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Arte anarchica: le Quattro Stagioni di Alberto Nemo

(c) Stefano Boraso

Rovigo, il Polesine, un non-luogo fermo nel tempo, ma allo stesso un campo base nelle parole e nell’arte di una delle figure più controverse e rivoluzionarie della musica italiana. Alberto Nemo, fuoriclasse 1988, è sicuramente un personaggio sfuggevole ma romantico nel suo essere extra terrestre per ciò che la cultura mainstream propone e propina quotidianamente, come un boccone già masticato da altre bocche e con un sapore ormai scomparso. Berlino, Amsterdam, Parigi: Alberto viaggia e si mantiene suonando, partendo dalla strada per arrivare alle chiese e alle cerimonie funebri. Quando sei nomade, prendi tutto come viene, vivi alla giornata, non consideri neppure il ritorno a casa; ma quando torni beh, non vorresti più ripartire.

Il primo disco, rilasciato l’11 settembre 2017, è solo uno degli innumerevoli tasselli per leggere e non comprendere del tutto l’artista Alberto Nemo. Perché sì, non siamo di fronte a uno sperimentatore sonoro che ambisce al “tutti”, bensì a un anarchico che vuole vedere la massa più conscia scendere a compromessi con quanto di creativo sta producendo. Sono una persona sensibile, per me l’habitat naturale è quel luogo in cui un determinato tipo di clima, di luce, di aria mi permettono di sentirmi me stesso; quando mi sposto ho bisogno di assestarmi, in un modus operandi che mi vede sprecare tantissime energie.

Alberto Nemo avanguardista contro Alberto Nemo essere umano radicato nel suo presente, in un tourbillon personale e artistico che lo vede concentrarsi sulla ricerca spirituale interiore. Il mio punto di partenza? La materia, a discapito del concetto: mi ispirano gli esseri umani, la natura, l’energia. Produttore in quanto manipolatore, Alberto è un artista sopra le righe, capace di produrre una quantità di musica difficilmente classificabile solamente sotto il sostantivo “catalogo”: per lui, come indicato nel suo “Manifesto della musica essenziale”, la musica è fatta per stare in alto, per essere un’esperienza totalizzante. E in quanto tale, Alberto va oltre, introducendo il concetto di pictura vocalis, processo interiore nel quale “lo strumento disegna, la voce dipinge, l’orecchio ascolta e la mente visualizza”. Personalmente, mi sento vicino all’uso dei colori di Mark Rothko, del Tiepolo e di Tiziano, voglio sposare una semplicità artistica che si accosti alla primordialità dell’arte stessa; a questo proposito, Matthew Herbert è senza dubbio uno dei miei punti di riferimento quando si parla di svuotamento della musica.

Abbiamo chiesto ad Alberto Nemo di condurci attraverso il suo 2020 a bordo di una personalissima guida all’ascolto di alcune delle sue opere rilasciate quest’anno, con brani da lui stesso scelti per permettere all’ascoltatore e a chiunque si interessi alla sua arte di interfacciarsi quanto più possibile con essa. Una playlist suddivisa per stagioni, a rappresentazione ulteriore della liaison che permette alle mani di Alberto e dell’atmosfera/natura circostante di stringersi senza soluzione di continuità.

INVERNO

(c) Stefano Boraso

L’1 gennaio 2020 esce Giostre, il tredicesimo disco di Alberto Nemo, realizzato insieme all’artista di Potenza Picena Mauro Mazziero. L’album nasce e ruota attorno alla figura della giostra variamente rappresentata negli undici acquerelli su carta cinese di Mazziero che sono stati riprodotti nel libretto interno dell’album. I brani prendono vita partendo da alcune registrazioni casalinghe di Mazziero (carillon, giostrine giocattolo, automi, fischi, rumori ambientali, campane tibetane, ecc.) successivamente elaborate da Nemo per comporre la colonna sonora di quest’opera. La release, prodotta da MayDay, è il primo disco al mondo del nuovo anno e del nuovo decennio.

Il 15 febbraio 2020 esce Io Dio No, il quattordicesimo disco di Alberto Nemo che segue l’album “Giostre” realizzato in collaborazione con l’artista Mauro Mazziero che, anche in questo caso, ne illustra la copertina.
I testi di Alberto disegnano episodi della sua vita, riflessioni e pensieri che attraversano il tempo e si fanno più stringenti e lucidi in questo presente. L’omaggio a Dino Campana è l’indizio rivelatore di una fratellanza poetica che ha le sue radici nel Novecento e che segna una “Stagione che sta per finire” mentre un’altra tarda a iniziare. Le arie rarefatte e intime di “Giostre” si compendiano con questa raccolta di narrazioni poetiche e profetiche, mosse da motivi musicali che, come nella migliore tradizione di Alberto Nemo, sono figli del vento e dello spazio, di un universo vissuto che si fa stanza per il nostro quotidiano.

PRIMAVERA

(c) Stefano Boraso

Il 10 aprile 2020 esce Amore Eterno Odio, il diciottesimo disco di Alberto Nemo. La nuova opera, prodotta da MayDay, vede la luce il Venerdì Santo e risuona nel vuoto che riempie le strade e le piazze. Si tratta di un concept composto da quattro brani stampato su disco in vinile. I primi tre si intitolano rispettivamente Amore, Eterno e Odio; il relativo testo di ognuno è composto dalla sola e unica parola contenuta nel titolo. L’ultimo brano, dal titolo Amore Eterno Odio, è una fusione dei precedenti. Questo lavoro nasce da una profonda meditazione in questi giorni di tempesta virale e virtuale, laddove si sciolgono tutte le fortezze di ghiaccio costruite dalle nostre paure-certezze. Tre parole chiave, ciascuna protagonista di un brano, che vanno a unirsi nell’ultimo in una vertigine sonora. Le prime due parole sono di tre sillabe, l’ultima è di due (Dio non si può dividere) per un totale di otto sillabe che aprono all’infinito. Quest’opera è una preghiera ed è dedicata alle guide spirituali e civili del nostro tempo, un appello a una rinascita interiore e sociale necessaria, un cambiamento di rotta che la natura ci impone e a cui dobbiamo rispondere riscoprendo le colonne fondanti della nostra esistenza.

Venerdì 1 maggio 2020 esce Concreto, il ventesimo disco di Alberto Nemo. L’opera è prodotta da MayDay e delinea uno spazio preciso segnato dall’artista nel quale possiamo sperimentare, attraverso i sensi, la forza evocativa della musica. “Per un po’ di tempo sarò ancora carne”. Così inizia Tími, l’ultima canzone di questo album di Alberto Nemo in cui l’artista ha voluto tracciare un suo preciso disegno. Un verso illuminante che segna con il gesso lo spazio circolare delle nostre azioni e delle percezioni attraverso i sensi. Partendo da questa dimensione sensibile che accomuna tutti, Alberto apre a un’esperienza nuova con il suono spaziale della chitarra e della sua voce. È lo sguardo oltre la siepe, in questo caso della musica che diviene mezzo di conoscenza di quegli “Interminati spazi” che tornano a stupire nella sua versione de L’infinito. È il corpo dell’artista ed essere insieme fisica e metafisica, tutto è racchiuso nel tempo circoscritto della sua composizione, una matematica che apre all’indefinibile. Alberto Nemo in questo disco sceglie una musica che possa essere lo strumento migliore per aprire alla dimensione spirituale, la vera realtà che governa la materia. Concreto è il gioco dei bambini che in Girotondo vanno giù per terra dopo che il mondo è cascato. Su quale terra saranno andati? Si chiedono i grandi. Su quella dove qualcuno grida “Liberatutti!”, e il gioco può ricominciare.

Venerdì 29 maggio esce Restante, il ventiseiesimo disco di Alberto Nemo. L’opera, prodotta da MayDay, è una sorprendente riscoperta e rilettura di brani d’eccezione. Nelle scatole dei biscotti le nostre nonne chiudevano un mondo fatto di ricordi e di materiali per i piccoli lavori domestici. Lì dentro spesso restavano anche piccoli misteri, frammenti e briciole illeggibili per le persone estranee, ma per loro erano potenti attivatori della memoria e di una vita che, perdendo la sua reale presenza, si nutriva ora di profumi e silenzi. Questo nuovo disco di Alberto Nemo è la scatola ritrovata nella quale riscopre canzoni che hanno segnato un’epoca. Tra queste la celeberrima sigla finale del “Pinocchio” di Comencini sulla quale Nemo scolpisce, a colpi di chitarra elettrica, la figura emblematica di Geppetto. Troviamo una versione di rara intensità di un grande classico come “Bella Ciao” e colonne del nostro passato musicale con nuove traduzioni in italiano. Eroi del “Duca Bianco” diviene un omaggio ai moderni eroi in corsia che combattono la loro battaglia in prima linea. Concludono il disco tre brani rimasti nel cassetto fino ad ora e inseriti per la gioia di chi ama le inconfondibili “musigrafie” sonore di Alberto, Tutto questo con una voce, uno strumento e, soprattutto, Alberto Nemo.

ESTATE

Alberto Nemo
(c) Stefano Boraso

Venerdì 5 giugno esce L’Atlante, la tara e la musica pesante, il ventisettesimo disco di Alberto Nemo. L’opera, prodotta da MayDay, unisce mito e tradizione, i colori del Salento e le salmodie spaziali di Nemo. Dall’incontro di mondi lontanissimi è nato questo disco in cui danzano Oriente e Occidente. Il mito maschile di Atlante che sostiene fisicamente il mondo sulle sue spalle si incontra con la femminilità di Tara, divinità madre. La voce e la chitarra di Alberto Nemo creano inusitati arabeschi dal sapore antico che vanno ad abbracciarsi con i ritmi ancestrali delle percussioni e la vibrazione ipnotica del didgeridoo suonati da Gioele Nuzzo. Un bouquet di profumi intensi che ci conducono rapidamente dentro luoghi in cui il canto si fa cielo e la ritmica diventa terra e roccia. La musica ha l’algida bellezza di Tara ma è anche pesante e possente come Atlante per sostenere e alimentare mondi fantastici.

Il 17 agosto 2020 esce Pittore di farfalle, il trentaseiesimo disco di Alberto Nemo, opera prodotta da MayDay. Sette nemizzazioni composte ed eseguite seguendo i principi del “Manifesto della musica essenziale” e della “Pictura Vocalis” scritti da Alberto Nemo.

AUTUNNO

(c) Stefano Boraso

Il 5 ottobre 2020 esce Omen, il trentottesimo disco di Alberto Nemo. Nomen Omen, il nome è un presagio. Nemo è un vero nome profetico, viaggiatore degli “Interminati spazi” attraverso il suo canto sciamanico ed evocatore. Questo suo album è uno Stargate sonoro che liquida la materia trasformandola in pura energia sonora e creatrice. Per questo ha deciso di navigare con il più diffuso dei mezzi di viaggio virtuale, un telefono, e con questo ha registrato dal vivo durante delle dirette Instagram due terzi del disco.

Il 15 ottobre 2020 esce Aspidistra, il trentanovesimo disco di Alberto Nemo. L’album prende il nome da una pianta che è stata elevata a simbolo letterario da George Orwell. Il suo fiore è nascosto tanto da passare inosservato, ma infine sboccia e porta il suo frutto. Diversamente dalla Ginestra leopardiana questa fioritura non è un buon presagio, Orwell la fa diventare il simbolo della cultura borghese e reazionaria che vince sull’animo poetico e idealista degli artisti. Ogni brano è stato raccontato visivamente attraverso i disegni dell’illustratrice abruzzese Didì Gallese.

Il 6 novembre 2020 esce Neuma, il quarantesimo disco di Alberto Nemo. Sette nemizzazioni composte ed eseguite seguendo i principi del “Manifesto della musica essenziale”. Alberto attira a sé, come un campo magnetico, brani della tradizione e altri più recenti. Li avvolge nel vortice calmo della sua nemizzazione e ce li restituisce in una veste candida senza tempo né spazio. Il testo ha un valore primario e le sue interpretazioni ne traggono tutto il senso più profondo. Nei due inediti Principe e Kodu, troviamo il Nemo autore e creatore di atmosfere e linguaggi.

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