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Tunng – Dead Club

2020 - Full Time Hobby
folktronica

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Tracklist

1. Eating The Dead
2. Death Is The New Sex
3. SDC
4. Three Birds
5. A Million Colours
6. Carry You
7. The Last Day
8. Tsunami
9. Man
10. Scared To Death
11. Fatally Human
12. Woman


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Se non avete mai sentito parlare del genere folktronica, non abbattetevi e sfruttate l’occasione di ascoltare il disco di oggi. Sì perché i Tunng sono una band molto rappresentativa di questo genere. E come in uno sketch dei Monty Python, la storia dietro a questo disco è puro humour nero. L’aspetto bizzarro che provocherà una rapida contrazione alle vostre labbra è che in piena pandemia di coronavirus, i Tunng pubblicano un album… sulla morte. E giustamente – mi si passi il parallelo – un po’ come successo con il capolavoro di Rossellini “Roma Città Aperta”, il botteghino pianse proprio perché nessuno voleva rivedere immagine ancora vivide della guerra, con l’introspettivo ottavo album “Dead Club”, mentre la litania delle morti in ospedale è ripresa, nessuno vuole ascoltare canzoni “macabre”.

Ma per fortuna non è veramente cosí. Le dodici tracce di “Dead Club” sono molto lontane dall’essere negative. Anzi, emettono persino una sensazione di serenità, una luce rassicurante. Ma Sam Genders non nasconde il fatto che il gruppo ha messo in dubbio i meriti di questo progetto. “Abbiamo iniziato a pensarci nel 2018, molto prima che arrivasse il coronavirus. All’inizio della pandemia, ci siamo chiesti se fosse appropriato continuare a fare questo album. Ne abbiamo parlato intorno a noi e siamo giunti alla conclusione che, al contrario, era ancora più importante farlo. È stato un ottimo momento per parlare della morte. “

Sam Genders ammette di essere sempre stato appassionato di questo argomento. Due anni e una pandemia persistente dopo, l’argomento è più attuale che mai. Il 2020 è quindi un momento spaventoso ma appropriato per i Tunng per esaminare più da vicino la morte in alcune delle sue sfaccettature.

Il singolo A Million Colors dà subito il la: ‘I can see how the world could exist without me, I can feel how that space would be filled perfectly’. La band non dovrebbe preoccuparsi di farci capire che siamo tutti finiti e forse non così importanti come pensavamo. Il mondo continua a girare lentamente e non si può fare nulla al riguardo. Ciononostante i Tunng riescono a colorare quell’oscurità ancora più nera con la malinconica traccia di apertura Eating The Dead. La traccia suona minimalista, sforna un lungo suono di synth e un pianoforte che accompagnano servire il testo: “Lay you on my kitchen table, cut you open tenderly”. Gustoso, ma comunque piacevole. Anche Swedish Death Cleaning è immersa nella penombra. Il termine si riferisce alla pulizia della casa prima di morire, al fine di dare ai propri cari meno pulizia in seguito. La traccia di questa azione morbosa suona più vivace e canta in modo quasi imbarazzante: ‘We are Swedish death cleaning’. Non avrei mai pensato ad un tale connubio, lo confesso.

Ma c’è anche un po’ di luce. La band lo fa principalmente in due pezzi dalle melodie assai armoniche come Three Birds e The Last Day che danno un senso di leggerezza. Tuttavia, quando arriva il ritornello ‘The Last Day of your Life’ diciamo che non si vorrebbe essere il protagonista del pezzo.

Dead Club” è diventato un disco più che affascinante, un lavoro quasi sociologico. A causa del tempo di ascolto e dell’empatia necessari, quest’album non è un disco da sfoggiare in salotto con gli amici. È molto di più; è un ascolto concettuale che cerca di toccare le sfere più profonde del subconscio e che richiede semplicemente un po ‘più di concentrazione. Le dodici canzoni sono un interessante mix di musica, poesia, parola e tutto ciò che le gira intorno, e lo fanno in modo molto organico, in modo che il disco non si senta forzato in nessun momento. “Dead Club” è forse un disco utile da ascoltare oggi proprio perché permette una certa introspezione.

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