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Faten Kanaan – A Mythology Of Circles

2020 - Fire Records
sperimentale / neo classical

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Tracklist

1. Patagonia Motet 1 Lago
2. The Archer
3. Hesperides
4. Birds Of Myrrh
5. Night Tide Anteros
6. Sleepwalker
7. Mist And Madrigal
8. Reve Riviere
9. Erewhon
10. Patagonia Motet 2 Andes
11. The North Wind
12. The Heron
13. Ishtar Terra


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La Fire Records è etichetta di quelle importanti e coraggiose. Dischi di artisti e band come Pulp, Spacemen 3, Pere Ubu, Gigolo Aunts, Gun Club e Jane Weaver, solo per citare i primi che mi vengono in mente, sono stati pubblicati proprio dall’etichetta britannica fondata nel 1984 da Johnny Waller e Clive Solomon.

Dopo 3 ottimi album passati purtroppo troppo in sordina, la musicista newyorkese di origine tedesca Faten Kanaan, ha dato alla luce “A Mythology Of Circles”, uscito il 13 novembre scorso proprio per Fire Records. La speranza è che questa volta la risonanza sia maggiore perché il talento espresso è di quelli che meritano la giusta attenzione.

Vestali avvolte in bianco verginale, cori di voci lontane che si librano leggere nell’aria, soffi di vento che sospirano tra verdi fronde. Atmosfere crepuscolari, romantiche, bagliori che balenano nell’oscurità di una notte senza tempo. Il movimento dei pianeti in perfetto equilibrio tra loro, il ciclo delle stagioni scandito dai colori che ne descrivono lo scorrere dei giorni. Un disco che merita di essere raccontato più a sensazioni che a mera analisi descrittiva delle singole tracce. Dovrebbe in realtà essere sempre così a mio avviso, ma quando poi la qualità che ci viene proposta è di questo livello, diviene addirittura necessità oggettiva.

Potrebbe essere importante specificare che le tredici tracce che compongono il disco sono state create con l’utilizzo del live-looping senza sovraincisioni ne modifiche tonali? Sì, sarebbe importante. Sarebbe degno di nota descrivere questa pregevole artista come fine autrice di musica elettronica dalla sempre insolita struttura narrativa? Certo, anche questo sarebbe importante. Ne arricchirebbe decisamente il quadro generale. Sarebbe importante anche descrivere gli arrangiamenti che strutturano e danno corpo alle canzoni di questo album, ma non è ciò che voglio perché inevitabilmente finirei per sminuire tutte le sensazioni che questo disco è stato in grado di suscitarmi.

Ogni traccia è il capitolo di un romanzo ambientato in un’era lontana, un’inquadratura sfocata dove figure femminili sfilano tra colonne di un tempio in rovina. Patagonia Motet 1 Lago è la prima di queste visioni oniriche. Perfetto intro per il viaggio che sta per iniziare. The Archer è magnifica nel suo arpeggio elettronico che si apre sul finale. Hesperides è magica e ipnotica nel suo incedere così catatonico.

Il flauto quasi infantile di Birds Of Myrrh è un gioco a nascondersi tra i suoni gravi e solenni dei sintetizzatori mentre Night Tide Anteros, senza dubbio uno dei pezzi più interessanti del disco, è un lento pellegrinare attraverso territori senza nome. Sleepwalker è densa di atmosfere lynchane mentre Mist and Madrigal, altro momento tra i migliori di questo pregevole lavoro è un crescendo di arpeggi minimali, essenziali, ma anche densi di passione. Il carillon di Erewhon ci traghetta verso Patagonia Motet 2 Andes, momento quasi liturgico.

The North Wind, primo singolo estratto da questo album, corredato anche di suggestivo video perfettamente in linea con le atmosfere del pezzo, è una cavalcata post-rock, grave, fragorosa che meglio di altre tracce identifica l’essenza di questo disco.

Un album che è occasione perfetta per scoprire, o continuare ad amare, una musicista dal talento cristallino, capace di sospendere la linearità del tempo.

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