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Weezer – Ok Human

2021 - Atlantic / Crush
chamber pop

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Tracklist

1. All My Favorite Songs
2. Aloo Gobi
3. Grapes Of Wrath
4. Numbers
5. Playing My Piano
6. Mirror Image
7. Screens
8. Bird With A Broken Wing
9. Dead Roses
10. Everything Happens For A Reason
11. Here Comes The Rain
12. La Brea Tar Pits


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I Weezer che “sfottono” “Ok Computer” sono un avvenimento. Capire che la band di Rivers Cuomo fosse l’esatto opposto di quella di Thom Yorke non era poi gran cosa, metterlo nero su bianco il solito colpo da maestri dei losangelini, che non hanno mai lesinato sull’essere una presa in giro, vincente, ovvio.

Ok Human” è bello? No. E sì. No, non sono confuso, è davvero così, un crocevia. Il “White Album”? Bellissimo e piacione. “Pacific Daydream”? Assolutamente dimenticabile. “Teal Album”? Super divertente sentirli alle prese coi Black Sabbath e un attimo dopo con Jacko e i Toto, ma addirittura farci un disco? E il “Black Album”? Niente metal, non ancora, qui c’è un sacco di blackness, e per quattro white and nerdy – a dirla con Weird Al – californiani (più quel mostro di blackness che è Dave Sitek) è stato un attimo confezionare una perla. Visto? È facile classificarli.

Ok Human” è più “White Album” di quanto non lo fosse l’altro, il loro, quindi in realtà mi riferirei a quello dei Beatles, in pratica, un sacco Fab Four. Bestemmia? Potete scommetterci, però il pop da camera che Cuomo, Bell, Shriner e Wilson sciorinano da queste parti, nel 2021, suona retro, e suona scintillante, scritto come solo sanno scrivere, gli ultimi rimasti a potersi permettere di buttare giù ritornelli enormi facendoli suonare perfetti nel loro essere stucchevoli. In pratica che fanno, i Weezer? Distillano il loro lato zuccherino lasciando nel setaccio le chitarre elettriche e rimane, infine, l’ossatura che ha sempre costituito l’anima della band. Nudi, sì, ma con la cravatta. Indovinate annodata dove?

Ok Human”, un disco pieno di pianoforte, un album zeppo di orchestrazioni, dodici Eleanor Rigby (che però stava su “Revolver”, ma non stiamo a guardare le sottigliezze) con aggiunta di batteria, ben presente e salda a dar ritmo all’ariosità. Cos’è lecito aspettarsi da un lavoro con così tanti singoli? Nel senso che ogni brano potrebbe esserlo, sono ballad barocche nell’atteggiamento ma tutto tranne che complesse, easy listening all’ennesima potenza. Playing My Piano è il manifesto, e suoniamolo, ‘sto piano. Leggiadria, malinconia, spensieratezza, voci svolazzanti, cori appesi al nulla che danzano in un giardino di delizie acusticheggianti. Non tutto è però scritto col naso per aria a guardare quant’è bello il cielo: Dead Roses porta giù (questa potrebbe proprio averla scritta Macca) e si chiudono gli occhi e al posto di piano e archi s’immaginano le chitarre (che è esattamente il loro ruolo in ogni canzone), pronti con un bel pezzo emo-pop-rock dei tempi del “Green” se non proprio di “Pinkerton”; “All my favorite songs are slow and sad / All my favorite people make mad / Everything that feels so good is bad / I don’t know what’s wrong with me” canta Rivers sull’iniziale All My Favorite Songs, e il significato fa a botte con la musica in cui è contenuto, farfallona com’è. Altro colpo da maestri.

Qualcuno fermi i Weezer, comunque, che mi sembrano un po’ troppo lanciati. O anche no, almeno non prima di aver fatto uscire “Van Weezer”, che leggeri li abbiamo già sentiti, ora voglio gli assoli dedicati al compianto Eddie.

Ma alla fine “Ok Human” è bello o no? Non si è capito? Certo che è bello. Ma anche no.

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