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Zombi – 2020

2020 - Relapse Records
doom / synth wave

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Tracklist

1. Breakthrough & Conquer
2. Earthscaper
3. No Damage
4. XYZT
5. Fifth Point Of The Pentangle
6. Family Man
7. Mountain Revenge
8. First Flower
9. Through Form


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Dopo cinque anni di silenzio il duo di Pittsburgh formato da Steve Moore (basso, sintetizzatori e chitarre) e Anthony Paterra (batteria) è tornato con un nuovo album, “2020”. Appunto.

Il 2020, l’anno, è stato un balordo supremo dal quale nessuno potrà dire di uscirne illeso. L’associazione mentale immediata tra l’anno non esattamente rassicurante e il titolo dell’album a questo punto porta a chiedersi anticipatamente se esistono delle effettive correlazioni tra le cose. No. “2020” è un album abbastanza riuscito, al contrario dell’anno.

Rispetto al sound dei precedenti lavori di Zombi, ultimo “Shape Shift” nel 2015, gli stilemi synth sono decisamente aumentati (nel loro caso, tuttavia, non si tratta della moda musicale del momento), contrapponendosi organicamente alla batteria e alla chitarra dal vivo. Il mix è accattivante e si lascia ascoltare volentieri. Liscio, gradevole e senza scossoni, per quanto valgano questi aggettivi per le composizioni dense di presagio di Zombi.

L’album si apre con Breakthrough & Conquer. È un pezzo rock, innanzitutto e soprattutto, in grado di attirare immediatamente l’attenzione. Tra le parti strumentali e quelle synth c’è una buona intesa, al punto che la composizione elettronica serve in maniera intelligente ed altruista la composizione strumentale, rendendole la giusta grazia e il giusto spazio.

Il secondo brano, Earthscaper, è un viaggio nel luogo di incontro tra sonorità doom e sludge. È un terreno sul quale il duo si muove con sicurezza. È un pezzo spacier, ma ogni elemento sembra funzionare a metà. L’oscillazione dei sintetizzatori che presagiscono ad uno scenario nero cosmico in sottofondo è eguagliata solo dai piatti della batteria di Paterra. Le chitarre creano un groove denso e compatto all’inizio e non cedono fino al brano successivo, No Damage, che ritorna a una base rock più vigorosa e a un tono sinistro.

No Damage è minaccioso e misterioso: se si dovessero scoprire degli orrori, questi riguarderebbero sicuramente il corpo, unico luogo tangibile e comprensibile per la mente umana. Questo scenario è più spaventoso di qualsiasi cosa il soprannaturale possa evocare. Nel brano XYZT, forse uno dei più caratteristici dell’album, la composizione è viva e incalzante, accoppiata armonicamente con il basso (bassissimo direi). Il sound è leggermente psichedelico, componente verso cui Zombi strizzano spesso l’occhio.

Verso la fine di “2020” le sonorità si fanno più familiari per i fan più fedeli con il brano Mountain Rangers, il quale concilia il loro approccio più rock-forward con il loro passato più synthier. In First Flower si assiste ad una lotta tra i sintetizzatori e strumenti per il predominio sonoro, la quale si rimette alla sensibilità dell’ascoltatore. Insomma, ognuno ci senta quel che più l’aggrada. Thoughtforms è un dialogo tra chitarra e synth. Il brano, sebbene scorra, sembra essere un discorso acerbo. Oppure stanco. Manca della convinzione necessaria a chiudere impeccabilmente un album.

Se nella prima parte di “2020” ci sono state delle evoluzioni linguistiche interessanti e dinamiche, la seconda metà fa fatica a decollare, combattuta tra l’essere un costrutto consolidato o un frammento che necessita ancora di un tempo fisiologico di decantazione.

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