM sono una vera e propria istituzione nel mondo della psichedelia più oscura ed angosciante. Una realtà relativamente di nicchia, certo, ma che negli ultimi anni sta godendo di parecchio successo, anche grazie al festival che Fuzz Club organizza ogni anno nella loro città natale, al De Effenaar di Eindhoven. La loro ultima evoluzione, “The Bestial Light”, è decisamente la più primitiva e malsana a cui abbiamo assistito finora, una pugnalata liberatrice allo stomaco, una brutale dichiarazione del nuovo mantra della band: annientare l’uomo per liberare l’animale.

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