Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Zeit – Zeit

2020 - Assurd / Shove / Mothership / Tanato
new school hardcore / math / noise

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. The Embassy
2. Yellow Sword
3. The sitting man
4. Whistling in the hole
5. My dear friend
6. Love Psalm
7. Sons
8. The piss
9. Object
10. Republic


Web

Sito Ufficiale
Facebook

Il nuovo disco degli Zeit arriva dopo sei anni di studio, prove, concerti e fatiche. Come ogni band hardcore italiana, i quattro veneziani hanno dovuto affrontare, nella loro carriera, momenti di stallo, difficoltà logistiche, periodi in cui non hanno potuto o addirittura voluto suonare. Non li conosco personalmente, ma so che, anche per loro, sia stato così. Perchè è così da decenni ed è così per tutti, nessuno escluso. Il tratto però che può far la differenza, tra una band e un’altra è il far pesare o meno al pubblico (consolidato o potenziale) le difficoltà nella propria storia e, nel nostro caso, se si parla di una release di un disco nuovo.  Alcune realtà lo fanno, è indubbio. Riescono cioè a far pesare, in qualche modo, la propria esperienza e i propri cosiddetti “sbattimenti” per promuovere un nuovo lavoro, ed è un’odiosa caratteristica tutta nostra, di noi italiani.

Gli Zeit, invece, suonano. Forte. E questo nuovo “Zeit”, uscito per Assurd, Shove, Mothership e Tanato, ne è la prova tangibile. Il disco è stato registrato più di un anno fa ma va bene così, sappiamo cosa si stia passando. I dieci brani che lo compongono, però, ci portano crudelmente al presente e alle vite che tutti noi stiamo passando, divezzando dal piangersi addosso ad ogni calamità. Stilisticamente difficile e, in alcuni brani come My dear friend e Yellow sword, troppo divaganti, queste dieci canzoni rappresentano la cartina tornasole di dove stia andando l’hardcore new school italiano al giorno d’oggi: abbandonando (per fortuna) qualsiasi reminiscenza metalcore, le bands appellabili in tal modo fanno affidamento più al classico crossover/punk e ad un più solido sostegno nei confronti dei riffs, che alle divagazioni “made in Usa” alle quali eravamo abituati sino ad un decennio fa.

Dall’attacco in formato pura scuola Converge dell’iniziale The Embassy alla calamitosa ridondanza di The Sitting Man, infatti, traspare un attaccamento viscerale alle sonorità legate ad etichette come Hydra Head ed agli anni ’90, su cui per esempio si fondano pezzi come The Piss, sicuramente il brano più “hype” dell’intero “Zeit”, sincopato ed eclettico come l’ipnotica e disperata Object, in cui la vecchia scuola di Botch e Breach la fa da padrone.

Nel complesso, l’unico difetto riscontrabile, se si esamina il lavoro nella sua complessità, è forse una marcata ridondanza sonora, che fa perdere il conto dei brani, fa risultare la parte vocale un po’ troppo monotona e che non è in grado di assegnare, a ciascuno di essi, una vera e propria personalità. 

Cerchiamo di estrapolare però la reale portata culturale di questo album, per favore. E di supportare gruppi come loro. Tahoma calls.

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni