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“In The Nightside Eclipse” degli Emperor compie 30 anni: alla corte dell’Imperatore Nero

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Chiunque abbia vissuto gli anni Novanta da teenager si ricorderà probabilmente di quanto fossero diffusi i Librogame, sorta di ponte tra racconti fantasy e giochi di ruolo. Ho passato pomeriggi interi sui volumi della serie “Blood Sword”, un capolavoro di narrativa che mi catapultava, ogni volta, in un mondo epico fatto di magia, violenza e inquietanti atmosfere che prendevano ispirazione da incubi tolkieniani e danteschi e da leggende nordiche e mediorientali.

Approfondii Tolkien solo qualche anno dopo ma all’epoca ero fermamente convinto che non ci fosse nient’altro di così affascinante ed immersivo, almeno fino a quando, all’inizio del 1997 non mi imbattei in un disco con una copertina dai toni glaciali in cui campeggiava un enorme palazzo tra le montagne ed un esercito di oscure creature in marcia verso esso. Quella cover (un’illustrazione della marcia degli Orchi verso Minas Morgul ad opera di Kristian “Necrolord” Wåhlin) dall’enorme potenza evocativa mi spinse ad acquistare “In The Nightside Eclipse” proprio nel momento in cui mi stavo avvicinando al black-metal nordico. Inconsciamente sapevo che dentro a quei solchi avrei trovato le stesse sensazioni di quei pomeriggi passati sulle pagine di quei libri, e così fu.

L’album, che vide la luce dopo una serie infinita di problemi che culminarono con l’incarcerazione dell’intera band (ad esclusione del solo Ihsahn), rappresenta ad oggi il picco artistico della seconda ondata black norvegese nonché uno degli album estremi più influenti del metal moderno. Registrato nel 1993 nelle sale della Grieghallen e pubblicato nel 1994 (insieme ad una serie ridicolosamente lunga di capolavori del genere trai i quali “Transilvanian Hunger“, “De Misteriis Dom Sathanas“, “Hvis Lyset Tar Oss“, “The Shadowthrone” e “Frost“) il primo disco degli Emperor è una tempesta emotiva come mai si era sentito prima d’ora, un turbinio perfettamente bilanciato tra intransigenza ed eleganza che è capace di dipingere paesaggi lontani e affascinanti con una efficacia rara. L’elemento chiave in tutto questo è l’uso delle tastiere che fungono da supporto ai momenti più drammatici ma non vanno mai a sostituire le chitarre come elemento portante. Una caratteristica questa che differenzierà gli Emperor dalla maggior parte dei gruppi che utilizzano nel genere un approccio sinfonico invasivo e spesso pacchiano (chi ha detto i Dimmu Borgir?).

Scritto quando parte della band non era ancora nemmeno maggiorenne, “In The Nightside Eclipse” è il nero che si eleva a forma d’arte, l’affresco senza tempo di un universo parallelo fatto di leggende ed incubi espressi con una rabbia adolescenziale che affina i suoi artigli sulla visione Sturm und Drang della Natura vista come un luogo utopico, perfetto, in cui l’uomo ritrova sé stesso in armonia. Ed è proprio questo rapporto con la natura che dona potenza visiva a Beyond The Great Vast Forest (rielaborazione di un brano già presente sul demo) e alla gigantesca The Majesty Of The Nightsky (per la quale pare servirono diciassette ore ininterrotte di mixing), vere e proprie dichiarazioni d’amore verso la forza evocativa del paesaggio della propria terra natia (e qua il sentimento di nazionalismo c’entra poco o nulla). Le stesse Into The Infinity Of Thoughts e Cosmic Keys To My Creations And Times ci trasportano in stati mentali e viaggi astrali ma sono le due tracce conclusive il punto focale di “In The Nightside Eclipse”.

No age will escape my wrath.
I travel through time and I return to the future.
I gather wisdom now lost.
I visit again the eternally ancient caves,
before a mighty Emperor thereupon came.

I Am The Black Wizard è un momento catartico di perfetta coesione tra testo ed atmosfera, in cui malvagità e bellezza si fondono in un continuum mai eguagliato mentre è con la conclusiva Inno A Satana che gli Emperor creano l’anthem definitivo dell’intero genere (forse solo Mother North ci si avvicina), dichiarazione d’intenti e sigillo finale di un’esperienza musicale indimenticabile.

Sono passati ventisette anni da quel ventuno di febbraio del 1994 e, ad oggi, nessuno è ancora riuscito ad eguagliare la bellezza di “In The Nightside Eclipse”. Ho la ferma convinzione che nessuno mai ne sarà capace.

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