Impatto Sonoro
Menu

Retrospettive

Goat: voodoo rock da Korpilombolo, Svezia

I Goat sono un gruppo svedese, che ha esordito nel 2012 con l’album “World Music”, giunto al numero 8 nelle chart del loro paese. Il loro secondo album, “Commune”, è entrato nella Billboard 200 e si è piazzato al numero 47 nel Regno Unito. Ad oggi hanno prodotto 3 album in studio, 2 dal vivo e diversi singles e EP, tutti disponibili sulla vostra piattaforma streaming di fiducia.

Senza prescindere dagli (imprenscindibili) anni ’60-’70, con richiami a King Crimson, Led Zeppelin, Jimi Hendrix e Talking Heads tra gli altri, propongono tuttavia un discorso musicale estremamente moderno, quanto antichissimo. La loro e’ appunto World Music in senso ampio che, partendo dal rock duro e da quello progressivo, pesca dall’Oriente, dalla Scandinavia, dall’Africa, dall’America latina. Ritmi tribali, ipnotici e tirati. Chitarre distorte, tastiere che suonano a chiesa (una qualsiasi), strumenti di varia origine che appaiono all’improvviso nel tessuto sonoro. Una volta, forse anche oggi, si definiva musica psichedelica. Ma sarebbe riduttivo.

La loro apparenza scenica richiama elementi esoterici e etnici. Di sicuro, una band che lascia un’impressione, sia a prima vista che a primo ascolto. Non esistono info sui musicisti che si nascondono dietro quelle maschere, né si trovano loro fotografie senza maschere. Non si trova nemmeno una line-up completa della band. Dal vivo, si contano: due voci femminili costantemente impegnate in balli coreografici, due chitarristi, un bassista, un batterista, un percussionista alle congas. I loro live, disponibili su YouTube, uniscono alla musica una potente performance scenica.

Il risultato complessivo dello show è a meta strada tra i Santana di Woodstock, un rito tribale africano, un concerto punk e chissà cos’altro. Significativo un commento postato da un utente della piattaforma video: “ho appena visto l’intero concerto nel mio salotto sotto l’effetto degli acidi. La miglior cosa che potevo fare con il mio tempo”.

In una intervista del 2016, i Goat raccontano che i 3 membri originari del gruppo verrebbero da uno sperduto paesino del nord della Svezia, di poco più di 500 abitanti. Meno di quanti abitavano il mio luogo di lavoro prima del virus. Korpilombolo avrebbe un’antichissima tradizione voodoo (da cui il nome della band evidentemente), giunta chissà come e sopravvissuta alle stragi e alla distruzione dei crociati cristiani giunti in loco. La loro musica riprenderebbe dunque quella tradizione musicale voodoo e globale, arricchita con ascolti di progressive e punk rock.

Il gruppo stesso sarebbe solo l’ultima incarnazione millennial di una band che a Korpilombolo solamente si esibiva già, con membri cangianti, da una cinquantina d’anni. “L’importante è quel che si fa, non chi lo fa” – hanno dichiarato nella stessa intervista. Guarda caso, lo stesso concetto che promuoveva il nostro Lucio Battisti.

Disco consigliato per cominciare: “World Music”, 2012 (Rocket Recordings)

Piaciuto l'articolo? Diffondi il verbo!

Articoli correlati