Your Honor

Qualuno si ricorda l’ultima volta che Bryan Cranston ha recitato in una serie TV che non fosse in qualche modo eccezionale?  

Ecco, negli uffici di Showtime credo la pensino come me, e hanno deciso di ricordarcelo in modo pesante: hanno preso l’attore e lo hanno infilato in un panorama in cui il ragazzo se la cava piú che bene, quello di un padre di famiglia che farebbe di tutto per i figli e si ritrova dall’essere una persona encomiabile e assolutamente rispettabile, a violare in qualche modo leggi scritte/etiche/morali per tirare avanti. 

Per farlo, hanno preso la serie TV a produzione israeliana Kvodo e l’hanno riadattata, quasi gliel’avessero cucita addosso, contornando il tutto con attori di altissimo livello ma senza nomi troppo importanti (coadiuvati da qualche nome di assoluta qualitá come Michael Stuhlbarg e Amy Landecker, che portano un peso non indifferente). 

Il buon Bryan stavolta é Michael Desiato, giudice di New Orleans, presentato da subito come l’anima piú buona possibile, che giudica sí, ma comprende le circostanze, si rifiuta di adagiarsi su una giustizia immediata e sommaria, non si fida nemmeno dei testimoni piú incorruttibili se percepisce che stanno provando a piegare la legge. 

Tutto questo dura circa qualche minuto, fino al punto in cui il figlio commette, per un errore purtroppo (per noi che giudichiamo da fuori) umanamente comprensibile, qualcosa di molto grave, e ovviamente illegale, per di piú ai danni dei figlio di un boss mafioso locale. 

Da qui, il dramma sale e sale, la trasformazione umana di tutti i personaggi accelera in modo incontrollato, e ci trascina per 10 episodi (é una mini serie, quindi niente piú di cosí) in un baratro che ci tiene incollati allo schermo, culminando in un finale tanto straziante quanto equilibrato, al quale ci possiamo ahinoi relazionare fin troppo: il fatto che sia diretto dallo stesso Cranston non é che la ciliegina sulla torta dell’ennesima prova attoriale del nostro.  

Tutto il resto, é spoiler.