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Bring Me The Horizon – Post Human: Survival Horror

2020 - RCA
metalcore

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Tracklist

1. Dear Diary,
2. Parasite Eve
3. Teardrops
4. Obey (with Yungblud)
5. Itch for the Cure (When Will We Be Free?)
6. Kingslayer (feat. Babymetal)
7. 1x1 (feat. Nova Twins)
8. Ludens
9. One Day the Only Butterflies Left Will Be in Your Chest as You March Towards Your Death (feat. Amy Lee)


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Col passare del tempo, diventa sempre più difficile approcciarsi alle nuove uscite dei Bring Me The Horizon. Da sempre al centro delle polemiche dei più elitisti, il gruppo ha saputo distinguersi soprattutto grazie alla capacità del frontman Oliver Sykes di sperimentare con nuove tecniche e nuove sonorità, raggiungendo l’apice con l’ultima fatica discografica, “Amo“, che aveva diviso la comunità metal, e l’EP “Music to Listen to…“, che invece aveva del tutto sconvolto i fan del gruppo.

L’uscita di “Post Human: Survival Horror” doveva dunque servire a rimettere le carte in tavola e a segnare un nuovo punto di avvio (ma attenzione, non una svolta). Fin dall’inizio, infatti, assistiamo ad una vera e propria inversione di rotta, riportandoci indietro di anni, al periodo più metalcore del gruppo. Dear Diary è una traccia che convince e in qualche modo imposta il clima del disco, caratterizzato dal ritorno di breakdown potenti, scream e giochi di elettronica (la breve Itch For The Cure ne è l’emblema), onnipresenti ormai da anni nelle produzioni del quintetto britannico.

Non manca mai comunque la componente più sperimentale, in particolare l’introduzione a Parasite Eve, cantata da un coro bulgaro che conferisce una certa solennità e drammaticità ad un brano già di per sé esplosivo. Tema principale della maggior parte dei testi, difatti, è l’arrivo di un nuovo e misterioso virus, pronto a distruggere l’umanità. Una situazione a cui siamo più o meno abituati, con la crisi sanitaria che tutto il mondo sta attualmente vivendo. Ed è proprio qui che l’album ha affondato le sue radici, già a partire dalle registrazioni, effettuate appunto durante la pandemia di Covid della scorsa primavera. Una canzone, però, era già stata pubblicata un anno fa, e aveva fatto ben sperare (Ludens, per l’appunto).

Altro punto di forza di questo breve album sono le collaborazioni con diversi artisti, alcuni dei quali piuttosto controversi (Babymetal sopra tutti), a rimarcare il fatto che l’originalità è di casa. Una standing ovation più che meritata va invece all’ultimo pezzo, un duetto tra Oliver e Amy Lee, direttamente dagli Evanescence (che giusto poco tempo fa avevano citato i BMTH in giudizio per plagio).

One Day the Only Butterflies Left Will Be In Your Chest… si configura come un dialogo tra la Natura (impersonificata dalla bellissima voce di Amy, appunto) e l’Uomo. “On the verge of no return, why’d you keep fucking it up?” (“Sul punto di non ritorno, perché continui a rovinare tutto?“) Tema essenziale è la questione ambientale, che tanto ci è cara, specie negli ultimi tempi: l’Uomo non può continuare a vivere nelle condizioni attuali e ad abusare di Madre Natura, sua unica genitrice, colei che lo nutre e lo protegge: senza di lei, infatti, non potrebbe vivere. “You know you can’t breathe on your own” (“Lo sai che non puoi respirare da solo“), lo ammonisce Amy. Si può dire che questa sia l’unica «ballad» del progetto, che però si evolve già verso la fine del primo ritornello, costruendo un climax di pathos che esplode poi sul finale, con la voce urlata (ed effettata) di Oliver accompagnata da malinconiche note di piano che canta: “Love isn’t in the air” (“L’amore non è nell’aria“).

Post Human: Survival Horror” si dimostra così un eccellente prodotto, che si discosta dai più recenti lavori del gruppo, forse proprio per aver saputo esprimere con estremo realismo e crudezza la realtà del mondo che ci circonda, un mondo devastato da una pandemia e dai continui cambiamenti climatici.

Come la carriera dei Bring Me To Horizon, anche questo album è a tratti altalenante, con grandi pezzi e con altri che invece non convincono del tutto (Kingslayer, ad esempio), ma complice anche la produzione di Mick Gordon (illustre compositore di colonne sonore per videogiochi), il disco risulta molto dinamico e compatto nel complesso, come se ci trovassimo davvero all’interno di un’esperienza ludica, la più spaventosa di tutte: la vita stessa.

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