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Interviste

Ritrovarsi nella vastità delle galassie: intervista a NXPTNE

NXPTNE è il nome in codice di una giovanissima e misteriosa produttrice proveniente dalla West Liguria, al debutto discografico con “Quantumnaut” (qui la nostra recensione), pubblicato alla fine del 2020 su Musica Orizzontale. È un viaggio interstellare di 5 brani dal sostrato introspettivo, che esplorano l’universo dell’elettronica e dell’ambient music, legandosi a più riprese con una spiccata componente visiva e con un certo interesse per la scienza, per il cosmo e per l’io interiore. L’abbiamo incontrata per conoscerla meglio e saperne di più sul suo progetto artistico.

Ciao, partiamo dal tuo nome d’arte (o meglio dal tuo alter ego). NXPTNE, può sembrare un acronimo ma in realtà è…?

Ciao ragazzi! Il mio nome deriva dalla mia passione per l’astronomia. Ho storpiato il nome del pianeta Neptune in Nxptne.

Hai un rapporto esclusivo con la musica ambient elettronica? Perché hai scelto questo genere per esprimerti?

Credo sia il genere che più rispecchia le mie vibes e il mio modo di esprimermi musicalmente, nonostante le mie preferenze in ambito musicale non siano esclusivamente ambient, ma più alternative e space rock, dream pop. Suonando da anni il pianoforte ed essendo principalmente una cantante la musica ambient si è rivelata la via migliore per dare una voce alle mie idee.
 
“Quantumnaut” (titolo dell’album) fa pensare ad una dimensione che appartiene allo spazio, all’Universo in cui siamo contenuti. Che significato ha per te?

Un viaggio all’interno della coscienza umana. Il nome è nato durante i miei primi passi verso la fisica quantistica, a livello matematico non sono particolarmente spigliata ma tutti i libri di teoria che ho letto mi hanno portata verso un nuovo modo di vedere la vita e la mia stessa autocoscienza. Sono giunta ad una posizione di “osservatore” totale attraverso questi studi,  che intendo nel tempo approfondire il più possibile.

Vivi nella West Liguria. Cosa vuol dire formarsi, umanamente e musicalmente, in quei luoghi?

Non é sicuramente facile perché non c’é una vera e propria wave musicale per gli artisti di musica elettronica. È per questo anche che è nata Musica Orizzontale. A livello umano personalmente me la sono vissuta bene, abito in una città piccolina. Qui paradossalmente siamo tutti un po’ artisti, nell’ambiente molte persone scelgono di intraprendere questa strada, che sia per via musicale o grafica, però l’ambiente non é al quanto omogeneo.

Autodidatta e autoprodruttrice. In che modo hai potuto affrontare tutto questo? Quali espedienti hai usato per mettere in atto ciò in cui credevi?

É nato tutto nel 2019 perché volevo a tutti i costi entrare in una band come vocalist, ma poi ho scoperto Reaper e la possibilità di fare musica elettronica. Il mio approccio con la musica elettronica é stato sin dall’inizio randomico, scelgo molto spesso di improvvisare o tentare il più possibile la sperimentazione e poi approfondire il sound attraverso la mia ricerca interiore. Preferisco però spesso tentare e buona la prima.

Sei una cultrice della scienza e della ricerca interiore. Può la musica mettere in relazione questi due piani?

La musica può esprimere secondo me le sensazioni che nascono durante la ricerca scientifica. Ad esempio lo studio della struttura cerebrale può suscitare stupore nello scoprire se stessi e tramutare questo stupore poi in delle sonorità. Così come lo studio della fisica e dell’astrofisica possono generare una sensazione di essere molto piccoli all’interno di qualcosa di vasto, questo sentimento attraverso la musica si può provare tramutando il suono in un mezzo per ricreare questo senso di vastità e coscienza di sé. La musica trasforma queste sensazioni particolari in qualcosa di materico e non più astratto.
 
Il tuo profilo Instagram ci mostra immagini sensuali, emblematiche e lugubri. Quanto è importante per te il senso del Mistero?

Non credo di avere un profilo sensuale ma ho sicuramente una vena misteriosa. Il senso del mistero é fondamentale anche nella mia produzione musicale perché lascio ai miei sentimenti libera interpretazione.

La prima volta che ho ascoltato “Quantumnaut” ho immaginato scene dell’oltretomba, con anime in pena in cerca di comunicazione con il mondo terreno. Possibile che tra i cinque brani si nasconda un percorso di redenzione sonoro?

Sicuramente, poiché uno dei concept é la rinascita. Rinascita come individuo che si conosce e ritrova se stesso in un qualcosa di molto più grande, raggiungibile per certi versi e irraggiungibile per altri.
 
Ci sono artisti di musica ambient a cui ti ispiri?

Di musica ambient in particolare no, ma mi sono ispirata molto ai Muse e ai Radiohead, che sono le primissime band che ho cominciato ad ascoltare anni fa. Mi hanno stimolato parecchio e grazie a loro ho cominciato a suonare.

Il tuo sound è denso di tonalità metalliche e solenni spazi. Immagino che sia importante per te la comunicazione con il pubblico. Cosa vuoi raccontare attraverso le note?

Vorrei raccontare la sensazione di contatto col proprio io interiore attraverso la ricerca e la conoscenza, ció che può nascere quando si ricerca in profondità il proprio posto nello spazio e ciò che diventa la realtà quando la si percepisce con più punti di vista.

Il tuo mini EP “Zero” (uscito poco tempo fa) ha dato il via al viaggio sonoro attraverso il cosmo che ci proponi anche con “Quantumnaut”, passando tra stanze oniriche e bedrooms noises. Cosa è cambiato da quel momento?

Paradossalmente ho composto prima “Quantumnaut“. Ciò che è cambiato, a ritroso, è una maggiore sicurezza nei toni ambient. Presto però usciranno altri pezzi in cui la ricerca e la  sperimentazione andranno in direzioni nuove, forse meno ambient, forse di più, chissà.

Quali sono i tuoi strumenti preferiti? Come produci e realizzi la tua musica?
 
Ho cominciato a suonare il pianoforte come autodidatta quando avevo cinque anni e mezzo ed é sicuramente il mio strumento preferito. Ora per produrre la mia musica uso il software Reaper e una MPK mini dell’Akai. Da come si può notare adoro gli arpeggiatori. Spesso campiono suoni lontanissimi dalla musica che cerco di tramutare in qualcosa di nuovo, come ad esempio in CMBR.

Un’ultima domanda. Cosa ti aspetti dal pubblico? Quale tipo di riscontro vorresti ricevere?

Spero che si riesca a sentire sulla pelle la sensazione di essere appartenenti al cosmo e non solo alla realtà quotidiana. Sono consapevole di usare sonorità molto particolari però spero diano riscontri positivi.

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