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Martin L. Gore – The Third Chimpanzee

2021 - Mute [PIAS]
elettronica

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Tracklist

1. Howler
2. Mandrill
3. Capuchin
4. Vervet
5. Howler's End


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Se si potesse realizzare un album di fotogrammi sulla carriera di Martin L. Gore, penso che la prima immagine da attaccare su di un foglio sarebbe quella di Martin incollato con le dita al synth, in diretta nazionale sulla BBC. Erano gli anni ’80 e Gore si esibiva insieme ai Depeche Mode nel tv show “BBC Synth Britannia”. Dalle sue falangi delicate partivano quelle note psichedeliche e frizzanti della base di New Life, uno dei primissimi brani che ha influenzato, prima l’Europa e poi il resto del mondo, con la mania dell’elettronica.

Essenziale, minimale e atmosferico. A tratti algido e distaccato, una sorta di automa dell’iconografia sonora. Ma quali sono le impronte umane che Martin ha lasciato lungo il suo cammino discografico? Ha introdotto nei Depeche la presenza della chitarra, per poi passare anche alla composizione di alcuni celebri brani (impegnandosi nel testo e nella musica). Da questa posizione principale non si è mai allontanato, diventando nel tempo una figura mitologica (metà uomo, metà sound). Influenzando la scena mondiale, con il suo portamento glaciale, distaccato e immaginifico.

Dopo essere stato consacrato e inserito nel 2020 nella Rock And Hall Of Fame, oggi rilascia un nuovo EP in solitaria,“The Third Chimpanzee”, prodotto dalla Mute [PIAS]. A cinque anni di distanza dalla pubblicazione di MG, Gore intraprende un viaggio animalesco attraverso le peculiarità dell’elettronica industrial. Cinque brani dai toni tribali, underground, assolutamente strumentali, contaminati solo dai riecheggi animaleschi. Un EP che si prefigge quindi lo scopo di trasportarci verso le origini del tempo sonoro, lì dove gli istinti prendono forma.

Howler è una melodia ridonante, che si nutre di suoni suadenti e metallici. Nel video rilasciato sul canale della Mute Records, lo sguardo dello spettatore è trascinato in un tunnel di loop visivi. La compagine animalesca prova a dischiudere un’enigma percettivo, mentre il synth imita i rumori di una porta che sbatte in continuazione. Nessuna armonia, nessun rilassamento. La mente si lascia ipnotizzare, poiché bersagliata da stimoli eccitanti, ruvidi e aggressivi. La camponente strumentale è protagonista di una track specchio della complessità sociale in cui siamo immersi. In Mandrill angoscia e desiderio si sovrappongono in un caos emozionale senza limiti. Le cromature dark opprimono l’ascolto, per “obbligare l’audience” ad una disperazione indotta. Negli otto minuti di Vervet il concetto di psichedelica viene descritto in tutte le sue sfaccettature. L’elettronica purista è protagonista di una track enciclopedica, celebrativa di un genere old ancora imperante.

Da impiegato della National Bank di Westminster a icona musicale internazionale. La stella di Martin L. Gore brilla fin dalle origini del tempo. Eppure l’esperienza musicale non è stata del tutto semplice per lui. Dopo aver ricevuto in regalo la sua prima chitarra all’età di 13 anni, decise di mettere su una piccola band per fuggire dai problemi di bullismo nei quali si stava cacciando ai tempi della scuola. Era infatti un ragazzino violento e rissoso che scoprì però nelle note il modo di incanalare correttamente quell’energia eccessiva che lo stava divorando. Coi primi soldi guadagnati in banca (grazie a un lavoro che gli era stato trovato da sua madre), Martin decise di acquistare il synth più economico presente sul mercato londinese e di dedicarsi esclusivamente alla produzione musicale. La sua carriera è letteralmente legata a quella dei Depeche Mode, intervallata solo dalla presenza di quattro album solisti. “Counterfeit” un EP del 1989, gli album “Counterfeit” (2003) e “MG” (2015) e l’EP “The Third Chimpanzee”.

Ispirandosi liberamente al saggio del biologo Jared Diamond, “Il Terzo Chimpanzè, Ascesa e caduta dell’Homo Sapiens”, Gore ha architettato un EP di elettronica strumentale che potesse dare espressione al fenomeno chimico che collega gli istinti animaleschi alla ragione umana.

Chi è il terzo chimpanzè? L’uomo, l’automa, la società contemporanea? Martin ha sicuramente voluto tenere in sospeso un quesito a cui è quasi impossibile dare una risposta. Sembra piuttosto che si sia voluto concentrare sull’idea (quasi snervante) che l’essere umano non può negare di discendere dagli animali e che spesso gli animali possono essere in grado di sostituirlo nella vita quotidiana. Un concetto dimostrabile attraverso la cover dell’EP, disegnata, infatti, dalla scimmia cappuccino Pockets Warhol.

Lasciamo quindi aperta la gabbia del terzo chimpanzè che abita in ognuno di noi.

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