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The Bobby Lees – Skin Suit

2020 - Alive Naturalsound
garage rock

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Tracklist

1. Move
2. Coin
3. Guttermilk
4. Riddle Daddy
5. Redroom
6. Ranch Baby
7. Wendy
8. Mary Jo
9. Drive
10. Russell
11. Last Song
12. I’m A Man
13. Blank Generation


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Mi sono sempre detto una cosa riguardo a grandi musicisti che con il passare del tempo perdono un po’ la vena artistica, e cioè di mettersi a fare i produttori, certe volte l’ho pensato talmente forte, maledicendo il momento in cui ho comprato certi dischi, che qualcuno deve avermi captato, è il caso di Jon Spencer che da ormai una decina d’anni non esce con nulla di eclatante né solista, né con i Blues Explosion e allora si mette saggiamente dietro alla consolle per produrre un gruppo di ragazzini appena diciottenni, giovanissimi ma che con il loro album di debutto autoprodotto “Beauty Peagant” del 2018 hanno fatto drizzare le orecchie attente di Spencer che li ha presi e ha forgiato il loro sound in qualcosa di ben più potente e definito e ne è uscito “Skin Suit”. La voce rotta e prossima al collasso emotivo della cantante Sam Quartin conferiscono una personalità strabiliante al quartetto.

È come se Jon infondesse linfa vitale nei ragazzi e li donasse di una spinta creativa per farli diventare i nuovi Blues Explosion e ogni pezzo è irresistibile, uno su tutti Guttermilk, uscito come primo singolo su cassetta, ma anche l’opening Move, un minuto e mezzo in cui capiamo subito dove ci troviamo e che strade stiamo per percorrere insieme ai quattro ragazzi, diciamo che l’unico pezzo debole è proprio quando Spencer presta la sua voce da crooner in Ranch Baby, Jon stai ai suoni e lascia fare ai ragazzi, non c’era bisogno del cameo. 

Ma fa niente, questa piccola inutile incursione non toglie “Skin Suit” dal podio dei migliori album dell’anno, perché “Skin Suit” ha dentro quel rock’n’roll, quello di chi se ne frega se si sporca nel fango, quello che vuole scuotere, che serve a fare un grande rock show e quando si risale sul furgone per la prossima tappa si scrive un pezzo nuovo, “Skin Suit” è tutto quello che insegna quella scuola americana, quella che come sempre, arriva da Iggy and the Stooges, e passa dai Blues Explosion, quella del cuore dell’America nera, dell’electric blues con la cover I’m a Man di Bo Diddley, ma anche la cover di Blank Generation di cui Richard Hell andrà sicuramente fiero, quella che tira giù il palazzo, quella che si appende alle telecamere che riprendono il concerto, quella che riempie lo spettatore come un pugno caldo in pancia. Quello delle posture storte e goffe sul palco, quello che non prende la vita sul serio, o anzi sì e proprio per questo c’è bisogno di lasciarsi andare e l’unica musica che esce, se lo vuoi, è proprio questa. Quell’adrenalina che ti fa venir voglia ti toglierti via la pelle, la tua “Skin Suit”, è di questo che si parla, di emozioni talmente forti per la strada, la vita che batte nel cuore delle miglia percorse per arrivare nel club dove ti esibirai, e usare tutta l’energia che hai ogni sera per il rock’n’roll, per la gente che ti guarda, per farli tornare a casa carichi e con la sensazione di essersi levati una patina opaca dagli occhi.

Questo forse, è prendere la vita sul serio. La vita. Comunque, The Bobby Lees sono oggi una delle poche band that matters. E Sam Quartin è una figura da tenere d’occhio. Apocalisse permettendo, questi ragazzi si faranno sentire. Intanto, ascoltatevi “Skin Suit”, non prendo neanche in considerazione la possibilità che ve ne pentirete.

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