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Mondoriviera – Il Tempio degli Uomini Granchio

2020 - Brutture Moderne
elettronica / sperimentale / vaporwave

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Tracklist

1, Yog Sothoth
2. Emporion
3. Semitraslucido Jam
4. Flamino
5. Verissimo
6. Conca
7. Legate Lanio
8. I Ghoul stanno guardando un film
9. La Stanza di Voldo
10. Half Pipe
11. Multimedi Evil
12. Krupus
13. Sbloccato respira sott'acqua


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Un eminente signore cantava “abbiamo perso la memoria del Ventesimo Secolo”. Forse a grandi linee e forse una decina d’anni fa. Oggi no, oggi anche ammesso l’avessimo perduta la stiamo recuperando, forse fin troppo, ripercorrendo, riprendendo, rapinando, ristrutturando tutte quelle sostanze ed apparenze nate e sviluppatesi proprio sul finire del XX Sec. Lo facciamo bene? Forse non sempre. Lorenzo Camera come diremmo che lo sta facendo? Non ne ho idea.

Non ho nemmeno idea di cosa cazzo capiti a Igea Marina, però mi sembra ci sia del disagio, che poi non è detto sia na cosa brutta, con la musica poi vedete voi se non si son tirate fuori così belle. Insomma, Camera, aka Ponzio Tek (dai folli Ponzio Pilates, un’altra robina al crocevia tra l’Arto Lindsay bossanovico i Boredoms e sostanzialmente non ci ho capito niente, ma che vi consiglierei), aka, qui, Mondoriviera. Con un aka simile non poteva che andare bene/male. E com’è il mondo della riviera? Qualcosa di matto, se per matto, boh, matto.

Sono cresciuto con una buona dose di film splatter e adesso mi ci sono riavvicinato. Film come ‘Creepshow’di George Romero e l’emblematico ‘Splatters’di Peter Jackson hanno tirato fuori quella vena sanguinolenta che caratterizza il disco e si pone in totale contrapposizione alla melensaggine propinataci oggigiorno un po’ ovunque”. E insomma, da questa cit ti aspetti, che so, ‘na roba stra-ocCult, invece no. “Il tempio degli uomini granchio” è una giostra e io la trovo pure colorata. 

Messo insieme con un “vecchissimo pc dotato di software e plugin del tutto gratuiti, e con una chitarra effettata” (così recita il sacro testo di stampa), l’album è di una stravaganza insolita da queste parti, è liquido e innesca qualcosa di, beh, insolito. L’horror per ragazzi io lo sostituirei con la fantascienza cheap nata, cresciuta e morta tra fine ’90 e inizio ’00, nelle svisate filo-vaporwave i colori che spaziano tra il viola e il nero, e un sacco di evidenziatori di quelli che usavamo alle medie a ricoprire il resto dello spettro cromatico, ma maturo al punto da farsi texture infinita, elettronica senza spigoli, in cui il ritmo è solo un blando ricordo. Il filo conduttore c’è, i brani si (s)legano, confondendosi di quando in quando con filamenti d’ansia che fanno capolino da lampadine spezzate, bagliori algidi che scoppiettano dalle prese dei synth, scocche melodiche a là Fennesz (quello più storto) e al massimo Kaada e spianate meditabonde che si srotolano su precisioni estetiche Ottantiane, belle pacchiane come piacciono a chi piace quella decade(nza) lì. 

Uno zombie vestito solo con un paio di jeans stinti e una camicia acapulco, vicino di casa di Lovecraft e che gioca 24/7 con una Playstation grigia sulla quale girano solo Soul Calibur e un paio di Resident Evil. La TV rigorosamente spenta. “Il tempio degli uomini granchio” è un bel disco? E io che ne so?

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