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Paul McCartney – McCartney III

2020 - Capitol
pop / rock / songwriting

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Tracklist

1. Long Tailed Winter Bird
2. Find My Way
3. Pretty Boys
4. Women and Wives
5. Lavatory Lil
6. Deep Deep Feeling
7. Slidin'
8. The Kiss of Venus
9. Seize the Day
10. Deep Down
11. Winter Bird / When Winter Comes


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E così anche Paul McCartney ha fatto il suo disco da lockdown (lui dice “rockdown”, definizione accattivante, converrete), il che ci induce a considerarla una moda ormai necessaria.

Per l’occasione, Macca toglie via il lucido e le decorazioni dal precedente “Egypt Station“, si emancipa da quel tipo di magniloquenza pop e incide un album impastato nel fango della fattoria del Sussex dove è stato registrato. Se “Egypt Station” faceva l’effetto di un marinaio con la sigaretta elettronica, in questo Sir Paul sembra un vecchio zio di campagna che si diverte a jammare con i nipoti in garage. Stavolta, torna in modalità one man band come già ai tempi dell’esordio solista dopo lo scioglimento dei Beatles (“McCartney I“), e come nell’album che seguiva il rompete le righe con gli Wings (“McCartney II“): una specie di chiusura del cerchio, insomma, come la foto di copertina creata da Ed Rusha lascia facilmente intendere.

Dal primo recupera l’aria ufficiosa e un pò naive e la rustica sincerità di un suono da party in masseria, e dall’altro eredita quelle occasionali manie sperimentali che  s’allineano bene col tono artigianale dell’album sollevandone l’eclettismo. Chiaramente, la maggior parte delle volte che “McCartney III” diventa rilevante è quando butta le braccia al collo di quel pop-rock di cui Macca è sublime maestro (Seize The Day sono i Beatles senza i Beatles), ma nondimeno riesce ad imbrigliare l’immaginario anche con numeri di rock-blues elettrico (la sardonica Lavatory Lil) e virate al confine con l’heavy (Slidin’, grossomodo la cugina di secondo grado di Helter Skelter).

A fare gli onori di casa ci pensa Long Tailed Winter Bird, uno sbuffo folk-blues increspato dai synth che è poco più di una scusa per dare un tono a quello che segue. Ad accoglierti come un vecchio amico è la scintillante Find The Way, un pezzo che vi resterà in testa per tutto l’inverno e che prova a soffiare un pò di conforto. Più audace, quasi spavalda, è Deep Deep Feeling, un brano che fa avanti e indietro tra soul, blues, gospel, elettronica, jazz e brame sperimentali. Piacerà a Paul Weller, suppongo.

Dalla soffitta della nostalgia viene tirata giù Pretty Boys, un pezzo da groppo alla gola che offre un’interessante  riflessione sulla fama. In Woman And Wives McCartney setaccia il blues per tirarne fuori una ballatona con un piano che sembra arrivare dalla sala prove di Nick Cave, mentre The Kiss Of Venus è un’intima e acustica canzone d’amore in cui Macca contraddice con un sorprendente falsetto i suoi 78 anni. Il sipario cala sulle note della pastorale Winter Bird/When Winter Comes, un post-it appeso al camino sulle cose da fare in campagna e che induce un senso di pacata serenità familiare.

In “McCartney III” la vanità non è quasi mai una preoccupazione, è un lavoro che quasi si compiace delle proprie smagliature, non cerca il tempo perduto e Sir Paul quelle come Taylor Swift ancora se le mangia a colazione.

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