1. Voi mica io
2. Solo una bocca
3. Versateci del vino
4. Che ci facciamo noi
5. Pantelleria
6. La violenza della luce
7. Nel cuore del cuore
8. Dimmi se lo sai
Mia mamma, andavo a scuola, se vedeva che tardavo a staccarmi dall’avvolgente tepore delle lenzuola, piombava in camera mia e, con un colpo secco premeva l’interruttore della luce. La mia cameretta si illuminava come uno stadio mentre la luce mi trafiggeva gli occhi. Questa è stata la prima immagine o ricordo che mi è saltato in mente quando ho letto per la prima volta il titolo dell’album “La violenza della luce”.
Per quanto la luce nell’immaginario collettivo rappresenti qualcosa di puro, sacro, santo e necessario talvolta può essere di una violenza inimmaginabile. E meno male. Gianluca De Rubertis con il suo ultimo progetto prova a descrivere il fotogramma in cui da un momento di “buio” si passa a un momento di “luce”. Da un momento negativo a uno positivo sbattendo contro la violenta realtà di noi stessi e di quello che siamo.
Al primo ascolto di “La violenza della luce”, si rimane a galla tra la superficie delle melodia e dal modo di cantare di Gianluca. Gli arrangiamenti e le melodie sono, oserei dire, semplici. Che non vuol dire banali sia ben chiaro, piuttosto l’accompagnamento musicale è fatto di pochi strumenti ma usati bene. Ritmi orecchiabili ma che non scadono nel pop insulso che spesso passa per radio. La musica non è la protagonista dei brani ma fa da sfondo alla voce di Gianluca che da cantante si trasforma in narratore facendo si che il suo timbro profondo ci accompagni tra i caratteri della sua scrittura profonda.
Sono i testi i veri protagonisti dell’album. Il primo pezzo si intitola Voi mica io ed è uno di quelli che ho apprezzato maggiormente e in cui possiamo trovare una critica sociale non indifferente verso chi considera l’amore qualcosa di privo di sfaccettature o verso chi si crede originale e unico senza rendersi conto, però, che sta seguendo semplicemente la massa. In tutti i brani ci sono riflessioni sulla nostra società, sulla fatuità del divertimento, sulle nostre scelte e sul destino. Gianluca fa uno sforzo potente e per niente facile nel mettere a nudo se stesso ma anche l’ascoltatore stesso arrivando all’ultima canzone. Dimmi se lo sai chiude il racconto di De Rubertis. Si tratta di un pezzo sempre attuale su domande che ognuno di noi si è sempre posto come, per esempio, come trovare la felicità.
Ascoltando più volte quest’opera si percepisce tutto il lavoro e la passione di Gianluca, tuttavia c’è qualcosa che non convince. Ogni canzone presa singolarmente funziona, ma messe una di seguito all’altra tendono un po’ a stancare. Per quanto i testi siano arguti e viscerali non bastano a far percepire la violenza della luce. Forse si poteva spingere di più dal lato musicale e creare un perfetto mix di testo e suono. Allora avremmo sentito per davvero la violenza della luce.
In conclusione, “La violenza della luce” è un album dall’anima pop senza fronzoli, con testi profondi, ironici e riflessivi ma a cui manca davvero poco per essere perfetto. Più violenza e meno buio la prossima volta.