Impatto Sonoro
Menu

Goldenground

GOLDENGROUND: Anima Mundi

Goldenground

Esiste un mondo sommerso, una selva di persone, passioni e cuori che stanno dietro alla musica e che ogni giorno la nutrono con amore paterno, nascosti dietro le quinte della scena. Goldenground va a scavare negli intricati tunnel dell’underground per portare alla luce le scintillanti pepite d’oro sparse in tutta Italia e per dare voce a chi è solito dare voce alla musica.

Anima Mundi, all’anagrafe Paolo Sanna, è uno dei giovani fotografi più interessanti della penisola. Le sue opere sono oscure, spirituali, mistiche piene di suggestione e di antico. Anima Mundi è un nome legato alla musica sia italiana che europea, Paolo ha infatti collaborato con la cult post metal band belga Amenra creando per loro una locandina e delle immagini per il merch. Oggi ci parlerà della sua arte, della sua vita e della vita di tutti.

Cosa significa Anima Mundi? O meglio sappiamo che è un’espressione latina che significa “Anima del mondo”, ma cosa significa per te?

Anima Mundi è per me un progetto che nasce da un’esigenza molto forte di voler esprimere visivamente ciò che ci circonda e unisce, ma resta velato nella visione comune che abbiamo di interpretare la realtà per come ci si pone. Sentivo di voler riscrivere ciò che era nascosto in ogni cosa facendo emergere un’unica essenza conduttrice, scardinando i binari interpretativi classici e reinterpretando ciò che andavo ad immortalare secondo la sua natura più intima. Percepire l’essenza dietro la realtà e dargli forma secondo la mia visione.

Come hai iniziato a fotografare? Raccontaci come si è evoluta nel tempo la tua passione.

Ho sempre avuto una forte propensione e interesse sin da piccolo nella fotografia e nelle arti visive, ma non ho mai avuto i mezzi per poterla sviluppare. Iniziai con il telefono solo perché non avevo altro modo di esprimere quel che volevo, quando arrivò la prima reflex (un modello vecchissimo) iniziai ad esplorarne le potenzialità ampliando il range di possibilità da sfruttare. Aveva davvero molte carenze tecniche, ma proprio quella difficoltà tecnica mi portava a dover trovare escamotage per sopperire alle limitazioni della macchina e riuscire ad ottenere comunque quel che era la mia visione. Credo sia stato in assoluto il miglior allenamento possibile, a quel punto avevo nel tempo capito appieno come poter giocare con la luce e imprimerla secondo la mia volontà.

Che cosa cerchi quando fotografi? Quali sono i tuoi soggetti preferiti e quali le sensazioni che ti piace trasmettere?

È una domanda relativamente complessa perché per quanto possano esserci dei soggetti ricorrenti non ne ho di preferiti.
Più che il soggetto in sé è ciò che la foto è in grado di trasmettere, ogni scatto che fa parte del progetto dev’essere permeato da un’unica essenza o sfumatura di essa, ed essere in grado di suscitare quel tipo preciso di emozioni nell’osservatore in maniera chiara. Per quanto riguarda le sensazioni anche qui non è semplice rispondere. Molti inquadrano le mie visioni in un qualcosa di accorpabile a delle sensazioni oscure, e non fatico a capire il perché dato che sono permeate da quest’aura in parte.
Ma non è solo l’oscurità, è un’insieme di sfumature che ne creano una precisa. La fragilità di una parte di ognuno di noi, la poetica, la sospensione, la malinconia, l’impermanenza della vita, mi vien naturale toccare quelle corde in modo che ogni foto non sia solamente estetica ma si trascini dietro un qualcosa di più.

Mostraci la tua opera preferita, anzi mostracene due, la tua opera preferita dal tuo catalogo e la tua opera preferita in generale.

Difficile definirne una, in una qualche maniera sono tutte parte di me per quanto visivamente diverse. Per quanto riguarda un’opera preferita in generale mi sento di uscire parzialmente fuori binario e attingere dall’universo cinematografico. Senza dubbio la filmografia di Andrej Tarkovskij, regista russo che più di tutti (parere personale) abbia davvero vissuto l’arte per ciò che la sua anima gli suggeriva. Una sensibilità e poetica visiva straordinaria, che riesce a toccare delle corde di me che nessuno è in grado di toccare in questa maniera. Spicca personalmente Stalker come film, che ritengo quasi una rappresentazione della parte di me più profonda, nonché uno dei picchi massimi della storia della cinematografia.

Alcuni dei tuoi set sono molto ricercati, sembrano quasi delle illustrazioni più che delle foto. Spiegaci il processo che porta alla nascita di una delle tue opere. O almeno quello che puoi rivelarci!

Una parte sicuramente principale della nascita di una delle mie opere e la forma mentis in cui mi trovo al momento. La maggior parte sono tratte da momenti vissuti in esterno e in contesti naturali. Il totale fluire di me in comunione con il luogo in cui mi trovo è una parte fondamentale per far sì che possa creare opere di quel tipo. Devo sentire il soggetto, esser parte dell’ambiente circostante, ed essere in grado di immortalare e trasmettere ciò che il soggetto intimamente è in grado di potermi dare. Costruire una composizione in ambiente ed illuminazione controllata è un qualcosa che faccio di rado se non per realizzare idee specifiche che naturalmente sarebbe impossibile che si manifestino. Il resto poi è stato solo un ossessione e un feeling maniacale con il mezzo fotografico e il controllo totale della gestione della luce naturale in funzione di quel che voglio ottenere.

Sappiamo che sei arroccato nella bella Sardegna, quanto influisce il territorio in cui vivi nella tua arte?

Molto, molto davvero, sia in positivo che forse in negativo.
Parliamo di un territorio storicamente e fisicamente chiuso, mai totalmente isolato ma che è riuscito a mantenere nel corso della storia vive tradizioni e modi di approcciarsi alla vita che hanno superato i vari tumulti sociali che ogni epoca ha contraddistinto. Sicuramente influisce il rapporto quasi simbiotico che vivo nei contesti naturali e il sentire quel che hanno da trasmettere. Il rovescio della medaglia è sicuramente la difficoltà del costruire in loco un percorso artistico che possa realmente diventar tale.
Non ci sono molte prospettive da quel punto di vista, ma mi riferisco ai canali artistici tradizionali. Forse è anche un po’ questa la forza, vivere in un contesto straordinario ma che non ti da alcuna possibilità, senza poter creare una rete di contatti, spingi oltre ogni tua possibilità. Il limite dato dalla mancanza di prospettive ti fa tirar fuori tutto quel che sei in grado di fare perché parti, perlomeno inconsciamente, in difetto.

Che cos’è per te la musica? Che posto occupa nella tua vita?

Assolutamente di rilievo. Nasco dal contesto musicale locale, è stato una parte fondamentale della mia vita sin da quand’ero un ragazzino e continua ad essere una parte imprescindibile della mia vita. La musica è e rimane vita, un veicolo di emozioni dalle sfumature infinite capace di dar voce alle necessità che ognuno porta dentro facendo fuoriuscire tutto quel che teniamo dentro.

La tua arte è profondamente legata alla musica, ci racconti alcune delle collaborazioni che hai fatto con le nostre band Italiane?

Son state sicuramente fondamentali per quanto riguarda il mio percorso professionale. Ho iniziato collaborando con SARRAM per il flyer del suo tour europeo e da li si è aperta la prospettiva di poter integrare la mia visione nel dar forma agli artisti che la sentissero in linea con ciò che volevano rappresentare visivamente. Fondamentale è stata la collaborazione con la band italiana WOWS gruppo con cui ho avuto la fortuna di entrare in contatto e con cui c’è stato subito feeling da cui è nata una collaborazione a lungo termine che include print in edizione limitata, flyer e inserti speciali dedicati alla limited edition del loro ultimo lavoro Ver Sacrum. Degne di nota sono anche le collaborazioni con Golden Heir Sun per quanto riguarda l’uscita del primo singolo del suo nuovo disco, le successive uscite di Sarram per quanto riguarda flyer e artwork del suo nuovo disco Silenzio, e sicuramente un disco di cui ho curato interamente edizione in vinile e digipack di una band italiana di cui potrò rivelare qualcosa solo più avanti con l’uscita del disco. Ci tengo a citare e salutare Django Nokes (tra i più forti digital artist contemporanei) con cui ho avuto modo di collaborare nella creazione di opere che integrano i miei scatti e la sua maestria.

Non solo italiane sono le band con cui hai lavorato, com’è stato collaborare con una band come gli Amenra? Puoi raccontarci qualche retroscena?

È stato per me incredibile. Seguendoli davvero da tantissimi anni ed essendo uno dei miei gruppi preferiti nonché forse il gruppo di spicco per quanto riguarda le emozioni in grado di suscitarmi, totalmente in linea con ciò che mi porto dentro, per me è stato oltre le aspettative. Un qualcosa che sicuramente mi sarebbe piaciuto come punto di arrivo ma mai avrei pensato potesse essere un punto di inizio, anche e soprattutto considerando il fatto che sono circondati da artisti a 360 gradi in ogni ambito, compreso quello fotografico all’interno del loro collettivo Church Of Ra. Il tutto ad altissimi livelli. Negli anni li ho seguiti nei loro live un po’ in tutta europa e oltre che sul piano musicale ho compreso quanto fossero davvero incredibili come persone. Persone umili, alla mano, che vivono realmente quel che esprimono con la loro arte nella spontaneità più totale. E le persone, prima del gruppo secondo me sono la parte fondamentale per un fenomeno come il loro. Quando Colin mi chiese degli scatti da utilizzare per il flyer del tour sudamericano e probabilmente delle magliette la mia risposta fu ovvia. Non tanto per chi fossero o cosa rappresentassero dal punto di vista musicale ma per il fatto che persone che vivono il mondo dell’arte in ogni sua sfumatura avessero in qualche modo compreso ciò che poteva racchiudersi in alcune delle mie opere. È questa per me la soddisfazione più grande. Ricordo sicuramente con immenso piacere quando nell’evento per il ventennale a Londra andai a consegnargli le stampe delle opere richieste, come omaggio sincero. Lì ho capito ancor di più le persone dietro al gruppo. Un abbraccio sincero e diretto, è ciò che di meglio può rappresentare quell’incontro. Ringrazio ancora Colin e gli Amenra per questa possibilità, a ricordarci che i fili che uniscono le persone non hanno distanze o barriere ma che ognuno può profondamente comprendere l’altro anche in un muto silenzio a chilometri di distanza.

Ti piacciono i concerti? In questo momento storico fa tristezza parlarne, però ti andrebbe di ricordare uno degli ultimi eventi a cui hai partecipato che ti ha piacevolmente colpito?

Assolutamente si. Dal concerto punk più underground ai grossi eventi di artisti affermati nel panorama mondiale. Il filo conduttore resta sempre la possibilità di rapportarsi con le emozioni che sono in grado di suscitare i live, in tutte le loro sfumature. Non posso non citare dopo il duro periodo di lockdown il Bonesfest, evento indipendente di cadenza annuale che organizzano dei ragazzi in una delle zone più remote e suggestive della Sardegna. Ho avuto la possibilità di parteciparvi oltre che come spettatore anche con un’installazione artistica e per questo gli sono grato.
Poter assistere ad un live di livello in una foresta totalmente isolata per chilometri è sicuramente un qualcosa che consiglio a chiunque abbia modo di poter vivere un’esperienza simile.

Come hai vissuto questi tempi infausti? Come hai gestito la tua attività artistica durante il lockdown?

Inizialmente con un po’ di disorientamento, come tutti credo, ma l’isolamento (seppur purtroppo forzato) ci porta a fare costantemente i conti con noi stessi e questo se preso in maniera positiva ci da modo di poterci snodare da noi stessi come persone dandoci il tempo di poter evolvere ciò che siamo. È stato sicuramente però un periodo tragico per molti di noi e non nego di essermi sentito vicino a tutti quelli che ne hanno sofferto su più piani. Per quanto riguarda l’attività artistica è stata prolifica dal punto di vista delle commissioni ma al contempo molto frustrante per l’impossibilità di poter creare negli ambienti in cui son solito farlo.
Anche quest’aspetto è stato però per me positivo al fine di cogliere quelli che erano i limiti del mio modus operandi e abituarmi a lavorare tra le mura domestiche.

Noi continentali veniamo in Sardegna per le vacanze tutt’al più, però da voi esiste una scena con degli artisti notevoli, che magari anche per il costo di trasferimento vediamo molto raramente. Ci puoi consigliare qualche band e qualche disco da ascoltare?

Per quanto riguarda le band locali vi consiglio sicuramente SARRAM progetto straordinario con cui ho avuto il piacere di collaborare più volte, Thank you for smoking un gruppo che non ha nulla da invidiare a gruppi affermati nel panorama internazionale, Gairo band straordinaria dal vivo, 1782 doom classico e tombale, Unholy Impurity black metal creato da persone che davvero vivono in simbiosi con quello che fanno, Deathcrush super band che spinge da decenni la musica estrema isolana, Drought band straordinaria, My Own Prison storica band hardcore da Cagliari, Squonk ragazzi che nel deserto degli Sleep hanno trovato decisamente qualcosa in più da dire e Vargtimmen progetto drone davvero raffinato.

Che cosa credi che serva per fare quello che fai tu? Qual è la caratteristica o la qualità principale che bisogna avere per intraprendere un percorso artistico come il tuo?

Qualsiasi sia l’arte in cui ci si sente di volersi esprimere la cosa fondamentale è creare per esigenza di dover esprimere un qualcosa, mai per assecondare una richiesta di mercato o di aspettative del pubblico.
L’atto creativo nasce da quest’esigenza, quasi viscerale, di far fluire una parte di sé tramite il vettore che meglio è in linea con la nostra volontà di esprimerlo. La costanza e lo studio del mezzo vengono da sé e si sviluppano con il tempo, un’altra cosa fondamentale è non avere fretta di arrivare.
Ogni cosa si compie nel tempo in cui è giusto che accada e resta imprevedibile, inutile cercare di forzare questo processo.

Ti lascio un po’ di spazio per spiegare le tue iniziative del momento se vuoi.

Al momento mi trovo in una fase di stallo intermedia, sento l’esigenza di dovermi fermare un attimo e concretizzare il mio percorso fatto sin’ora per poterlo evolvere e superare. Sicuramente sto pensando ad una pubblicazione nella speranza che qualche casa editrice possa essere interessata nel produrre un volume fotografico che raccolga i miei lavori più importanti. Sto poi lavorando ad alcuni progetti con band italiane e non, e aprendo delle strade secondarie di cui vi farò sapere sicuramente in futuro! Ringrazio tantissimo Matteo per avermi invitato e ImpattoSonoro per ospitarmi sulle sue pagine virtuali. Ringrazio soprattutto tutti quelli che credono in quel che sto facendo, non è scontato e non lo sarà mai.
Blackthoot collective per avermi accolto insieme ad altri validi artisti, e tutti coloro i quali vedono qualcosa nelle mie opere, spero vi abbiano trasmesso qualcosa. 

Grazie mille Paolo per le tue accorate parole, ti auguriamo un buon lavoro!

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Articoli correlati