Impatto Sonoro
Menu

Interviste

Un cantautore libero: intervista a LOU MORNERO

Foto: Giovanni Verdicchio

A 4 anni di distanza dall’omonimo Ep di debutto, il cantautore milanese Lou Mornero è tornato in scena con il suo primo album su lunga distanza. “Grilli” (qui la nostra recensione), firmato Cabezon Records, segna una via nuova e interessante per il cantautorato italiano. Ne abbiamo approfittato per scambiare quattro chiacchiere direttamente con Lou Mornero.

Ciao Lou, ho ascoltato i tuoi lavori da solista e sebbene hanno delle cose in comune sono anche tanto diversi. Com’è nato “Grilli”? Cosa ti ha influenzato di più?

“Grilli” nasce essenzialmente dall’esigenza di dar seguito al percorso musicale iniziato col precedente EP, ambendo sempre ad esplorare e sperimentare entro i miei confini. Come cantautore compongo più o meno a getto continuo e accumulo parecchio materiale da cui pesco canzoni che in qualche modo sento unite da un destino comune, una sorta di dna che le collega. Con questo processo selettivo è nato “Grilli”. A differenza del precedente lavoro, in fase produttiva, con Andrea Mottadelli, il mio partner musicale nonché arrangiatore e produttore, è venuto spontaneo concentrarsi sulla ricchezza degli arrangiamenti e sulla complessità e corposità dei suoni; così che una canzone come Due ad esempio, da semplice canzone folk voce e chitarra è diventata qualcosa di differente grazie alla sempre prospera verve creativa e alla genialità di Andrea, appunto. Oppure per lo stesso motivo un blues come Piccolo Tormento ha preso una piega quasi industrial. Parlare di influenze è sempre difficile (specie in questo periodo), è impossibile racchiudere questo discorso in poche righe, facendo qualche nome. Posso dirti che ascolto tanta musica diversa con perenne curiosità fan-ciullesca e questo inevitabilmente si riversa nella mia scrittura filtrato dalla personale sensibilità artistica. Così come quando con Andrea si cominciava il processo di arrangiamento e produzione, ascoltando quindi il brano da una prospettiva diversa, fuori dalla sua dimensione primitiva e cantautorale, emergevano delle suggestioni provenienti dalle più varie influenze che possiamo condividere o meno. Giusto per avere un’idea: da Fred Bongusto ai Suicide passando per David Crosby, fino a cose più contemporanee come Yellow Days o Melanie De Biasio. Tutti questi input ci hanno accompagnato e sono andati poi a permeare in qualche modo il risultato finale. Certamente hanno influenzato il nostro approccio.

Ouverture è stata registrata presso il Bella Studion da Iggy B. Com’è stato registrare li? Che apporto ha dato all’album?

Per questa risposta devo premettere una cosa: Ouverture è l’unica canzone dell’album che Andrea aveva nelle orecchie suonata in studio, per conferirle una vibrazione più live. Quindi è un’eccezione rispetto alle altre canzoni, che invece sono suonate e arrangiate presso i nostri home studio, e penso che il feeling differente si percepisca.
Per quanto riguarda il Bella Studion si è trattato di una scelta azzeccata ma inevitabile, dovuta alle restrizioni del momento: io non potevo andare a Londra, dove Andrea vive da qualche anno, e lui non poteva tornare in Italia. Pertanto la risposta specifica a questa domanda te la darà direttamente Andrea, poiché lui solo si è recato presso il Bella Studion a registrare, fortuna sua.

Andrea: Avevo già avuto modo di lavorare al Bella Studion con Iggy B, trovandomi in sintonia ed essendo in un’atmosfera rilassata ma creativa. Cose che poi ho ritrovato durante la session per “OUVERTURE” contribuendo a darle quel carattere sognante e groovy al tempo stesso.

Questo 2020 appena finito sarà ricordato come uno degli anni più brutti per i musicisti per via della quasi totale assenza di live. Come hai vissuto questi momenti? L’album è frutto anche del periodo di  lockdown?

Concordo sul fatto che sarà un anno tramandato ai posteri come un brutto momento della nostra storia. Sai, io sono un assiduo frequentatore di concerti, spesso solitario; amo perdermi nel buio di un piccolo locale, stare in fondo, bere le mie birre e godermi la performance. Quindi come puoi immaginare ho sofferto parecchio questa impossibilità, che perdura, e ancor di più mi spaventa il futuro della musica dal vivo, poiché l’unico modo per godere appieno dell’esperienza live prevede che non ci siano vincoli, restrizioni, misure anti qualcosa o cose simili. Il concerto è un momento libero, di spensieratezza, non può essere altrimenti!
Relativamente al progetto Lou Mornero, al momento non è ancora approdato alla dimensione live, ma nasce e vive in appartamento, quindi non ho patito mancati ingaggi o date saltate all’ultimo, magari dopo mesi di programmazione. Per rispondere al secondo punto ti dico che “Grilli” non è frutto del lockdown, il processo creativo e produttivo è cominciato parecchio prima. A dirla tutta canzoni come Due o Happy Birthday Songwriter, se fossero bambini, per l’età che hanno frequenterebbero le scuole elementari o addirittura le medie. Solo il testo di Ouverture è stato scritto durante il confinamento tra le quattro mura e certamente ha risentito della situazione che abbiamo vissuto e stiamo vivendo.

Cosa ti aspetti da questo 2021? Quali sono i tuoi “buoni propositi” musicali?

Evitando risposte scontate e generaliste, per quel che mi riguarda vorrei continuare a produrre nuova musica che mi stuzzichi a tal punto da confezionarla in un nuovo EP o Album. Vorrei dare sfogo alle tante sfumature artistiche che fanno parte della mia sensibilità. Non avendo l’obbligo di fare qualcosa che piaccia per forza o che debba andare bene a qualcuno in particolare che non sia io, godo di una libertà creativa di cui approfitto in abbondanza.

Andrea Mottadelli (foto di Giovanni Verdicchio)

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Articoli correlati