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Soen – Imperial

2021 - Silver Lining Music
prog-metal

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Tracklist

1. Lumerian 
2. Deceiver 
3. Monarch? 
4. Illusion 
5. Antagonist 
6. Modesty 
7. Dissident 
8. Fortune 


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A due anni di distanza dall’album dell’affermazione, “Lotus“, i Soen tornano a farsi sentire con Imperial. Un lavoro, questo, che in tutto e per tutto appare come il “secondo genito naturale” di un’identità ormai più che chiara.

In circolazione da ormai dieci anni, il supergruppo svedese aveva raggiunto proprio con “Lotus” quella maturazione definitiva in grado di garantirgli un posto di tutto rispetto nel panorama progressive metal, allontanando definitivamente le critiche rivolte loro dai numerosi detrattori che affibbiavano ad Ekelöff e soci la dicitura di band dotata di “scarsa personalità” musicale.

Così, con “Imperial“, i Soen tornano a seguire con naturalezza il percorso tracciato due anni fa con un album che, ancora una volta, mette da parte tecnicismi fini a se stessi ed eccessivi citazionismi in favore di un prog metal godibile, a tratti personale e, soprattutto, dal sound ormai tremendamente “confortevole” per i suoi autori.

Introdotto dall’energia di Lumerian, “Imperial” mette subito in mostra la muscolatura sfoderando una delle armi più efficaci degli ultimi Soen: il riffing. Consistente, compatto, energico, non scontato e trascinante. Un riffing che raccogliendo le eredità ed i Dna di band come Tool, Opeth e anche del sound metal più “giovane e contemporaneo”, riesce ad esaltare le scelte musicali della band e valorizzarne la produzione.

È sempre la opening Lumerian, poi, a mostrare “l’altra faccia dei Soen”, quella che più di tutte ha esaltato Lotus e la personalità della band: la componente melodica. Così, proprio come in Lumerian, percorrendo Imperial ci ritroveremo di fronte all’accostamento tutt’altro che ossimorico di durezze e melodie, il tutto convergente in un metal capace, nei momenti giusti, di uscire dalla “fredda durezza” e calarsi in una dimensione più intima ed emotiva che nel quintetto abbiamo imparato ad apprezzare già ai tempi di Lucidity.  

Vedremo così la potente Monarch aprirsi in un chorus estremamente cantabile dopo delle strofe dure e tensive, o ancora la delicatissima ballata Illusion accarezzare gli antri più intimi dell’orecchio umano così da allentare la tensione prima della nuova accelerazione di Antagonist. Sarà però con Modesty e Fortune che il gruppo svedese toccherà i suoi “picchi emotivi” con due pezzi atipici ma perfettamente inserito nel sound generale dell’album, delicati ed incisivi al tempo stesso, efficaci nelle melodie e carichi di “comunicatività”.

La produzione calza a pennello con le scelte musicali, valorizzando ancora una volta i lavori proposti e l’orchestrazione strumentale. Buona la prestazione vocale di Ekeloff che conferma , nonostante evidenti limiti, di aver evoluto finalmente il suo cantato anche non riuscendo, però, a bissare la qualità di “Lotus” specialmente nella scelta di alcune linee vocali.

In conclusione, con “Imperial” ci ritroviamo di fronte ad un buon lavoro, un seguito naturale di quanto di buono mostrato da “Lotus” e che ci porta di fronte una band con una chiara idea musicale in testa. Un’idea che, al momento, non ha paura di “riproporre” senza stravolgimenti o cambiamenti anche rischiando, purtroppo, di cadere nella monotonia specie verso le sezioni finali dell’album.

Nulla di nuovo si aggiunge quindi, per ora, alla discografia degli svedesi, sperando in futuro di vedere una band di indubbia qualità non solo affermarsi sui buoni livelli raggiunti ma, magari, aggiornarsi virando verso nuovi lidi musicali e, perché no, sperimentazioni confacenti alla loro attuale zona di conforto.  

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