Il 1988, l’anno di “…And Justice For All“, “South Of Heaven”, “So Far, So Good…So What?” e “State Of Euphoria”, ha rappresentato musicalmente il colpo di coda del thrash-metal che si apprestava, dopo un lustro fatto capolavori, a lasciare spazio a generi come il death e il black.
Ma il 1988 è anche l’anno di “Dimension Hatröss” e della trasformazione definitiva dei Voivod da band thrash in un qualcosa di inedito, anomalo, e trasversale. Se già con il precedente “Killing Technology” aveva fatto vedere sprazzi di genialità, è con questo disco che la band canadese cambia completamente le carte in tavola diventando di fatto un universo musicale a sé stante. Registrato a Berlino e idealmente influenzato dalla scuola avantgarde di Einstürzende Neubauten, “Dimension Hatröss“, rompendo qualsiasi precedente schema e preconcetto, rappresenta il momento della carriera dei Voivod in cui il metal inizierà ad essere utilizzato solamente come veicolo per la creazione di strutture musicali totalmente destabilizzanti e aliene.
Il principale architetto di questo delirio visionario è il chitarrista Dennis “Piggy” D’Amour, il cui riffing dissonante e innovativo, pesantemente influenzato da artisti come Robert Fripp, Syd Barrett e Igor Stravinsky, fa da pietra angolare per la costruzione di otto piccole sinfonie che raccontano altrettanti capitoli narrativi di un concept cupo, fatto di totalitarismo e oppressione in una società post-nucleare che terminerà nella distruzione dell’intero universo.
Dall’iniziale The Experiment, fino alla conclusiva e meravigliosa Cosmic Drama (che termina riprendendo riff e sezioni dell’opener) veniamo costantemente travolti da un mare di chitarre claustrofobiche e dissonanti, in continua evoluzione, sorrette da una sezione ritmicaperfetta nel creare tensione e dalla voce, fredda e asettica, di un’ ispiratissimo Snake.
Innegabile il fatto che momenti come le deliranti Technocratic Manipulators, Macrosolutions To Megaproblems o gli allucinati intrecci ritmici della destabilizzante Psychic Vacuum, anticipino e codifichino di fatto buona parte delle avanguardie musicali metal che fanno dell’uso della dissonanza il fondamento del proprio suono.
Tenaci nell’affrontare una quantità di tragedie, sfortune e problemi nei loro quasi quarant’anni di carriera, gli invincibili canadesi rimangono ad oggi tra i pochissimi gruppi (mi vengono in mente Meshuggah, Pantera e pochi altri) che hanno avuto il coraggio di reinventare completamente un genere utilizzando un linguaggio musicale e semantico inedito e talmente originale da risultare praticamente inimitabile per chiunque provi ad emularlo.
“Dimension Hatröss” è il portale dimensionale per accedere ad un microcosmo in cui letteratura sci-fi, horror, scienza e genio musicale si sposano per creare un qualcosa di unico terrificante e affascinante.