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JARV IS… – Beyond The Pale

2020 - Rough Trade
art rock

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Tracklist

1. Save The Whale
2. MUST I EVOLVE?
3. Am I Missing Something?
4. House Music All Night Long
5. Sometimes I Am Pharoah
6. Swanky Modes
7. Children Of The Echo


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Quando vidi la prima volta il video di Disco 2000 su MTV non seppi se amare od odiare Jarvis Cocker. Col tempo imparai che quello per il cantautore britannico non era altro che amore incondizionato.

In concreto la discografia dell’ex-Pulp sia evoluzione proprio della sua band, da sempre insensatamente estromessa dall’altrettanto insensata “guerra del britpop”, in favore dei soli Oasis e Blur e scalzata da un certo numero di giovani virgulti indie figli del Millennio della Disco da lui cantata anni prima. Un oggetto di culto, sì, ma di quelli sempre in penombra, e dire che il Nostro è stato anche ospite del regno di Steve Albini una cosa come undici anni fa, con risultati considerevoli (recuperate subito “Further Complications”, se già non lo custodite gelosamente nel cuore). Insomma, un outsider, che poi forse è quello che Jarvis è sempre stato.

Gira che ti rigira, e tempo di una collaborazione con Chilly Gonzales, ed ecco che i Sigur Rós lo invitano al loro festival (oggetto di culto per gli outsider, ricordate?), mette assieme una superband anglosassone (con membri di All Seeing I, The James Taylor Group e Three Trapped Tiger) e il gioco è fatto. E i brani? Per quello non c’è problema, perché la fervida mente di Cocker decide di crearli in “collaborazione con un pubblico”. Ossia? Ossia comporli di volta in volta, monitorando le reazioni dell’audience, lasciandoli crescere autonomamente, come un esperimento in cui lo studio è il palco e il suo backstage, le prove e i soundcheck. I migliori dischi di Zappa non erano forse concepiti e confezionati con un processo molto simile? Non che io stia paragonando i due, ci mancherebbe altro.

Tutto molto bello, ma che farne? Ci ha pensato Geoff Barrow a dare lo spunto a Jarvis, consigliandogli di prendere queste canzoni e farne base per un album vero e proprio, e un’idea di un membro dei Portishead non può che essere una buona, cazzo di idea. Così è stato. JARV IS… (questo il nome del progetto, battezzato nella solita vena umoristica d’Albione) assembla quello che è “Beyond The Pale”. E cos’è “Beyond The Pale” se non un disco incredibilmente ispirato? Dubbi non avevo, delusione non ne è derivata.

Ed eccola la solita musica cockeriana, liquida, mutante, intensa e penetrante. Gli appena sette brani che compongono l’album ci mostrano come possa esprimersi un artista nella sua piena maturità, un artista che maturo lo è sempre stato, anche nelle sue vampate glam-pop, anche quando maturo non lo era davvero, che qui sfodera tutta la sua classe. Mentre tutti i vari Gallagher e Albarn si sono infine persi per strada, Jarvis ha continuato a far crescere l’arte in sé racchiusa, riversandola tutta in un sol disco, mutando di pezzo in pezzo, mai così vocalmente profondo, mai così centrato. Il livello tecnico del gruppo e la capacità di passare da uno strumento all’altro con estrema naturalezza è giocoforza e tutto si risolve in qualcosa che difficilmente altri riuscirebbero a raggiungere, come l’obiettivo di spaccare il culo. Di nuovo.

Che si tratti delle leggerezze britpop sbiellate di Children Of The Echo, con Cocker sbarazzino (mi pare di vederlo ballare passando da un lato all’altro al palco con il suo fare dinoccolato e storto), le inquartate jazzistiche di Sometimes I Am Pharoah (che immagino sia riferita a Sanders dato il mostruoso sassofono in apertura) che diventano piombo fuso post-punkeggiante muscolare, l’intenso nickcaveismo strisciante di Save The Whale, l’affezione elettronica con cantato toccante e synth strappamutanda della gigantesca House Music All Night Long o il lato più quieto dei pianeti che gravitano attorno alla stella IggyPop che rilasciano sensualità sulla morbida Swanky Modes, il risultato non cambia. Siamo chiaramente al cospetto di roba di classe, roba buona di classe, forse la migliore dai tempi dei Pulp.

JARV IS… my Elvis. Su questo non ci piove.

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