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Napalm Death – Throes Of Joy In The Jaws Of Defeatism

2020 - Century Media
grindcore / industrial / noise

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Tracklist

1. Fuck The Factoid
2. Backlash Just Because
3. That Curse Of Being In Thrall
4. Contagion
5. Joie De Ne Pas Vivre
6. Invigorating Clutch
7. Zero Gravitas Chamber
8. Fluxing Of The Muscle
9. Amoral
10. Throes Of Joy In The Jaws Of Defeatism
11. Acting In Gouged Faith
12. A Bellyful Of Salt And Spleen

 


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Per chi scrive i Napalm Death hanno rappresentato, ventitrè anni orsono, la porta d’ingresso verso l’estremo musicale, ragion per cui parlarne è ogni volta anche una questione di cuore.

Negli oltre trentacinque anni di carriera infatti, il gruppo di Birmingham non solo si è limitato a codificare e sviluppare un intero genere (il grindcore) ma si è preso pure la briga di evolvere il proprio sound di album in album fino ad arrivare nel 2020 a pubblicare un disco monumentale come questo “Throes Of Joy In The Jaws Of Defeatism“.

I cinque anni passati dal violentissimo “Apex Predator – Easy Meat Meat“, e la successiva decisione di Mitch Harris (che non è chiaro se abbia preso o meno parte alle registrazioni) di prendersi un periodo di pausa, paiono non aver influito minimamente sulla salute del gruppo. Gli inglesi tornano infatti più in forma che mai e con ancora la capacità di stupire amplificando come non mai tutta una serie di scelte artistiche che, per chi conosce solo superficialmente la storia dei Napalm Death, potrebbero risultare inedite ma che tanto inedite non sono.

Shane e soci infatti pur non avendo mai fatto segreto di essere stati pesantemente influenzati da band come Residents, Swans (ascoltate come si apre e come si chiude “From Enslavement To Obliteration“) o Sonic Youth (che hanno caratterizzato tutta la loro seconda metà degli anni ’90 e che sono tributati qua con la stupenda cover di White Kross) alzano ancora di più il tiro rendendo tali influenze necessarie nell’economia dell’album e non più solo esperimenti sparsi.

In mezzo alle “solite” rasoiate grind-metal come la cupissima opener Fuck The Fucktoid, la title track o Blacklush Just Because abbiamo infatti veri e propri incubi industriali figli di Einstürzende Neubauten e dei primi Swans (A Bellyfull Of Salt And Spleen) il tutto mescolato alle avanguardie di Amebix, Voivod o Die Kreutzen (Joie De Ne Pas Vivre) e Celtic Frost (Invigorating Clutch). Assolutamente efficace è in questi brani la prova vocale di Greenway che, ormai lontano dal growl dei bei tempi, ha avuto l’intelligenza e la bravura di evolvere il suo stile in qualcosa di ancora più originale e indecifrabile.

Se in Acting In Gouged Faith dissonanze chitarristiche noise-rock sorreggono una base ritmica schizofrenica, con Amoral abbiamo un brano dal refrain fenomenale e totalmente spiazzante che richiama nuovamente Michael Gira e soci ma del periodo “Love Of Life” questa volta. Giusto a rendere il tutto ancora più complicato e destabilizzante.

Throes Of Joy In The Jaws Of Defeatism” si piazza senza se e senza ma tra le uscite estreme dell’anno ricordandoci che, mai come oggi, “estremo” è ancora sinonimo di Napalm Death.

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