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Il Re di Staten Island, di Judd Apatow

Il re di Staten Island

Scheda

USA, 2020
Commedia, drammatico – Durata: 136’
Titolo originale:
The King of Staten Island
Regia: Judd Apatow
Soggetto: Judd Apatow, Pete Davidson, Dave Sirus  
Sceneggiatura: Judd Apatow, Pete Davidson, Dave Sirus
Fotografia: Robert Elswit
Montaggio: William Kerr, Brian Scott Olds
Scenografia: Kevin Thompson
Costumi: Sarah Mae Burton  
Musiche: Mike Andrews
Suono: Charles Hunt
Cast: Maude Apatow, Marisa Tomei, Bel Powley, Pamela Adlon, Steve Buscemi, Pete Davidson, Bill Burr, Domenick Lombardozzi
Uscita: 30 luglio 2020
Distribuzione: Universal Pictures


Scott è un ventiquattrenne appassionato di tatuaggi che abita a Staten Island assieme a sua madre Margie, vedova ormai da diciassette anni, e a sua sorella Claire, prossima alla partenza per il college. Quando Margie inizierà a frequentare un uomo che come il padre svolge la professione di vigile del fuoco, la vita di Scott subirà un brusco contraccolpo.

L’immaturità e gli atteggiamenti con i quali il ventiquattrenne Scott Carlin affronta gli impegni della vita sono i medesimi che colpirono il giovane comico Pete Davidson a partire dai suoi otto anni, ovvero quando il padre, vigile del fuoco in servizio alla caserma di Staten Island, scomparve nel crollo delle twin towers. Prendendo il là da questa vicenda il cinquantatreenne Judd Apatow, regista trasversale ed esistenzialista, sue le pellicole 40 anni vergine e Un disastro di ragazza, confeziona una nuova catarsi narrativa all’ombra della Grande Mela. Una catarsi figlia del tempo che passa senza che le sbandate della vita di un giovane uomo, incarnate sotto forma di un nuovo uomo nella vita della madre e di una sorella che lo sta lasciando per frequentare il college, possano scuoterlo fino a farlo crescere.

Pete Davidson, deus ex machina di una pellicola dedicata al padre Scott, offre trasporto personale e battute per un personaggio cucito sulla sua esperienza e al quale Marisa Tomei aggiunge una figura materna comprensiva e protettiva dalla quale il giovane non vorrebbe staccarsi troppo facilmente, il tutto sullo sfondo del borough meno celebrato della Mela. Il risultato finale porta a interrogarsi se non fosse possibile fare di più e di meglio rispetto a un trascorso che avrebbe meritato ben altra narrazione con la certezza che troppi sono i punti rimasti in sospeso all’interno di un film finto giovanilista.

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