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Interviste

Orrore e antiche tecnologie: intervista e premiére firmate Mondoriviera

Lorenzo Camera, già membro dei folli progetti Ponzio Pilates e Manuel Pistacchio, ha esordito quest’anno celandosi dietro alla figura di Mondoriviera con il disco “Il tempio degli uomini granchio” (qui la nostra recensione), un disco assolutamente folle, che ripercorre strade horror e di tecnologia decadente (decaduta?).

In occasione dell’anteprima assoluta al video-set in studio (che voi trovate qui di seguito) “Mondoriviera live al mare“, registrato il 29/9/2020 a Lido di Dante nello studio Al Mare di Francesco Giampaoli e girato da Nicola Baldazzi, abbiamo pensato bene di intervistare Lorenzo per scoprire qualcosa di più di Mondoriviera.

Ciao Lorenzo, dicci, come e perché nasce Mondoriviera? Ma, soprattutto, perché si chiama Mondoriviera?

Ciao amici, il progetto si chiama così perché quando è nato volevo fare principalmente muzak, musica da ascensore e poco altro, e ci stava molto bene (backstory: Mondo Riviera era anche un brano di Sam Paglia e gli ho chiesto se potevo usarlo e lui ha detto che era ok). In ogni caso, mi ci sono affezionato e me lo sono tenuto. 

Cos’è, e dov’è, questo tempio degli uomini granchio? Non posso nasconderti che mi viene in mente la Crab People di South Park.

Non mi ricordo quella puntata di “South Park”, me la andrò a cercare. Era più una ode ai Mirelurk di “Fallout 3”, credo, mi sono sempre piaciuti un sacco… che poi sono tipo degli isopodi giganti che stanno in piedi e camminano, più o meno. 

Parli di scelte estetiche insolite, riferendoti a “Il Tempio degli Uomini”, e vorrei approfondire l’idea di estetica in un mondo che si basa ormai su sovrapposizioni di stili di ogni tipo. Quali hai stratificato tu, lavorando al disco e quali invece vorresti integrare in futuro? Che ruolo pensi abbia, infine, l’estetica nella musica contemporanea?

I generi che ho mischiato… non saprei rispondere senza dire cose confuse. Secondo me è musica da Freddy Krueger 1-2, con presenti un bel po’ di chitarre tutte matte. Penso che, se dovessi spiegarlo a qualcuno, direi questo.  Riguardo all’estetica nella musica contemporanea (ma anche tutta), alla fine in ambito musicale si parla di personalizzare il suono che vuoi “catturare”, ed è ovviamente la base di qualunque processo creativo, penso. In futuro penso che andrò su delle sonorità più umide e limpide.

Siamo arrivati ad un punto, nel 2020, in cui si può parlare davvero di vintage-synthetico, in cui le sonorità che fino a quindici anni fa sembravano futuro, oggi sono già considerate, per l’appunto “vintage”. A tuo avviso il futuro non è più descrivibile al punto che per creare musica guardiamo a ieri per descrivere l’oggi?

Ognuno ha da sempre la propria concezione di musica del futuro. Io per vintage “synthetico” (immagino si parli di sintetizzatori dato che l’hai scritto così) non mi immagino la roba di quindici anni fa (tipo drone industrial e derivati) ma più i sintazzi anni 70, Yellow Magic Orchestra o Jean-Jacques Perrey (più pop sempre fine 60) o Jean-Michel Jarre. Nel senso, la roba di quindici anni fa non è roba né fresca né vecchia, credo. Non credo che chi utilizza sonorità nostalgiche voglia descrivere il futuro, ma fa la musica che gli piace, come anche chi (magari senza volerlo) crea la musica del futuro.

Per comporre e registrare hai usato programmi open source, un vecchio PC e una chitarra effettata, perché questa scelta? Cosa ha aggiunto a quello che hai creato?

Ho usato quel tipo di gear perchè su Windows c’è della roba veramente pazzoide, tipo vecchi plugin putrefatti bellissimi. Non so se ha ”aggiunto” qualcosa ma era proprio quello che mi serviva. 

Secondo te è possibile che i live streaming, in qualche modo, possano se non soppiantare la musica live (si spera di no) diventare una nuova dimensione di intendere le performance, quantomeno dal punto di vista visuale?

Penso di non aver mai visto un live musicale per intero in streaming, però ho guardato ore e ore di streaming su persone che giocano a videogiochi o parlano. Secondo me, lo streaming più che la musica live a breve sostituirà la TV.

Contrapponi gli horror coi quali sei cresciuto alla melensaggine che ci viene spesso proposta. A tuo avviso questa melensaggine in qualche modo è sintomo o parte di un politicamente corretto che strangola l’arte oggi come oggi?

Mah, è un discorso un po’ assurdo e non so perché ho dichiarato questa cosa nel comunicato stampa, probabilmente quel giorno stavo rosicando. La roba melensa (tipo “tu mi hai lasciato ueee ueee”) è di base roba trita e ritrita fatta per fare i soldi, non ha niente a che vedere con l’arte e quelli che la fanno non hanno nessun interesse nel trattare tematiche dove è difficile esporsi (giustamente). Fare della roba commerciale e fare arte fanno davvero fatica adincontrarsi nella mia testa, ma è OK se qualcuno considera la musica commerciale arte, specialmente se ci sono milioni di persone a pensarla nello stesso modo. Il politically correct non è un problema quando vuoi ripercorrere la strada dell’ovvio. Mentre quando vuoi fare un certo tipo di arte e magari ti esprimi sinceramente su tematiche attuali multi-sfaccettate o anche solo dici la cazzata sbagliata lì rischi, sì, di venire censurato o perma-bannato pure quando è palese che stai facendo dell’ironia (#FREESDRUMOX).

Grazie mille per il tempo che hai concesso a ImpattoSonoro. Lasciaci con una citazione da un film dell’orrore a tua scelta, per descrivere i tempi in cui viviamo.

Grazie a voi, è stato un piacere! “Grazie del passaggio, bhghg, signora”  (Creepshow 2).

(c) Diego Pasini

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