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Pig Destroyer – The Octagonal Stairway

2020 - Relapse Records
grindcore

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Tracklist

1. The Octagonal Stairway
2. The Cavalry
3. Cameraman
4. News Channel 6
5. Head Cage
6. Sound Walker


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Da quanti anni i Pig Destroyer educano al grindcore? Beh più di venti. E oggi, con uno spirito pedagogico che non ha intenzione di scemare, rilasciano l’ennesima pietra miliare della loro carriera, l’EP “The Octagonal Stairway”, prodotto dalla Relapse Records. Un altro volume da aggiungere all’Enciclopedia del grind, da leggere/ascoltare per i fanatici del genere e per chi ha ancora i timpani immacolati rispetto a questo tipo di musica. A rendere ancor più succoso il “sentimento del ritorno al passato” c’è una combo di ricorrenze. Quest’anno, infatti, la Relapse Records celebra i trent’anni di attività e cade anche il ventennale della pubblicazione dell’album “38 Counts of Battery“, che i Pig produssero proprio con la Relapse nel 2000.

Sei brani (alcuni di questi sono tra i più famosi della band) e 25 minuti di traslazioni abissale. Quale motivazione manca per permettere ai Pig di gridare a gran voce: “Siamo ancora noi gli arcavoli del grind americano!”? Nessuna.

I Pig Destroyer si formano nel 1997 ad Alexandria, in Virginia. Sono i pionieri di un tipo di grind, quello registrato in studio senza il supporto di un bassista (il bassista John Jarvis entrò nella band solo nel 2013). La formazione attuale (quasi del tutto simile a quella iniziale) si compone di J.R. Hayes (voce), Blake Harrison (sampling), Scott Hull (chitarra), Adam Jarvis (batteria) e Travis Stone (basso). Nel baule della discografia sei album, un demo, due raccolte e cinque split tra cui spicca quello del 2000 con gli Isis (un’apoteosi di post metal e deathgrind). I 4 della band si sono sempre dichiarati influenzati dal thrash metal dei Dark Angel, dallo sludge metal dei The Melvins e dall’american grindcore dei Brutal Truth. E infatti la verità brutale è la caratteristica principale dei testi scritti da Hayes e Scott Hull, anche se negli ultimi anni la denuncia dei temi politici è meno presente nei loro versi.

The Octagonal Stairway è un interrogativo latente. Se l’ottagono è il simbolo della resurrezione, una scala ottagonale, oltre a condurre verso una nuova vita, traccia un percorso ascensionale protetto dall’equilibrio cosmico? La panic room, un po’ spooky e un po’ splatter, cerca una via d’uscita aggrappandosi agli stracci pendenti di un pezzo pubblicato nel 2013. Claustrofobia è il titolo reale del brano! Lo grida J.R per oltre tre minuti cercando una via d’uscita nel fight strumentale. Dove si nasconde il nostro Redentore?

The Cavalry ha anticipato l’uscita dell’EP con un video pubblicato lo scorso luglio. Nel titolo del brano si annida un ermetico aggettivo che deriva dal segno presente anche sulla cover di “The Octagonal Stairway”. Sulla copertina c’è, infatti, una testa mozzata di un cavallo nero con la bocca spalancata e gli occhi illuminati. Qui il concetto di Cavalleria sta a significare “rettitudine del grind”. Nel brano le drums imperano su una mitragliata di colpi elettrizzanti. La tensione del sound arriva subito e si fionda dritta nello stomaco. Impossibile non assorbirla fin dalle prime note. È una tempesta emotiva che inietta euforia in ogni nostro capillare. Confusione ed assuefazione si bloccano solo al risveglio di un conclusivo e negativo suono da effetto larsen.

In Cameraman i “lamenti gutturali” nuotano affaticati tra le grindwaves. Nessuna parola pronunciata tra le volontà ultime, solo vocalizzi disumani prima di essere portati all’obitorio dello stage. Il noise delle chitarre distorte e rutilanti è immagine dell’anarchia pura. Ed è anche un manieristico richiamo alla dolenza fulminea di You Suffer dei Napalm Death (considerati i padri fondatori del grindcore inglese).

Head Cage è anche il titolo di un album omonimo che i Pig hanno pubblicato nel 2019. La testa bloccata in una gabbia e il cervello che macina pensieri. 2 minuti e mezzo di allucinazioni uditive. Sembra quasi di ascoltare sequenze di messaggi subliminali, quelli che appaiano magicamente quando mettiamo su un LP al contrario. La batteria simula un rumore metallico che richiama l’apertura e la chiusura violenta di una gabbia.

“The Octagonal Stairway” è un EP fabbricato nel nome del grindcore. Rumori assordanti, strofe industriali e sequenze doom e thrash metal rimarcano uno stile davvero unico.

Sono passati poco più di vent’anni da quando i Pig Destroyer si formarono con lo scopo di cambiare (o di marchiare a fuoco) il mondo della musica. Dall’attivismo politico, alla scelta dell’epiteto Pig (dispregiativo di Polizia nello slang statunitense) fino ad arrivare ad indagare nei meandri più torbidi di temi sociali quali la pazzia, il sesso, l’omicidio e l’abisso verso cui la vita a volte conduce.

Salite, dunque, su una pedana sonora dove si macinano note in velocità metal/thrash, dove l’anarchia dei testi travolge l’audience mentre il growl’n scream squarcia i veli della confusione.

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