1.Super Witch
2. Black Sheep
3. Jungle Cruise
4. Captain Frost
5. Stay Away (Meters cover)
6. Quicksand Planet
7. Earthquake (Graham Central Station cover )
In un lontano e remoto passato, quando ancora si poteva andare ai concerti in qualsiasi città e stato e l’unico controllo che dovevi passare era quello dello zaino, per evitare di portare alcool a scrocco, mi trovavo a Monaco al Keep It Low Festival. Capelli lunghi, jeans neri, stivaloni, erba e tanta tanta musica.
Lì, ho visto dal vivo per la prima volta i Church of Misery, i Japanese princes of darkness, potenti riff doom che ti fanno vibrare anche i peli delle ascelle. Quello che li contraddistingue è la vibes rock anni ‘60 (stile Blue Öyster Cult, May Blitz) che implode. Sì, perchè una grande influenza sul bassista e nonché fondatore Tatsu Mikami è il rock anni 60-70. Questa sua doppia passione per il doom metal e il blues heavy rock lo ha portato nel 2001 ha formare, con un pizzico di Funky, i Sonic Flower, side project dei Church, che adesso vede Takenori Hoshi alla chitarra, assieme alla chitarrista Arisa e alla batterista Keisuke Fukawa.
Nel 2003 fecero uscire il primo album omonimo e poi nel 2005, registrarono proprio “Rides Again”,ma poi qualcosa non andava e allora decisero di sciogliersi. Sarà solo nel 2018 che Tatsu decide di rimettere insieme la band, anche perché ha un botto di nuove canzoni e non vede l’ora di suonarle. E poi arriviamo noi nel 2021,ad ascoltare, con lo stereo al massimo, il disco tenuto ben al sicuro in cassaforte per sedici anni e che dimostra solo alcuni giorni!
Super Witch è potente e graffiante. La chitarra si distingue per i suoi arpeggi su una batteria carica, per poi arrivare ad affondare nel basso. Black Sheep è ruvida, pungente, il wah wah fa strillare la chitarra e il ritmo ti prende subito, vedo già un’onda di capelli sciolti e fluenti fare headbanging. Jungle Cruise inizia con una reprise del finale di Black Sheep, in stile Soul Sacrifice di Santana, mandriani fanno correre cavalli, come nel vecchio West, fischi e voci accompagnate da bonghi, che aizzano alla corsa si infilano tra il rullante creando un effetto di immersione quasi psichedelica totale, ci manca poco che inizi a correre.
In Captain Frost c’è tutta l’energia della band, ogni colpo di batteria, ogni riff di basso, ogni accordo di chitarra è calibrato, ma vigoroso. Assolino di chitarra, fantastico! Vibra tutto, perché comunque Tatsu ci mette sempre un po’ di tocco doom! Stay Away (cover dei Meters dall’album del 1972 “Cabbage Alley”) il pezzo originale è funky puro e i Sonic Flower l’hanno interpretata al meglio. Ad una certa ci sono anche le tastiere, la chitarra psichedelica, la batteria folgorante e il basso prepotente però la rendono un trip da fare. Quicksand Planet entra invece diretta, senza troppi giri ti assale e ti fa formicolare le orecchie da quanto è acida. (mini) Assolo di basso, che figata! Da quanto non ne sentivo uno.
L’album si chiude con Earthquake (cover dei Graham Central Station dall’album del 1977 Now Do-U-Wanta Dance), nell’originale c’è il rumbling basso in apertura, spaziale, in questa versione invece si apre con un climax di basso, chitarra e batteria che non molla un ca**o. Nel senso che fino all’ultimo secondo dei quattro minuti e ventisei si rimane con il fiato sospeso.
Un album incredibilmente attuale e pieno di energia da ascoltare come si beve una tequila sale limone! Tastu dice che ne hanno uno nuovo quasi pronto all’uscita, non aspettiamo altro. Gimme more of Sonic Flower!