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Bartees Strange – Live Forever

2020 - Memory Music
indie

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Tracklist

1. Jealousy
2. Mustang
3. Boomer
4. Kelly Rowland
5. In a Cab
6. Stone Meadows
7. Flagey God
8. Mossblerd
9. Far
10. Fallen for You
11. Ghostly


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Perchè sacrificare stili, influenze e passioni, pur se distanti l’una dall’altra, quando si può costruire un posto nuovo dove tutto possa convivere? Dev’essere stata questa la domanda che ha spinto Bartees Strange a infilare tutto ciò che di interessante ha trovato negli anni nella scena musicale contemporanea all’interno del suo album di debutto “Live Forever”.

31 anni, afro-americano nato però in Europa, ad Ipswich, figlio di un militare e di una cantante lirica, trasferitosi presto in Oklahoma prima e a Washington e Brooklyn poi, un’infanzia com’è ovvio immerso nella musica, le opere, certo, ma anche dischi jazz e funk, black in genere, qualche esperienza come giovanissimo cantante in cerimonie religiose, eventi scolastici e via dicendo, e poi però via per la propria strada, tentando il tutto per tutto nella nella scena emo e hc (Bartees & the Strange Fruit era il nome di una sua vecchia band), ma non funziona perché nella sua idea di musica fondamentalmente non c’è spazio per steccati e frontiere di sorta e mescolare in un disco chitarre punk-rock e atmosfere trap non gli sembra tutto sommato un’idea così balzana. È rimasto stregato da Bloc Party e TV On The Radio, non solo per ovvie affinità culturali, ma piuttosto per la capacità, soprattutto dei secondi, di armonizzare in un unico prodotto musicale una varietà di approcci entro cui sulla carta trovare affinità è un po’ un’impresa.

Live Forever” è appunto una sintesi di questo suo modo di intendere il fare e l’ascoltare musica, saltando a piè pari dall’hip-hop all’indie rock, dal folk al punk-rock, fino all’elettronica, e alla trap. Partite da dove volete, perchè “Live Forever” è come una di quelle serie tv crime, in cui ogni episodio è staccato dall’altro, tratta, risolve e chiude un caso ogni volta differente, ma contemporaneamente, più sotto, c’è un’indagine più lunga e complessa che attraversa l’intera serie e tiene unito uno all’altro ogni episodio. Sono l’identità ben definita e l’intenzione forte di Bartees Strange a tenere uniti i pezzi di un disco in cui convivono tante anime, e alla fin fine partire dal punkgaze di Mustang per arrivare all’elettronica scura di Mossblerd, facendo tappa per località distanti anni luce tra loro come la trap claustrofobica di Kelly Rowland, l’r’n’b fumoso di In A Cab e l’emo acustico di Fallen For You e Far non è poi un viaggio così accidentato.

Funziona tutto? Non proprio, perché qualche momento di troppo c’è, tipo l’electro spinta di Flagey God o quella atmosferica della conclusiva Ghostly, così come Stone Meadows sembra troppo un pezzo dei Bloc Party, ma il tutto è comunque messo giù con una convinzione tale – e una voce davvero bella – da sembrare sempre e comunque coerente, credibile e interessante.

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