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Sumac – May You Be Held

2020 - Thrill Jockey
post metal

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Tracklist

1. A Prayer For Your Path
2. May You Be Held
3. The Iron Chair
4. Consumed
5. Laughter And Silence


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Il progetto SUMAC rappresenta da cinque anni uno dei punti di riferimento della musica sludge metal più sperimentale. Il trio è composto da personalità del calibro di Aaron Turner (leader dei leggendari Isis), Brian Cook (bassista dei Botch) e Nick Yacyshyn (membro di gruppi alieni come Baptists e Genghis Tron). Visti i nomi altisonanti, ci si aspetterebbe sempre grande musica da una formazione del genere, e in effetti due dei quattro LP realizzati dalla band sono da considerare opere d’arte ben congegnate, dalla struttura solida e pienamente riuscite sul lato espressivo. Stiamo parlando di due album del 2018: American Dollar Bill, creato in collaborazione con l’artista giapponese Kenji Haino, e Love In Shadow. Entrambi i lavori raccolgono composizioni piuttosto elaborate e smuovono la terra sotto i piedi dell’ascoltatore, portando la musica metal verso limiti post-industriali agghiaccianti e spietati.

Nel 2020, i SUMAC annunciano “May You Be Held”, a detta di Turner un disco figlio dei tempi correnti e perciò specchio del complesso periodo storico che stiamo tutti vivendo. L’album comincia nel vuoto dei droni in un’atmosfera post-apocalittica, nella quale il cantante ogni tanto si lancia in grida affrante come lampi che squarciano un cielo prossima alla tempesta. Successivamente, “May You Be Held” si sviluppa nella lunga e caotica composizione omonima (19:52 minuti) in cui post-hardcore abrasivo, stacchi industrial e raffiche death metal si danno il cambio in una staffetta a dir poco scoordinata.

Il corpus del disco è dunque da bocciare non perché sterile, bensì per lo stesso motivo che porta l’album ad essere uno dei peggiori della band: manca l’alchimia tra gli strumenti e tra i generi musicali che il trio vuole esprimere, senza riuscirci, in maniera fluida. Le due tracce che portano l’album verso il rumore di fondo finale caricano e graffiano letteralmente le orecchie. The Iron Chair manifesta un incubo nel quale free form e il noise più acido si amalgamano in una musica estrema, mentre Consumed si sviluppa in un quarto d’ora di riff titanici intervallati da un ronzio che diventa sempre più accentuato e costante. “May You Be Held”, grazie a queste due canzoni riuscite nella loro macabra interpretazione, si salva da un baratro di mediocrità che non farebbe certamente onore ai SUMAC.

Il nichilismo percepito durante l’ascolto si avverte ma non colpisce, e se davvero la band voleva raccontarsi e comunicare concetti profondi tramite il linguaggio (anti)musicale, questa volta non c’è riuscita del tutto.

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