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“Herzeleid”, la grezza purezza dell’esordio dei Rammstein

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Come scrissi in occasione del diciannovesimo anniversario dall’uscita di “Mutter” (2001), mi imbattei in questa band guardando il film xXx nel 2002. Non ci misi a molto a reperire tutti e tre gli album della band teutonica pubblicati fino a quel momento. Notai come il sound dei Rammstein si evolveva in fretta, album dopo album: “Mutter” (2001) e il precedente “Sehnsucht” (1997) riportavano maggiori linee melodiche con maggior maturità compositiva e di arrangiamento delle tracce. Nonostante la grande capacità di migliorarsi, questa band ha esordito con un’opera prima che ha sancito in definitiva il loro balzo sulla scena della musica internazionale: “Herzeleid“ (1995).

Potremmo definire questo lavoro come un’opera pura, grezza, dotata di una naturale asperità, che si pone alla base di quello che la band stessa ha definito Tanz Metal (dance metal), caratterizzato da un sound che fonde elementi di elettronica, industrial metal e techno: i muri di chitarre distorte di Richard Kruspe e Paul Landers e il lavoro martellante e sopraffino delle tastiere di Christian “Doktor Flake” Lorenz viene accompagnato da ritmiche serrate ed imponenti affidate al basso di  Oliver Riedel e alla batteria di Christoph “Doom” Schneider. Questo paesaggio di metallo psichedelico, fiamme e scintille trova il coronamento ideale nella voce cavernosa del mattatore Till Lindemann che esalta la lingua tedesca come non si era mai visto fare prima nella musica metal.

Il disco parte subito su note molto dure: Wollt ihr das Bett in Flammen sehen? batte una marcia fatta da riff stridenti e ritmi serrati che spingono a tenere il passo insieme alla band che ci porta in mezzo ad esplosioni di tecno e metal in Der Meister. In Weißes Fleisch e in Asche zu Asche, la band calca maggiormente sul sound industrial: nella prima troviamo spazio anche per qualche tirata di collo della chitarra di Richard che spolvera un assolo, componente che spesso tende a mancare nella musica della band, probabilmente per mantenere un status più compatto e duro dei brani.  

Lindemann e compagni danno prova di non essere solo metallo e fiamme e con la ballad Seemann ne forniscono la loro prima e ampia dimostrazione. Lindemann padroneggia il suo vocione in modo notevole, tanto che l’aspra lingua germanica risulta quasi più dolce. Dopo questa breve pausa melodica, si riaccende l’electro-industrial con Du Riechst so Gut dove la componente tanz la fa da padrone in modo molto piacevole. Cupe e fortemente industrial Das Alte Leid e Heirate mich, scandiscono ritmiche granitiche e muri di suono imponenti. Anche la titletrack sfodera un ottimo sound metal, che a tratti forse si perde un po’ nella marcia serrata delle strofe, ma il frontman e le tastiere di Doktor Flake fanno un ottimo lavoro di sfaccettatura che dà al brano un po’ più di respiro. Ritmi ancora più incalzanti, ci fanno rimbalzare tra tecno e metal nell’efficacissima Laichzeit, che fornisce la prova dell’attitudine della band tedesca a testi osceni e provocatori. Dulcis in fundo, troviamo una vera chicca, inserita giustamente come gran finale, quasi a spezzare le ritmiche incalzanti udite fino ad ora: Rammstein, una traccia claustrofobica creata su un riff metallico e lento che va a sposare la voce sinistra e minacciosa di Lindemann che ci trascina sul fondo del disco senza ulteriori sussulti.

Herzeleid“ risulta essere un lavoro compatto e molto omogeneo e il suo sound ruvido e grezzo ne fa un’opera prima degna di nota. Qualche elemento creativo poteva essere sicuramente migliorato, ma la band se ne prenderà largamente cura nei lavori successivi, che registreranno una crescita artistica veramente esponenziale. Quindi, quando parliamo dei Rammstein non ci riferiamo all’ennesima trovata commerciale o ad una band fatta da cliché e metal stantio, ma ad un gruppo  che ha saputo creare qualcosa di nuovo: la Neue Deutsche Härte, un esperimento che ha portato ad un risultato esplosivo di innovazione musicale fondendo il sound di band come Nine Inch Nails, Ministry e Kraftwerk. Con questo primo disco abbiamo la prova di come inventiva e originalità contraddistinguano questa band fin dai suoi albori e, negli anni a seguire, tutto ciò è stato ribadito più volte in ogni singolo lavoro della band.

Herzeleid“ risulta essere un lavoro compatto e molto omogeneo e il suo sound ruvido e grezzo ne fa un’opera prima degna di nota. Qualche elemento creativo poteva essere sicuramente migliorato, ma la band se ne prenderà largamente cura nei lavori successivi, che registreranno una crescita artistica veramente esponenziale. Quindi, quando parliamo dei Rammstein non ci riferiamo all’ennesima trovata commerciale o ad una band fatta da cliché e metal stantio, ma ad un gruppo  che ha saputo creare qualcosa di nuovo: la Neue Deutsche Härte, un esperimento che ha portato ad un risultato esplosivo di innovazione musicale fondendo il sound di band come Nine Inch Nails, Ministry e Kraftwerk. Con questo primo disco abbiamo la prova di come inventiva e originalità contraddistinguano questa band fin dai suoi albori e, negli anni a seguire, tutto ciò è stato ribadito più volte in ogni singolo lavoro della band.

Aprendo una piccola parentesi, posso aggiungere che l’estro creativo di Lindemann e il suo percorso evolutivo come cantante e artista a tutto tondo, lo hanno portato alla pubblicazione di due album da solista, in compagnia dell’amico Peter Tägtgren (Hypocrisy), ovvero ”Skills in Pills” (2015) e “F&M” (2019). In questi due dischi non ci sono i Rammstein sicuramente, ma c’è tanto Till inedito che vale la pena di essere conosciuto a fondo.

In conclusione, ripropongo un mio personale punto di vista, cioè che i Rammstein, insieme ai Korn di Jonathan Davis, siano una delle realtà più innovative e convincenti del panorama metal di fine millennio.

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