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Clap Your Hands Say Yeah – New Fragility

2021 - CYHSY
indie rock

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Tracklist

1. Hesitating Nation
2. Thousand Oaks
3. Dee, Forgiven
4. New Fragility
5. Innocent Weight
6. Mirror Song
7. CYHSY, 2005
8 . Where They Perform Miracles
9. Went Looking for Trouble
10. aIf I Were More Like Jesus


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A distanza di tre anni dall’ultimo “The Tourist” tornano sulle scene i geniali Clap Your Hands Say Yeah, capitanati dal frontman Alec Ounsworth. Questa nuova gemma intitolata “New Fragility” è ispirata ad un racconto grottesco di David Foster Wallace intitolato “Forever Over Head” ed è una boccata di aria fresca e personale. Siamo immersi ancora una volta in sonorità indie rock vecchio stampo, con una nuova buona dose di dream pop.

Hesitating Nation apre questo lavoro con il timbro incantevole della voce angelica e di grande spessore, la tematica segue il sound standard della band con le chitarre effettate, il crescendo nel finale è da brividi. A seguire Thousand Oaks, uno degli ultimi singoli lanciati. Una sfera leggera vibra nell’aria, spinta da un vento incandescente, il tutto gira intorno ad un delay malinconico di fondo, accompagnato dal pianoforte che segue il tempo.

In Dee, Forgiven l’atmosfera delicata crea una ballata struggente d’altri tempi, con l’aggiunta a sorpresa di un’armonica, che rende il tiro della composizione quasi folk rock, in pieno stile Bob Dylan. Brano stupendo da lacrime a dirotto. La title-track, invece, sposta gli equilibri nella direzione di un pattern ritmato e danzante, è una tipica traccia indie nel rispetto del marchio di fabbrica dei ragazzi di Brooklyn. Con Innocent Weight il loop dei violini si incastra con le parole dolci di Alec, gli esperimenti in questo brano sono di grande fattura e nella distorsione acida c’è tutto il dolore e la rabbia che si infrangono nella chiusura accelerata. Un’altra cantilena lenta e silenziosa come Mirror Song porta con grande spunto al dream pop della seguente CYHSY, 2005, una canzone veloce e diretta, che avvolge il passato della band riportando a galla il sound degli esordi.

L’arpeggio molto vintage e anni ’60 di Where They Perform Miracles dimostra tutta la maturità accumulata nell’arco degli anni dai Clap Your Hands Say Yeah: anche qui torna in risalto l’armonica, uno strumento molto utilizzato in questo nuovo percorso. È la composizione migliore di questo album. Nella parte finale ci soffermiamo su una traccia che fa l’occhiolino alle strutture di Thom Yorke: nelle sonorità di Went Looking for Trouble non troviamo nulla di nuovo, ma lo schema è bellissimo. In chiusura arriva If I Were More Like Jesus, una suite triste che racconta una storia misteriosa, ricca di grandi spunti carichi di significato e che consacrano il progetto di Alec Ounsworth ad un livello superiore e maturo.

Un prezioso e godibile ritorno per la band newyorchese, che a piccoli passi continua a ritagliarsi un posto fragile ma di grande interesse in un pubblico con grande attenzione al genere.

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