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L’incredibile storia dell’Isola Delle Rose, di Sydney Sibilia

Isola delle Rose

Scheda

Italia - 2020 - Commedia
Durata: 117’
Regia: Sydney Sibilia 
Cast: Elio Germano, Matilda De Angelis, Leonardo Lidi, Tom Wlaschiha, Luca Zingaretti, Fabrizio Bentivoglio

 


L’ingegner Giorgio Rosa, appassionato di meccanica, di costruzione di oggetti di ogni genere e poco incline a una professione comune e inquadrata, nel 1968 ha l’idea di costruire, fuori dalle acque territoriali italiane, una piattaforma ribattezzata “L’isola delle Rose”, ovvero uno stato libero, indipendente e con una lingua ufficiale (l’esperanto).  

Sydney Sybilia ricompone il sodalizio con il regista, amico e produttore Matteo Rovere, con il quale fra il 2014 e il 2017 è giunto al successo con la trilogia di Smetto quando Voglio, esordio fragoroso e fra i più promettenti degli ultimi anni, esattamente a metà tra la riflessione sociologica e la commedia. Questa volta il regista Salernitano mette mano a una vicenda che dalla riviera romagnola è stata storicamente rimossa tanto velocemente come la piattaforma creata dall’Ingegner Rosa, un Elio Germano che, spogliatosi dei panni di Antonio Ligabue, si è nuovamente calato nella parte di un sognatore fuori dagli schemi ma con i piedi ben saldi per terra, o ancora meglio poggiati sul fondo del mare. Germano, che ha studiato e visitato Bologna per apprenderne usi, costumi e ovviamente la cadenza dialettale, si muove con fare disinvolto fra il sogno paterno di mettere al servizio della comunità la sua inventiva e quello di non piegarsi a una vita comune a quella di tanti altri ingegneri come lui.

Oltre al sogno di un uomo che non voleva omologarsi, la pellicola, uscita a inizio dicembre per Netflix, vira in direzione della commedia quando ad essere coinvolte sono le cariche istituzionali, in particolar modo Luca Zingaretti, nella ruolo del Presidente del Consiglio Giovanni Leone, e Fabrizio Bentivoglio in quello del Ministro Dell’Interno Franco Restivo. 

Unica pecca di una pellicola godibile che ricostruisce romanzando una vicenda caduta nel dimenticatoio, il linguaggio e gli atteggiamenti di una generazione di poco più che ventenni che pare quella d’oggi proiettata nei ‘60ies. Nel complesso però si sorride, si riflette sul senso di libertà anarchica e ci si specchia in un passato remoto fatto di un boom economico inarrestabile e a suo modo omologante, che solo qualche sognatore avrebbe potuto pensare di incrinare.

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