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Yo La Tengo – We Have Amnesia Sometimes

2020 - Matador
alternative rock

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Tracklist

1. James and Ira demonstrate mysticism and some confusion (Monday)
2. Georgia thinks it’s probably okay (Tuesday)
3. James gets up and watches mourning birds (Wednesday)
4. Georgia considers the two blue ones (Thursday)
5. Ira search for the slide, sort of (Friday)


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Gli Yo La Tengo dichiarano che la gran parte dei pezzi scritti un 25 anni sono nati così, improvvisando suoni, ma a volte lo fanno anche senza questo fine, ma solo per ripararsi dal mondo esterno.

Forse la spinta, viene da pensare, è data dal fatto che oggi si pubblica di tutto, anche le session più inutili vengono fuori sotto forma di album post-rock di cui per la maggior parte delle volte fatico a trovarne il senso, ma qui il processo mi sembra diverso, mi sembra per lo meno autentico. Nel senso che gli Yo La Tengo ci regalano un estratto della loro creatività, ci ospitano nella loro sala prove e ci fanno assistere ad uno spettacolo di impulsi sonori, un processo necessario per arrivare a comporre discografie tra le più interessanti dell’indie rock dagli anni ’90 ad oggi, un processo di liberazione, di esclusione di qualsiasi pensiero superficiale, come se volessero eliminare lo “Sfidante”, quel “te stesso” che non ti permette di creare liberamente un’opera d’arte perché continua a farti inciampare in obblighi sociali e professionali, continua a rimandarti ai dettami dell’ordine e agli schemi prestabiliti da altri; questo per citare quel furbone di Eckhart Tolle, ma qui la sua visione di completezza individuale Siddarthiana mi trova d’accordo.

“We Have Amnesia Sometimes” è proprio questo: dimenticarsi di cosa ci sta attorno e avere la forza di sospendere i nostri piani terreni per annientare qualcosa che inconsapevolmente ci ruba energia, azzerare il brusio che non ti permette di pensare autenticamente, un bisogno che arrivi ad imparare ad avere, fondamentale, come se l’energia elettrica si sciogliesse attraverso le piante dei piedi e scaricasse a terra tutto il superfluo, quasi un esercizio yogico. E anche i titoli sembrano catartici: frasi comuni di gesti quotidiani che contrastano con l’astratto della composizione. Il tutto serve per non uscire indebolito dal frastuono dell’estraneità mondana.

Un gran lavoro ma soprattutto un gran regalo.

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