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Zanzara – Gli Occhi Dello Stato

2020 - Common People Records
oi! / new wave

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Tracklist

1. Non ci arrenderemo
2. La morte non ha orgoglio
3. Lottando contro il nulla
4. Non c’è uscita
5. Filo spinato
6. Pensieri contorti
7. Soldati dimenticati
8. Gli occhi dello stato
9. La mente è un’arma
10. Visione offuscata
11. Opinioni esterne
12. Gli ultimi credenti


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Il mio 2021 inizia con gli Zanzara e non poteva iniziare meglio, riguardo a cose nuove da ascoltare. Ragazzi di Salerno emigrati a Londra, gli Zanzara suonano, in questo album di debutto debutto intitolato “Gli occhi dello stato”, dodici brani di oi! molto rock e poco -core, pessimistico e nichilista quanto basta, apprestandosi così a seguire l’onda attitudinale del momento, che prevede un rientro nei ranghi di impegno politico e combattività lasciando spazio a introspezione e violenza. Le ripetizioni, in ogni brano, del titolo della canzone, è una cosa che personalmente mi esalta da quando ho iniziato ad ascoltare punk-hardcore.

Per come la vedo io, ogni canzone dovrebbe essere strutturata così, come lo sono La morte non ha orgoglio o Soldati dimenticati. Musicalmente, “Gli occhi dello stato” è un linearissimo album new wave: La mente è un’arma e Opinioni esterne sono le prove più evidenti di questa presa di posizione. Gli Zanzara prendono, infatti, ciò che di più malinconico e strutturale al punkrock abbiano insegnato i primi anni ’80 e lo mischiano ad una rabbia reclusa contro le paure che attanagliano le nostre esistenze terrene. Non vi è alcuna lunaticità nel loro carattere, in ciò che vogliono comunicare: manifesto di questa posizione culturale sono, sicuramente, la prodromica Gli occhi dello stato e la bauhausiana Gli ultimi credenti.

Il disco è uscito gli scorsi mesi per la londinese Common People Records, etichetta dedita visceralmente al punk-oi! con un catalogo sconfinato ricco di perle e dischi incredibili.  Secondo me, concludendo, “Gli occhi dello stato” è un piccolo gioiello. Per idee, per realizzazione e per facilità di ascolto. Cori e vocalizzazioni low-fi, assoli da scantinato di provincia e singalong con le lacrime agli occhi: “Siamo autosufficienti, siamo gli ultimi credenti.”

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