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Widowspeak – Plum

2020 - Captured Tracks
folk / songwriting

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Tracklist

1. Plum
2. The Good Ones
3. Money
4. Breadwinner
5. Even True Love
6. Amy
7. Sure Thing
8. Jeanie
9. Y2K


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Immaginate una vedova seriosa che addenta una prugna carnosa mentre vi guarda dritto negli occhi. Sobria, elegante ma severa, in se raccoglie il segreto della raffinatezza. La sensualità figurativa del “picco della vedova” deriva da una moda dell’Inghilterra del 18esimo secolo. Quando un marito moriva, sua moglie indossava un cappello scuro triangolare con una punta che cadeva al centro della fronte, risaltando l’intensità dello sguardo e il pallore del volto. Ancora oggi una donna che ha l’attaccatura dei capelli alta, con una punta al centro della fronte, sembra possedere un fascino superiore rispetto alle altre. Fascino superno che appartiene all’ammaliante mente e voce di Molly Hamilton, matrice e radice della folkband Widowspeak che oggi pubblica il suo quinto album in studio dal titolo “Plum” (prugna, appunto), prodotto dall’etichetta Captured Tracks. 9 brani di indie/folk specchiato, gemmati dal pugno del songwriting in perfetto stile americano.

Il progetto discografico Widowspeak nasce nel 2010 a Brooklyn quando Molly decise di mettere su una band con il suo amico secolare Michael Stasiak. I due collaborarono per un anno con il chitarrista Robert Earl Thomas e nel 2011 rilasciarono il primo album“Widowspeak”, il cui singolo estratto Harsh Realm fu inserito in un episodio della serie televisiva American Horror Story. In dieci anni di carriera la band ha visto allontanarsi e riavvicinarsi alcuni membri esterni (tra cui anche Stasiak), passando dall’essere un quartetto a ridursi in un sintetico duo, ma il fulcro del progetto è rimasto sempre nella mani di Molly e Robert, voce e chitarra simbiotiche. In particolare Molly ha deciso di ritornare nella sua città di origine, Tacoma, per scrivere i testi delle nuove canzoni, così da poter seguire un percorso a ritroso che le permettesse di riabbracciare le origini del genere folk.

Folk è sinonimo di popolare ma soprattutto di radici, quelle roots sonore nella quali l’americano stereotipato si riconosce. Per renderlo felice gli basta, infatti, immaginare un songwriter itinerante che va in giro con la sua chitarra sempre lucida e tante storie di vita vissuta da raccontare. In questo senso il ritorno alle origini dei Widowspeak fa davvero centro.“Plum” è un batuffolo di cotone candido, bagnato nelle cristalline acque del pure folk. Sulla cover dell’album troviamo il disegno di una prugna stilizzata, realizzato dall’illustratore Nick Dahlen, con cromature e linee che richiamano il Surrealismo. In contrasto rispetto ad un tenue ammodernamento della figurativa espressione del genere, scopriamo, sul retro copertina, una foto di Molly e Robert seduti su un prato. I loro corpi sembrano scaraventati in uno scatto post boomer anni ’70. Vestiti con abiti country dai colori caldi e lievi, emergono da uno sfondo autunnale, dove alberi rinsecchiti dalle cime altissime proteggono la vallata mentre, stoici, lasciano cadere le loro foglie morte. Capelli lunghi al vento, salopette e una giacca marrone volutamente consunta (quella che ogni nostro papà ha nell’armadio), M. e R. ci dicono di credere nell’onirico e di non vergognarci se abbiamo ancora voglia di sognare ad occhi aperti.

Plum è unclassico pezzo indie folk che funge da ouverture. Equilibrate distorsioni delle corde e amplificazioni sonore si appoggiano lievemente sulla fiatata e mistica intonazione femminile.“Feeling less and revealing more. You’re a peach and I’m a plum”. L’allegorico testo cavalca il sinuoso andamento di un’immaginaria plumwave. La trip-track è servita! In The Good Ones la chitarra impreziosisce notevolmente le voce di Molly, risaltandone l’erotismo del canto. Circa 5 minuti di soft-istintivo cordofono che ti spingono a riascoltare il brano più volte (personalmente l’ho messo in loop quasi una mezzoretta).

Il singolo estratto Money ha anticipato l’uscita dell’album con un selfmade video rilasciato lo scorso giugno. Nell’aperta campagna M. e R. ci raccontano di una società surclassata dal dio denaro, dove la deforestazione ha annullato la bellezza primordiale del countryside. La semplicità della vita rurale è ormai superata dalla frenesia della moneta. Il sound dream pop è incentivato dal riff di chitarra di Robert che fa un girotondo per tutta la traccia. Ipnotico il canto di Molly:“Money doesn’t grow on trees…”. Sure Thing si estende, invece, su parallelismi di riverberi ed echi vocali. In questo frangente M. si allontana decisamente dalla tempra dell’icona singfolk classica (parliamo, ad esempio, dell’usignolo di Woodstock Joan Baez), puntando tutto sulla facoltà magnetica della sua voce. La chitarra tiene i freni di un flusso di note evasive che allontanano il brano dai “canonici codici” del genere.

Jeanie è un classico storytelling d’oltreoceano in cui le donne possono identificarsi. Quel brano da ascoltare sedute alla finestra, coi nodi di magone allo stomaco, riscaldandosi le mani con una tazza di caffè bollente mentre fuori la pioggia intona la sua melodia. Lo switch linguistico tra inglese e francese rende il pezzo suadente. Qui fa capolino una vaghissima memoria di restrogusto alla Julien Baker, nell’originario stile di Sprained Ankle.

La cult label newyorkese Captured Tracks mette ancora una volta l’impronta su un progetto discografico intensamente amarcord. “Plum” esprime in ogni nota la voglia di passato, la nostalgia per uno stile musicale che fu e non può ancora morire. Nella delicatezza della voce di Molly sono incastonati tutti i tasselli di un mosaico celebrativo che non è assolutamente imitatorio. Molly può essere certamente una nuova icona singfolk femminile, anche se è ben lontana dalla profonda introspezione comunicativa che l’audience può riscontrare in un’artista capostipite del folk. Facciamo riferimento, per esempio, alla simbologia comunicativa della cantautrice Joni Mitchell, in grado di legare in maniera istintiva con il grande pubblico. Nel tocco delle dita di Robert, invece, c’è un’intenzione musicale precisa, armoniosa ed apologetica. La chitarra parla per lui, con più vigore rispetto al voluto stile agée nel quale si è calato completamente.

I Widowspeak hanno ancora un loro marchio, idealmente riconoscibile. Per tutti i cultori del genere folk questo album è un dessert cremoso col quale godersi un break, un viaggio sensoriale tra passato e presente.

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