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Fenne Lily – Breach

2020 - Dead Oceans
art pop

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Tracklist

1. To Be a Woman Pt. 1
2. Alapathy
3. Berlin
4. Elliott
5. I, Nietzsche
6. Birthday
7. Blood Moon
8. Solipsism
9. I Used To Hate My Body But Now I Just Hate You
10. ‘98
11. Someone Else’s Trees
12. Laundry and Jetlag


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Fenne Lily è una giovanissima cantautrice inglese che ha debuttato nel 2018 con il primo lavoro On Hold e si rimette in gioco nel 2020 con l’album art pop BREACH, prodotto da Dead Oceans. Molti la conoscono come la regina emergente delle ballate tristi, e non è forse errato attribuirle tale titolo.

Fenne è un personaggio interessante che racconta le ansie e i turbamenti di una generazione mai completamente soddisfatta. Ricrea nelle sue canzoni un’atmosfera costantemente malinconica che mai si discosta davvero da una languida sensazione di disagio sottopelle. Bisogna avere l’animo predisposto per ascoltare un album di Fenne Lily, ma una volta presa coscienza di ciò le sue canzoni potranno creare un legame intimo. Mette in musica emozioni e sensazioni che spesso cerchiamo di nascondere a noi stessi perché troppo intricate e complesse da afferrare. È uno stile che piace o non piace, difficilmente permette di stare in una zona grigia di apatico giudizio.

Fenne Lily sa come parlare ai giovani di oggi con un legame poetico alla Rupi Kapur. Un paragone non a caso, se seguiamo in BREACH l’evoluzione di una donna che impara a convivere con le sue paure, con le delusioni d’amore, con la solitudine. Se On Hold nasceva dall’esigenza di scrivere musica come esercizio terapeutico, l’ultimo lavoro prosegue con un’indagine personale ancora più marcata. I temi si sono spostati da amori dolorosi all’analisi di come le relazioni con persone terze influenzino la vita interiore.

La sua forza si basa sulla voce delicata e comunicativa, e sui testi sempre molto densi. La linea melodica è solitamente semplice e mai sovrasta la ricezione dei messaggi sussurrati dalla cantautrice. Il tutto deve ricreare un ambiente confortevole in cui l’ascolto sia privo di qualsivoglia turbamento.

Il percorso di Fenne Lily diventa il nostro e in ogni traccia riconosciamo uno spaccato temporale della nostra vita o un sentimento particolare. Alapathy descrive tutti coloro che sono per natura overthinker, pensatori ossessivo-compulsivi, che non sanno mai come silenziare i pensieri nella propria testa. Allo stesso tempo critica i rimedi occidentali e l’utilizzo eccessivo dei medicinali come cura a quelli che in realtà sono i sintomi, non la causa del malessere. Qui capiamo più a fondo la visione del mondo non pienamente convenzionale della cantante, la quale non ha timore di affermare con forza tutta sé stessa, come accade in Berlin, dove vi è una presa di coscienza definitiva della propria crescita: “It’s not hard to be alone anymore”.

In Elliott ci parla di famiglia e della relazione tra infanzia e vita adulta, quest’ultima spesso vissuta in solitaria. Si tratta, però, di una solitudine matura, tappa di quel percorso in cui le conclusioni sono state tratte da vari impulsi, che siano essi familiari, letterari, filosofici, come in I, Nietzsche. Piano piano si dissolvono tutte le insicurezze, anche quelle derivanti da una relazione non confortevole prima di tutto nella propria pelle, fino ad affermare “prima odiavo il mio corpo, ora odio solamente te”.I brani non sono tutte ballate dal ritmo lento. Fenne Lily ci regala Solipsism, una lo-fi rock song ispirata dalla visione di un documentario sui Stone Roses, in cui il tema principale è l’ansia di una generazione trascinata dai social media. Un problema esistenziale ormai declinato nel paragonarsi costantemente agli altri, nel sentirsi in dovere di condividere ogni aspetto della propria vita per non essere lasciati indietro.

Ascoltare questo brano è anche un’occasione per imparare una bella parola tratta dalla dottrina filosofica, solipsismo: una sorta di soggettivismo e individualismo estremo, prestato a simbolo provocatorio della nostra epoca.

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