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Turkey Vulture – Time To Pay

2020 - Autoproduzione
metal / punk

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Tracklist

1. Lost At The Sea
2. Age of Resistance
3. Daddy's Rooving Eye
4. Old Nick


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Il “Tempo di Pagare” il conto per il punk metal americano è arrivato.“Time To Pay” è il nuovo EP del duo di base in Connecticut Turkey Vulture. Jessie May canta, suona la chitarra, il basso e il violoncello. Jim Clegg, invece, suona la batteria e si occupa dell’artwork che caratterizza le cover degli album. Alle loro spalle un altro EP comprensivo di soli due brani, uscito nel 2019 col titolo di “Boxer” e una cover del singolo Jolene (di Dolly Parton) uscito sempre nel 2019.

Associare il punk metal al Connecticut sembrerebbe quasi una blasfemia. E invece nello stato americano che più assomiglia al Canada per geografia, benessere economico e predisposizione social-culturale sono nati due ragazzi cazzuti che suonano con grinta da vendere. Ma entrambi vengono quasi traditi dal loro aspetto fisico e dall’immagine che ne scaturisce. Infatti sul bel faccino di Jessie sembra quasi difficile trovare la rage necessaria che dà la giusta molla a questo genere musicale. Mentre sulla figura di Jim si potrebbe disegnare la sagoma di un nerd di periferia, cultore del crossover e della grafic. Già a partire dalla scelta del nome della band, un turkey vulture, cioè un avvoltoio travestito da tacchino con le piume nere e la testa rossa, Jessie e Jim sembrano volersi presentare come un ibrido duo punk metal, un po’ goliardico e un po’ thrash homemade. Come è arrivato quindi questo sound ai due ragazzi dell’estremo Nord Est americano?

Nato nella prima metà degli anni ’80 negli Usa, il punk metal viene fuori ufficialmente dall’unione tra il punk rock e l’heavy metal. Ma ufficiosamente è figlio della fusione tra lo speed e thrash metal, sperimentato nella soleggiata California. Sempre nello stesso periodo e dall’altra parte dell’oceano, i britannici Motörhead inneggiavano alla vita on the road, schiacciando a più non posso il pedale dello speed metal. Negli anni successivi principali capostipiti del genere diventarono i Suicidal Tendencies (che nascevano sempre in California), fondendo l’alternative al funk metal, mentre a New York cominciava a presentarsi quell’hardcore leggermente thrash che sarebbe poi arrivato fino ai confini del Connecticut.

Lost At The Sea si apre con un giro di violoncello delicato, solleticato dai colpi alla batteria. Quando la calma si interrompe, una voce di donna poco melliflua si fonde con il turbine impazzito di note che vorticosamente ruotano nell’atmosfera. Jessie ci sta dentro da subito, Jim la segue delineando il ritmo di una track a più livelli. Sembra infatti di ascoltare un coro di donne che fa da eco ai suoni della vocalist ma Jessie è sia voce che coro di questo brano. La rinascimentale intro continua ad essere trascinata a sprazzi nella sequenza musicale, anche se la confusione del sound è oltremodo protagonista.

Anche in Age Of Resistance il canto di Jessie aleggia come un presenza dissonante e al contempo eccitante. Ibrida, ammaliante e quasi inquietante, la sua voce emette suoni che si sovrappongono al background delle note. Il tocco magico del cello riporta la memoria ai madrigali cinquecenteschi, facendoci quasi illudere che il punk sia solo un “figliuolo cattivo” del genere. Ma la delicatezza è soppiantata abbondantemente dallo scream and growl e quindi il nostro vagheggiamento sparisce in un lampo. Assolutamente sperimentale è la scelta del duo, semplice ma efficace che dà nuova linfa allo stile.

Old Nick chiude l’Ep con un arrivederci che sa di sfida. “Siamo qui, pronti a divertirci e a contaminare, che vi piaccia a no!”, potrebbe essere il sottotitolo della track. La componente minimalista di questo progetto discografico racchiude in se volonta più ampie, con prospettive utopiche. Lo storm finale di chitarra e batteria è solo un cheeky goodbye, spento nel nebuloso ed esalato ultimo respiro di Jessie.

Lo stile dei Turkey Vulture sembra quasi amatoriale. Non sappiamo se sia inconsapevolmente dilettantesco o se la loro sia semplicemente una strategia discografica. Possiamo dire però che, ad esempio, quel suonare in una cantina dalle pareti di legno, bevendo birra e saltellando tra i poster colorati suscita non poca simpatia in chi guarda i video della band. Ovviamente questo EP è lontanissimo dagli acclamati apici del punk metal ma può fare degna compagnia a chi si sente nostalgico e desideroso di iniziare a strimpellare, sperimentando suoni (così come fanno i Turkey) nella propria camera.

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