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Enslaved – Utgard

2020 - Nuclear Blast
prog rock / black metal

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Tracklist

1. Fires In The Dark
2. Jettegryta
3. Sequence
4. Homebound
5. Utgardr
6. Urjotun
7. Flight Of Thought And Memory
8. Storms Of Utgard
9. Distant Seasons


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Nella mitologia norrena l’Utgard è la parte esterna alle mura di Midgard, permanentemente ricoperta di ghiaccio e neve, nonché dimora dei Giganti di brina. La splendida copertina di Truls Espedal (qua alla sua decima collaborazione), in cui i due corvi di Odino, Huginn e Munnin (rispettivamente il pensiero e la memoria) scrutano in lontananza Midgard, ci trasporta, ancora una volta, nell’universo musicale e narrativo degli Enslaved che dopo averne posticipato di quasi otto mesi l’uscita, pubblica finalmente il suo ultimo lavoro.

Il percorso di Grutle e Ivar è una specie di miracolo musicale caratterizzato da quasi trent’anni di carriera senza un solo passo falso e sempre alla costante ricerca di nuovi stimoli. “Utgard” non fa eccezione e ci presenta la band in forma smagliante, focalizzata ancor di più nel cesellare il proprio sound sempre in bilico tra tradizione e modernità. Non aspettatevi quindi grossi stravolgimenti per un suono già di suo riconoscibilissimo e personale quanto piuttosto un costante cambiamento tramite piccoli ma efficaci passi evolutivi.

In questo quindicesimo lavoro in studio, il gruppo di Bergen trasporta la propria musica su binari ancora più progressivi mescolando il classico riffing a cavallo tra il black e il rock settantiano con cori floydiani e elementi folk. Ne sono un esempio l’opener Fires In The Dark e Flight Of Though And Memory che racchiudono ognuna di queste caratteristiche in maniera perfetta. La successiva Jettergryta che mescola furiose parti viking-metal ad stacchi crimsoniani, fa da apertura a Sequence uno dei momenti più alti di “Utgard“. Il brano è un viaggio psichedelico multiforme che si snoda attraverso momenti quasi free form, “echi” floydiani (tutta la stupenda parte centrale) ed un finale visionario impreziosito dalla collaborazione con Martin Horntveth (Jaga Jazzist).

Homebound riprende il suono epico di “Vertebrae” rendendolo ancora più efficace tramite un uso affascinante delle clean vocals e un riff finale da pelle d’oca, mentre con Urjotun ci troviamo di fronte al brano più atipico. Ritmiche serrate alla NEU! e un approccio kraut-rock fanno di questa canzone un esperimento perfettamente riuscito, vicino a certi momenti di “Below The Lights” e “Monumension“. La chiusura è affidata a Distant Season, splendida ballata rock semiacustica dal sapore anni ’70 a meta tra i Pink Floyd più bucolici e i Genesis.

Ancora più che in passato gli Enslaved sembrano aver trovato un equilibrio perfetto tra tutte le loro influenze arrivando, con “Utgard“, a un risultato finale coerente, organico e tremendamente efficace. Per l’ennesima volta tra i dischi dell’anno.

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