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Orplid – Deus Vult

2020 - Prophecy
neofolk

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Tracklist

1. Ouvertüre
2. Abend loht über dem Tale
3. ... (Deus Vult 3)
4. Jan Palach
5. Madonna von Stalingrad
6. Dunkle Stunde
7. Ich sah dich Flöte spielen
8. ...(Deus Vult 8)
9. Tamara Bunke
10. Ich bin!
11. Purpurne Stimmen
12. ... (Deus Vult 15)
13.Bald kommt der Krieg in dein Haus
14.Sommer ging verirrt, geheim                                                                                           
15... (Deus Vult)                                                                           
16. Deutschland 16                                                                                                                   
17. Das Abendland                                                                                                                   
18. Cortez


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“The ‘country of the poets and philophers’ is our fatherland, in whose tradition we create and transfer autonomous art”.    

Dalla Sassonia, terra di filosofi e poeti, prosegue la tradizione dell’accademia tedesca, trasmutata però in arte autonoma. Così si ripresenta al pubblico il duo neofolk Orplid che rilascia il nuovo album“Deus Vult”, prodotto dalla label Prophecy Production.

Frank Machau (voce, compositore e strumentista) e Uwe Nolte (voce, graphic-art e poeta) sono ormai l’epitome contemporanea del German Neofolk. Ubicati nella cittadina di Halle an der Sale (la più grande della Anhalt Sassonia), si fanno scudo del motto crociato Deus Vult!, cioè “sia fatta la volontà di Dio”, per musicare 72 minuti di propaganda sonora in memoria della gloriosa e atavica civiltà occidentale.

Il progetto discografico Orplid nasce nel 1996 con lo scopo di produrre un sound di nicchia che potesse essere sia specchio delle diversità che della celebrazione culturale della inner land sassone. Il successo e la notorietà internazionale arrivano però solo nel 2008 con l’album Greifenherz.
“Deus Vult” è il simbolo di un’ultima missione, una dichiarazione finale di indipendenza e orgoglio per le proprie radici. Diciotto brani canonici, ortodossi e magnificamente fuori dal tempo.  Combattere e morire per una causa è il significato latente dell’album, che si ispira alla narrazione di alcune memorabili vite tragiche, susseguitesi durante il corso delle epoche storiche. Al suo interno ci sono anche sprazzi di richiami all’Etenismo, la celebrazione dei simboli archelogici pagani, culto tanto caro alla band neofolk britannica Death in June.

Jan Palach era una patriota cecoclovacco, eroe della resistenza anti-sovietica. Il panegirico per Jan si estende in poco più di 6 minuti musicali, composti da una lunghissima e solenne intro che si lascia andare, negli ultimi istanti, ad una seriosa narrazione dei fatti. La Madonna von Stalingrad è un disegno del militare tedesco Kurt Reuber, realizzato nel Natale del 1942 a Stalingrado, durante l’omonima battaglia. Maria si stringe in una coperta, tenendo in grembo il suo bambino. Trincerata come le truppe tedesche. Anche qui la narrazione malinconica è assolutamenete lapidaria. Il sound gotico è impreziosito da una fisarmonica di sottofondo, la stessa usata dai cantastorie urbani che mendicano per le strade tedesche. Una motivetto da nenia finale addolcisce la track.

Dunkle Stunde ovvero “l’ora buia”. Il soundscape etereo del brano si immerge in liquidi dark gotici, mentre i synth amplificano e rendono contemporanee le linee sonore. Il basso tiene il tempo di una suspense opprimente. Le “voci violacee” nell’oscurità della notte di Purpurne Stimmen si confondono attraverso echi tribali. Al crepuscolo una voce massiccia annuncia la discesa dei Antenati, mentre un organo dalle canne metalliche soffia i toni del Verbo. Il coro di sottofondo celebra l’arrivo della Verità.   

L’evocazione di antichi miti e leggende si cristallizza in un sound romantico e profondo. L’elettronica minimalista, combinata alla suggestione strumentale delle chitarre acustiche, viene accompagnata da vocalità altisonanti. Flauti, arpeggi a bocca e atmosfere dark ambient sono gli elementi principali di questo manifesto culturale teutonico.“Deus Vult” si relaziona (attraverso qualche sfumatura sonora) anche al filone del neofolk amico della politica di qualche decennio fa. Parliamo di quel neofolk fanatico e codificato, i cui testi richiamavano concetti politici del partito tedesco Nazionalsocialista dei Lavoratori. Rispetto a tale ambito, il richiamo al recupero di quei simboli ha lo scopo di creare un collegamento concettuale tra il passato storico e la realtà sociale.  

Frank Machau ha commentato così il recente sviluppo artistico degli Orplid: “La nostra musica è diventata più complessa e più astratta. Ma al di là della cifra stilistica, siamo stati fedeli a noi stessi nel migliore dei modi”.Il neofolk apocalittico e sincretista degli Orplid si scalda con mantelli ruvidi di industrial e note meccaniche. La peculiarità del duo sassone è proprio il canto in lingua tedesca, l’unico in grado di legittimare le profezie leggendarie. Orplid, in tedesco, vuol dire isola da favola, desiderio immaginario, configurato nel simbolo di un luogo lontano e lieto.

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