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Yung Belial – Mirror

2020 - Subsound Records
trap / noise / industrial

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Tracklist

1. Burning.EXE
2. Black Latex
3. Nailbomb
4. Cuore nero
5. Mirror
6. Crowdkill
7. Ventricoli
8. TechnoDeathDoomCore
9. Cianuro
10. Visions
11. Downfall


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Era solo una questione di tempo prima che la trap (qui in Italia beninteso) cominciasse ad ibridarsi con tutte le sottocategorie della musica pesante. Se negli Stati Uniti già pesi massimi come Run The Jewels e sperimentatori come Ho99o9 e Hyro The Hero stanno lambiccandosi col genere più bistrattato di tutti, buttandoci dentro il loro talento e altri elementi fino a renderla interessante, qui nessuno ci aveva provato, se non giocando con un certo tipo di vestiario – vedi Young Signorino con la maglietta di Burzum. Essendo la trap una questione più fashion che di contenuto, andrebbe pure bene così, ma cosa accadrebbe se al gradiente puramente estetico si aggiungesse quello musicale?

Chi di voi segue le propaggini dell’hip hop italiano è memore di Metal Carter e di come il suo horrorcore – così come quello del Truceklan in generale – pagasse dazio a quello di Necro e compagnia cantante, già indebitati col metal tutto ma nell’anno del Signore (delle Tenebre, ci mancherebbe altro, eh) 2020 dalle nostre parti era necessario (o anche no) che fosse proprio la trap, e non più la Scienza Doppia H, a pagare questo famigerato debito. Ed eccoci qua, davanti alla figura diafana di Yung Belial: capelli lunghi, lenti colorate, smalto d’ordinanza, vestiario a là Reznor nel video di The Perfect Drug, magliette di Darkthrone, Nails, logo black intricato. C’è tutto. Ma la sostanza?

Che ci crediate o no, c’è anche quella, e passa anche dalle mani di Luciano “Lou Chano” Lamanna, che di determinate sonorità è tra i più grandi latori italici, nonché uno dei miei preferiti, tra Ministero dell’Inferno, Ivs Primae Noctis e gli ultimi, spettacolari, Serpents al fianco di Karyn Crisis, e ora in combutta col trapper bresciano, che invece dell’MC classico non ha nulla – nemmanco le doti tecniche ma a chi importa? – ma che mesce, pure con una certa “saggezza”, le liriche del “peggior” metallo nero con quelle della peggiore trap. Il risultato è a dir poco spassoso, nonché funzionale. Forse pure bello. Credibile di sicuro.

Ora, immaginatevi di trovarvi al crocevia tra Mortecattiva, Metal Carter e le liriche di una qualsivoglia band extreme metal più o meno introspettiva (più Dani Filth che Ihsahn e Nocturno Culto, ai quali comunque si paga un tributo), ed avrete gli ingredienti dei contenuti di “Mirror”, un momento ben poco indulgente con se stesso, l’altro sboccato e violento, di una pochezza che ormai rara non è più. Quando trappa, Yung Belial, è bene o male allo stesso livello dei suoi colleghi ma con in più quel menefreghismo del politicamente corretto e del pulito vicino ad Aggettivo7 o Lolocaust che a noi piace e convince (“Schivo queste troie come fossi un fucking ninja/Perché picchio la tua tipa con le lyrics/Le puzza la figa”, “Piramidale sopra piume sto giurando il vero/Tetragramma mi rivela scuro più del nero”, “Ti decapito con uppercut/Rinato sono il nuovo Ra/Non mi parlar di metal fra”), quando invece torna nel suo territorio, in inglese e tra scream e growl mostruosi, tutto si impenna, cattivo ed impestato, piacendoci ancor di più.

YB si trova poi in una situazione di privilegio, perché ha a disposizione l’arte digitale di Luciano che incastra dedali noise deraglianti (Burning.EXE, Mirror), horrorcore virato gangsta (Nailbomb), monstre industriali che ricordano da vicino i Godflesh (Downfall), gotiche elettrostasi ibridate digital hardcore (Visions, TechnoDeathDoomCore) e sfiancanti ballate oscure (Cuore nero), tutte cose che alzano il livello e non di poco, lasciando i vari Dardust, Charlie Charles & co. al palo.

“Sono il cardinale tipo bishop, sopra queste pussy faccio trickshot” is the new “Stupro mia nonna in un bosco, le metto nella vagina un poster di Vasco”. Divertente è dir poco.

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