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“Everybody Else Is Doing It, So Why Can’t We?”, la bellezza smaliziata dei Cranberries

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Negli anni ’80 la Repubblica d’Irlanda è stato uno dei paesi che maggiormente ha recepito le nuove tendenze musicali. Le ore del punk prima maniera erano ormai contate, ma un paradossale epitaffio inizia a raccontare nuova vita. I Boomtown Rats di Bob Geldof imparano la lezione degli americani Television, diffondendo in patria il verbo new wave; un redivivo Van Morrison si impossessa ancora una volta della scena e mette a segno quel colpo da maestro che è “No Guru, No Method, No Teacher”; i giovanissimi U2 inanellano una serie di sei album, che vanno dall’esordio da urlo di “Boy” fino a “The Joshua Tree”. Sul finire del decennio, con un innovativo mix tra musica celtica ed elettronica, l’eterea voce di Enya è protagonista in “Watermark”.

A Limerick, cittadina che sorge sulla foce del fiume Shannon e che gode della non lusinghiera nomea di città dei coltelli, i fratelli Hogan iniziano a coltivare la passione per la musica. Noel – che si chiama così perché è nato nel giorno di Natale del 1971 – inizia a studiare chitarra, seguito a ruota da Mike, che sceglie il basso. A scuola hanno un amico, Fergal Lawler, che suona la batteria e che suggerisce Niall Quinn per il ruolo di cantante. E’ il 1989 quando i quattro, in formazione stabile, decidono di chiamarsi The Cranberry Saw Us (storpiatura di cranberry sauce) e di incidere un disco. 

Dopo un anno Quinn abbandona la band: lo hanno richiamato gli HItchers e lui sente di doversi riunire ai vecchi compagni. Resta in buoni rapporti con i fratelli Hogan, ed anzi pensa che un’amica della sua ragazza possa fare al caso loro. Si chiama Dolores, la mamma le ha messo quel nome perché devota alla Madonna dei sette dolori. 

Mai come in questo caso, avevano ragione i latini quando affermavano nomina sunt consequentia rerum: la vita di Dolores O’Riordan è un continuo viaggio all’inferno con biglietto di ritorno. Di umili origini, ultima di sette fratelli, a dieci anni subisce ripetute violenze e molestie da parte di un amico di famiglia. Nemmeno diciottenne scappa di casa per sfuggire a un ragazzo che continuamente la picchia e la umilia, qualche volta è accaduto anche in pubblico. E’ sospesa da sempre tra gli eventi che la vita le rovescia addosso e il desiderio di rialzarsi, per non darla vinta al suo beffardo destino.

Però scrive bene, e soprattutto ha un talento naturale nel tradurre le sue angosce interiori in testi di canzoni, che si appoggiano, si mischiano e infine si sciolgono nella musica composta con enorme empatia da Noel. I ragazzi del gruppo, che nel frattempo ha abbreviato il nome in The Cranberries, amano i Cure, i Clash e i connazionali My Bloody Valentine, mentre Dolores ha un debole per le voci di Siouxie Sioux e soprattutto di Sinéad O’Connor.

Partono così le prove e le prime esibizioni dal vivo, intervallate dalla scrittura dei pezzi. Lo stile è ancora acerbo, in via di definizione, motivi che spingono i quattro a prendersi tutto il tempo necessario per dar vita a un album vero e proprio. E’ subito il tempo di Linger e Dreams, ancora oggi tra i cavalli di battaglia della loro discografia, ma anche di Reason, What You Where e Iosa, pezzi accantonati e poi ripresi nella ristampa del 2002. Le sessioni durano in tutto due anni, e quando finalmente il disco vede la luce si capisce quanto le dodici tracce in realtà siano un viaggio nel tormento di Dolores

Dopo lo struggente inizio di I Still Do, manifesto programmatico dell’intera produzione dei Cranberries fatta di riff e vocalizzi, ecco Dreams, il primo singolo, che parla di come la ragazza abbia voglia di cambiare. Cambiare cosa? E’ presto detto.

Nel mondo di Dolores, che rivive in quei testi, c’è la confusione figlia di un rapporto amoroso tormentato (Sunday), l’insolenza del partner (Pretty), l’addio non voluto a una persona cara (Waltzing Back). Ma anche la reazione senza pentimento, con Not Sorry e How, di lei che lo lascia al suo destino, salvo poi in qualche modo contraddirsi in Wanted.

Il secondo singolo è Linger: Dolores riesce a raccontare il tradimento ricevuto, condito da tante bugie da parte di lui, menzogne irredente approfondite in Still Can’t. L’unico momento d’amore apparentemente stabile si vive in I Will Always, una dichiarazione di fedeltà eterna. Il tutto si conclude (Put Me Down) nell’autobiografico racconto di quella drammatica ma liberatoria fuga da casa.

Una dozzina di brani, un equilibrato insieme di dream pop, shoegaze depurato da certe distorsioni (dominanti ad esempio in “Loveless” dei My Bloody Valentine, uscito due anni prima) e folk, che nel caso in specie non può prescindere dalla tradizione celtica. Più di ogni cosa, il disco è meraviglioso perché puro, grezzo, dotato di quell’ingenuità che inevitabilmente diminuirà all’aumentare delle vendite. 

Ma come lo intitoli un album così? Insieme al produttore Stephen Street – già fautore del successo dei The Smith di Morrissey – i quattro di Limerick pensano che per l’uscita del disco si sia perso fin troppo tempo, un ritardo dovuto un po’ ai problemi di Dolores e un po’ al timore di sbagliare il primo colpo. Ma pensando alle migliaia di dischi che ogni settimana escono e riempiono le classifiche di tutto il mondo, i ragazzi si chiedono: lo fanno tutti, perché noi non possiamo? Ed ecco che a inizio marzo del 1993 debutta ufficialmente “Everybody Else Is Doing It, So Why Can’t We?” 

Pochi giorni prima dell’uscita del disco, l’IRA aveva compiuto un atto dimostrativo nei pressi del gasometro di Warrington, cittadina del north-west inglese. A seguito di quell’attentato, due terroristi erano stati identificati e arrestati. Per vendicarsi, nella stessa Warrington a fine marzo i paramilitari irlandesi fanno esplodere due bombe, uccidendo un adolescente e un bambino di quattro anni. In quei giorni i Cranberries sono in tour. Dolores resta agghiacciata non tanto dall’attentato in sé, quanto dall’indifferenza dell’opinione pubblica. Appresa la notizia, in soli 20 minuti scrive un testo durissimo, che ha già in mente di cantare in modo completamente diverso rispetto ai brani appena usciti. Quel pezzo parlerà della violenza sui bambini, ma sarà dedicato a tutti gli altri che guardano, leggono, ascoltano ma fanno finta di niente. Quelli non sono esseri umani, sono Zombie.

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