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Bo Ningen – Sudden Fictions

2020 - Alcopop! Records
art pop / psych / trip hop

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Tracklist

1. You Make A Mark Like A Calf Branding
2. Aka
3. Silenced
4. Zankoku
5. Minimal (feat. Bobby Gillespie)
6. Kyutai
7. Kuzurenai
8. B.C
9. Riff


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Secondo talune culture l’anima trasmigra. Pian piano, di disco in disco quella dei Bo Ningen è scivolata lungo una china dapprima scoscesa e, infine, morbida. L’ultimo scossone si è avvertito su “III”, l’album che inevitabilmente ha preparato al pianoro. Ma se pensate che “Sudden Fictions” sia una viaggio tranquillo e accomodante state sbagliando, e di grosso.

È vero, il gruppo nipponico naturalizzato londinese si è dato la proverbiale calmata, e delle scudisciate noise-rock non vi è più traccia, si è infine tramutata in qualcos’altro, qualcosa di più organico, meno spigoloso, e la tanto agognata maturità artistica fa capolino. L’impressione che ciò che prima era solo un’influenza di passaggio in mezzo a travolgenti grandinate di rumore abbia conquistato il proscenio divenendo protagonista assoluta. Ai Bo Ningen va anche attribuita la bravura di non essersi lasciati prendere la mano della prolissità psichedelica, riuscendo a concentrare il proprio focus sui dettagli più che su un quadro generale disarticolato. Cosa non da poco, dato che tanto di ciò che viene creato in seno al dio psichedelico è accozzaglia più che flusso, confusione totale e, infine, un’incommensurabile rottura di palle.

Sudden Fiction” invece fa incollare le orecchie allo stereo, e la chiave di volta è proprio quella dell’assimilazione. C’è davvero tanto pop su queste frequenze, latente fino a questo momento, come se fosse una bestia da tenere a bada per timore mandasse gambe all’aria il lato sperimentale, qui è marchio di fabbrica e trasforma i BN da una delle tante band psych-noise in circolazione in qualcosa a sé stante. Dai meandri di Kyutai si innalzano melodie trip-pop dal taglio delicato che culla più che deragliare. Le vestigia dei Primal Scream, sempre presenti da queste parti, si incarnano nella figura di Bobby Gillespie, che dal fondale dell’ammaliante Minimal dà la spinta verso la direzione che la sua creatura prese da “Screamadelica” in poi. 

A dare al tutto un vestito su misura per una serata lounge è la voce di Taigen Kawabe, ancor più dominante che in passato, nella sua eterea incarnazione, sa fare male, quando vuole, come nella spigolosa Zankoku (memore delle lezioni di Yamantaka Eye), si fa vento sui traccheggi taglienti di chitarra (che Yuki Tsuji sa come trasporre da arma bianca a legno aleatorio) riuscendo a dilatare lo spazio sull’epica sixties di B.C. Se La finale Riff è un meticoloso assalto noise-pop minimalista a ritmo serrato, brani come Silenced sono una carezza di luce mattutina, che nel suo essere grigia e alienante non è riluttante allo schiudersi in ampie volute.

Magari non diventerà un classico, ma “Sudden Fictions” ha una qualità che tanti altri album non hanno: è un gran bel disco, coraggioso, se guardiamo al recente passato di una band tra tante, che oggi può tranquillamente distinguersi grazie ad un lavoro di classe.

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