Impatto Sonoro
Menu

Recensioni

Ektomorf – Reborn

2021 - Napalm Records
thrash metal / groove metal

Ascolta

Acquista

Tracklist

1. Ebullition
2. Reborn
3. And The Dead Will Walk
4. Fear Me
5. Where The Hate Conceives
6. The Worst Is Yet To Come
7. Forsaken
8. Smashing The Past


Web

Sito Ufficiale
Facebook

Chissà cosa proverà il povero Zoltán Farkas, sulle scene ormai da più di un quarto di secolo, a sentirsi ripetere a destra e a manca che i suoi Ektomorf non sono altro che dei cloni dei Soulfly. Di certo il fatto di avere una voce praticamente identica a quella di Max Cavalera non l’ha aiutato. Lui però non fa il benché minimo sforzo per cercare di distinguersi dall’ex-frontman dei Sepultura e, a questo punto, c’è da credere che gli vada bene così.

Capovolgendo il significato di una frase attribuita a Herman Melville, possiamo dire che è meglio avere successo nell’imitazione che fallire nell’originalità. Qualche timido tentativo per differenziarsi dall’ingombrante maestro c’è pure stato in passato, ma di scarsa rilevanza. La verità è che la band ungherese, pur avendo la grinta giusta e capacità tecniche invidiabili, di personalità da vendere non ne ha. Neppure un briciolo. E questo nuovo album intitolato “Reborn”, che ne segna il debutto sulla prestigiosissima Napalm Records, ce ne dà la conferma.

Il titolo dell’opera promette una rinascita che in realtà non c’è. Gli Ektomorf, infatti, continuano a seguire imperterriti le orme dei Soulfly ultima maniera. L’ago della bilancia tende più verso la compattezza del groove che non la tamarraggine del nu metal, che comunque sopravvive in certi riff particolarmente poco elaborati ma decisamente impattanti (Reborn, Fear Me, The Worst Is Yet To Come).

La riscoperta delle radici thrash, ovvero la grande rivoluzione annunciata da Farkas mesi prima della pubblicazione, si avverte ma non stravolge i piani. Il sound è fin troppo moderno e “pulito” per gli standard di quello che era il genere negli anni ‘80. E anche in questo caso, neanche a farlo apposta, i modelli originali sono fin troppo facilmente rintracciabili.

“Reborn”, proprio come “Master Of Puppets” dei Metallica, è costituito da otto canzoni. Lo schema adottato nella distribuzione dei brani in scaletta – per quanto riguarda stile e caratteristiche – è il medesimo. O meglio quasi il medesimo, perché interessa solo le ultime due posizioni del disco: Forsaken è il lungo pezzo strumentale, farcito di cambi di tempo, assoli e contrasti tra passaggi ruvidi e melodici. Naturalmente non è all’altezza di Orion, ma non è assolutamente da disprezzare. In chiusura troviamo Smashing The Past, una fulminante botta thrash che, almeno nelle intenzioni, vorrebbe essere la Damage, Inc. degli Ektomorf.

Come si dice a Bolzano, la traccia spigne e a tratti è persino esaltante. Peccato solo per il costante senso di già sentito: tanto per essere precisi, una breve parentesi tra i minuti 2:20 e 2:26 è letteralmente copiata da Fight Fire With Fire. E allora, caro Zoltán Farkas, vedi che fanno bene a dirti certe cose? Ormai sei un veterano del metal: devi trovare la tua strada. Qualche buona idea, tuttavia, ce l’hai anche tu: da non perdere la tenebrosa And The Dead Will Walk e la potentissima Ebullition

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Altre Recensioni