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Rise Above Dead – Ulro

2020 - Moment Of Collapse Records / Shove Records
post hardcore

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Tracklist

1. A Vision Of The Earth
2. Hardship Of Joy
3. At the Edge Of Beulah
4. The Divert Of Perceptions
5. Dreams Of Leutha
6. The Endless Strife


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Terzo album per la band milanese Rise Above Dead. “Ulro” è una scatola di 6 brani intrisi di post rock, post hard core e un giusto tocco di psichedelia. Proseguendo con coerenza sonora il cammino discografico intrapreso nel 2015 con l’album “Heavy Gravity“, i Rise fanno atterrare la sonda dell’hc spettrale nella land of Ulro. Lì dove il poeta William Blake collocava i morti viventi c’è uno spazio che rappresenta l’inferno sulla Terra. Tra l’Eternità e Ulro si può immaginare un luogo senza conflitti, un paradiso che dura per sempre. Dalla superficie di Ulro emerge Beulah, figura mistica in grado (forse) di rendere salvifico un angolo così maledetto.

Il post hc dei Rise Above Dead è una forma angosciosa ma al contempo terapeutica del post punk classico statunitense. In questo album troviamo toni più ammorbiditi e meno ruvidi, che fanno comunque riferimento allo stile anni ’70 del genere. Ma la matrice semiconcept fa di questo loro terzo lavoro in studio un elegante prodotto discografico. L’edulcorazione del genere diventa così un concreto marchio di fabbrica.

A Vision Of The Earth si apre con una intro cullante e siderale. Dal nostro point of view il pianeta Terra sembra un morbido cuscino dove appoggiarci e coltivare i nostri sogni. Ma avvicinandoci al punto di atterraggio scopriamo che le turbolenze sono già in agguato. Una flotta di chitarre rilascia scariche aggressive e noise che spezzano la trance soporifera. Siamo già ad Ulro e niente sarà più come prima.

Hardship Of Joy prosegue nella profezia dell’annichilimento. Le distorsioni delle corde da electronicore fanno naufragare la nostra immaginazione verso digressioni da trailer cinematografico. La tensione cresce, l’angoscia ci è dolcemente amica. At The Edge Of Beulah si trova la fonte dell’ispirazione a noi necessaria. Nel profondo subconscio le chitarre sottoaccordate e i synth psichedelici riproducono un sound quasi metalcore. Camminiamo verso il mito, verso la figura che stavamo aspettando. La batteria incalza un ritmo di sfida, i nostri nervi sono saldi. Siamo pronti a specchiarci nelle tenebre.

Dreams Of Leutha ci porta al cospetto di una delle figlie di Beulah, quella ragazza che, come dice Blake, pratica il “sex under law”. I peccati si sciolgono, mentre i sogni si confondono. È la traccia più sperimentale dell’album. Sospesa tra il romanticismo e il breakdown, è ricca di chitarre malinconiche e riff gotici. The Endless Strife ci porta verso la illusoria fine di questo viaggio. Le tinte crepuscolari sono colme di nostalgia precoce. Niente accelerazioni e crust, soltanto una melodia bittersweet che si dilata attraverso il susseguirsi delle note.

“Ulro” è un cortometraggio senza voce. Una narrazione onirica ad occhi aperti. Blake illustrava i propri scritti così da poter rendere più completo il messaggio delle sue opere. E oggi anche la musica diventa supporto e corollario della sua arte.

La volontà dei Rise Above Dead di emergere in maniera significativa dalla crew nazionale ed internazionale è ormai evidente. La raffinatezza di “Urlo” è l’epicentro del progetto discografico della band post hc milanese nata nel 2009, pronta a sacrificare alcuni aspetti dell’hard metal per poter dare luce a un sound nichilista ma al contempo flautato. Un sound che sia quindi degno rappresentante di quella dimensione sospesa tra il soffocamento delle passioni e la pressione della razionalità.

Ulro non è solo un luogo immaginario ma è anche una dipinto speculare della realtà degli uomini, dove si può ancora risorgere e morire nello stesso giorno.

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